L’Ue mette i paletti all’intelligenza artificiale, ma sarà un flop

Vano pensare di chiudere in gabbia ChatGPT e guidare il futuro, serve un campione europeo. I precedenti Bitcoin e Napster

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Politici e burocrati di Bruxelles sono euforici insieme alla presidente della Commissione Ue, Ursula von de Leyen. L’Unione europea è la prima al mondo ad aver partorito, dopo un lungo travaglio, un regolamento sulla intelligenza artificiale. Quelle che con applicazioni come le americane ChatGPT e Gemini o la cinese Ernie Bot promettono di cambiare il nostro modo di vivere.

Tutto è stato messo in buon ordine, con i tradizionali compromessi, in un articolato documento. Tutto è stato regolato a seconda del grado di potenziale pericolo che si pensa sia insito nelle diverse declinazioni della intelligenza artificiale. Si parte dal rischio “basso”, in cui ricadono la larga maggioranza delle applicazioni che quindi ricevono una sorta di via libera, al rischio “alto” per poi arrivare a quello ritenuto “inaccettabile” per l’umanità. Gli sviluppatori saranno, quindi, tenuti a osservare obblighi crescenti in base al grado di pericolo identificato.

Due in particolare i punti più spinosi da dirimere:

  • le norme che dovranno seguire i “modelli fondativi“, cioè i sistemi di machine learning capaci di elaborare quantità di dati incommensurabili;
  • il riconoscimento biometrico a distanza, a partire da quello facciale, con gli inevitabili problemi di privacy.

Il primo punto è stato disciplinato da Bruxelles con il principio della proporzionalità; il secondo aspetto autorizzando il riconoscimento solo in alcuni casi di pericolo come il fondato sospetto di un attacco terroristico o per contrastare i reati più gravi e quindi, ipotizziamo, anche quelli della criminalità organizzata.

Potremmo addentrarci a lungo nei dettagli, ma non lo faremo. Perché quello che qui ci interessa sottolineare è piuttosto il disastro annunciato di una Europa che rasenta la farsa per l’inefficacia delle sue azioni e la miopia delle sue strategie.

L’Ue è inefficace perché il regolamento sarà applicabile solo due anni dopo la sua entrata in vigore, che in ogni caso non potrà essere prima di febbraio, quando è atteso il via libera definitivo all’impianto normativo. E non è difficile immaginare quanto saranno cambiate nel frattempo le nostre abitudini e quanto potenti saranno diventate le applicazioni a cui oggi già chiediamo di creare una foto o un persona che non esistono.

L’Ue si dimostra miope perché sorvola sul fatto che l’unica a mancare in un settore strategico. Non solo per ragioni economiche, secondo Bloomberg tra una decina di anni l’intelligenza artificiale varrà 1,3 trilioni di dollari ma per una ragione filosofica, perché è concreta la prospettiva che questi sistemi potranno “pensare” in nostra vece sebbene privi (al momento) di auto-coscienza. Un fatto questo fondamentale perché significa per esempio decidere come si dovrà comportare una macchina senza pilota in caso di una emergenza sul suo percorso o ancora come gestire la privacy delle persone.

 

Se l’Intelligenza artificiale generativa non promettesse di diventare il cervello del Pianeta, non si spiegherebbe perché Microsoft ha investito 14 miliardi di dollari in OpenAi e terminato da poche settimane una dura battaglia per rimettere al suo posto l’amministratore delegato e creatore di ChatGPT, Sam Altman. Il manager era stato allontanato in modo roccambolesco dal consiglio di amministrazione dell’ex start up americana con l’accusa apocalittica di aver anteposto le ragioni del business alla sicurezza dell’umanità. Non si capirebbe perchè Google ha appena lanciato la sua Gemini, forse il sistema più potente finora mai creato, nè si capirebbe perché la Cina di Xi Jinping sull’orlo di una tremenda crisi dei consumi e immobiliare, non risparmia risorse per sviluppare l’intelligenza artificiale.

 

L’Europa non può ridursi a essere la madre degli azzeccagarbugli, deve creare le condizioni perché ingegneri, oracoli del software e imprenditori visionari possano creare un concorrente europeo alle soluzioni di intelligenza artificiale statunitensi o asiatiche.

Si ripete invece quello che è accaduto negli anni Sessanta con la corsa alla Luna, quando il vecchio continente si è seduto a guardare sfidarsi le due superpotenze americana e sovietica. Questa volta però ad aiutare la Nasa c’è Elon Musk che ha collaborato alla nascita della stessa OpenAi oltre che di Paypal e che si alterna sul trono di uomo più ricco del mondo con il fondatore di Amazon Jeff Bezos, mentre rivoluziona l’industria dell’auto con Tesla e i viaggi tra le stelle con SpaceX.

Per approfondire: qui la missione segreta degli emissari di Musk in Italia alla ricerca di nuove collaborazioni industriali. Se ti interessa il settore auto, leggi anche: Urso punta a un milione di auto ma Stellantis batte ancora cassa.

Che cosa aspetta la Ue? Vuole ripetere l’errore commesso alla nascita del Bitcoin? La regina delle criptovalute, che la Bce ha a lungo guardato con disprezzo prima di realizzare come l’unico modo per non perdere la sovranità monetaria fosse coniare l’euro digitale. Vietare non serve perché il futuro è imprevedibile come la direzione del vento, sarebbe follia pensare di trattenerlo tra le sbarre delle norme. Caso esemplare del recente passato è Napster, il primo software di file sharing è stato ucciso dai divieti nel 2001 dopo una crescita esplosiva, ma l’idea alla sua base ha vinto su tutta la linea. 

Diteci che cosa ne pensate e se ricorrete già alla intelligenza artificiale nel vostro lavoro.

 

 

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