Se ChatGPT fosse un mangiacassette degli anni Settanta, potremmo dire che ha riavvolto il nastro. Il “rewind” dell’intelligenza artificiale riporta Sam Altman al vertice di OpenAI come amministratore delegato. A premere il tasto decisivo del business è stato il numero uno di Microsoft, Satya Nadella, determinato a difendere il proprio investimento miliardario nell’ex start up, di cui è anche primo azionista. Altman sarà affiancato da un nuovo board e permetterà un’indagine interna, finalizzata proprio a chiarire i motivi della sua defenestrazione, consumatasi sabato scorso. E quindi a come fosse stato risolto dal vecchio board il difficile connubio tra le esigenze imposte dal ritmo de business e la sicurezza delle applicazioni.
Equilibri di governance e obiettivi investigativi a parte, dopo cinque giorni di scontri si ricompone quindi la zuffa tecnologica che solo lunedì aveva visto Microsoft assumere con un blitz lo stesso Altmam e alcuni suoi collaboratori per metterlo a capo della propria divisione di Intelligenza Artificiale. Evidente l’obiettivo di Nadella di privare OpenAI dei propri cervelli, anche perché almeno 500 dipendenti avevano firmato una lettera, dicendosi pronti a seguire il trentottenne co-fondatore di ChatGPT.
Una emorragia che probabilmente avrebbe avuto un esito fatale per OpenAI. Questa stessa, pare, avesse peraltro subito giocato la sua contromossa, corteggiando, con l’obiettivo di completare rapidamente una fusione, la rivale Anthropic. Il numero uno di quest’ultima, Dario Amodei, avrebbe avuto il compito di guidare la nuova realtà aggregata, ma il manager avrebbe rifiutato e il piano del cda di OpenAI sarebbe così irrimediabilmente naufragato. Da lì poi i negoziati sottotraccia per restituire ad Altaman il comando di OpenAI senza perdere del tutto la faccia con il mercato, sia dal lato degli investitori sia da quello degli utenti.
Di certo una fusione tra le due società sarebbe stata difficilmente digeribile per gli equilibri dell’intelligenza artificiale. Non tanto perché Amodei sia una vecchia conoscenza di OpenAI, da cui è fuoriuscito da qualche tempo, ma perché la società di ChatGPT è finanziata da Microsoft mentre Anthropic ha già ricevuto da Amazon 4 miliardi di dollari e altri due miliardi da Alphabet, che è la holding di Google.
La corsa per accaparrarsi i tanto complessi quanto profittevoli algoritmi che disegneranno il mondo di domani è comunque appena iniziata. In pista con i neuroni ben allenati a innovare c’è anche il visionario inventore di Tesla e di SpaceX, Elon Musk che dopo aver acquistato Twitter ha lanciato la sua XAi.
Presto l’intelligenza artificiale profilerà le nostre abitudini sulla rete, scriverà, lavorerà e (forse) financo farà qualche pensiero al posto dell’Umanità. La Cina ha già schierato i propri big con progetti software e chip di ultima generazione, è il momento che anche l’Europa si dia una mossa.