Cybersecurity

OpenAI silura il fondatore Altman. L’intelligenza artificiale è davvero sicura?

Scontro al vertice della società di ChatGPT. Microsoft studia la contromossa

OpenAI, la società a cui fa capo ChatGPT, mette alla porta il suo fondatore nonchè amministratore delegato Sam Altman. Un parricidio finanziario, se tutta la vicenda non fosse subito apparsa materia in cui attingere la penna dell’intelligenza artificiale per scrivere un giallo degno della suspance che Agatha Christie sapeva infondere alle sue scene.

 

La società americana ha dichiarato di aver licenziato Altman dopo aver scoperto che non aveva comunicato tutto quanto dovuto al consiglio di amministrazione. Peggio ancora, l’ex numero uno avrebbe mentito, ostacolando così i poteri di controllo che lo statuto assegna al board. Distrutto quel rapporto di fiducia indispensabile tra una società e il suo top manager, OpenAI ha quindi affidato le leve di comando a interim alla direttrice della tecnologia Mira Murati. Un avvicendamento di buon senso, dato che ChatGPT ha algoritmi e bit al posto delle eliche del Dna umano.

 

In particolare, secondo alcune ricostruzioni dei media americani, il board non avrebbe condiviso le strategie di Altman sul percorso da seguire per rendere l’Intelligenza Artificiale non solo profittevole nei servizi al grande pubblico ma anche davvero affidabile. In sostanza, lo scontro al vertice di OpenAI si sarebbe consumato su quale ritmo seguire nelle vendite, dopo aver messo su un piatto della bilancia la crescita del business e sull’altro la sicurezza. Una domanda spinosa considerando che, in ogni caso, come hanno dimostrato altre innovazioni tecnologiche sarebbe impossibile per la legislazione prevedere il futuro o pensare di imbrigliarlo.

 

La situazione mantiene tuttavia altri profili indefiniti, perché esce dal gruppo in modo brusco anche il presidente Greg Brockman. Non manca peraltro, con un clima da film di spionaggio, chi ipotizza Altman meditasse di raccogliere risorse dai grandi investitori arabi, per creare un nuovo “super-chip“. Di certo il visionario di 38 anni al momento merita un posto tra le comete che hanno solcato in modo fulmineo il cielo della Silicon Valley.

 

Il suo schianto a terra avrebbe spiazzato anche il capo supremo di Microsoft, Satya Nadella, impegnato in massicci investimenti in OpenAI. Tanto che lo stesso big di Redmond starebbe cercando un modo, insieme ad altri azionisti del gruppo, per riconsegnare ad Altman le leve di comando della sua creatura. Anche a costo di dover rovesciare l’intero consiglio amministrazione di OpenAI.

 

In caso di insuccesso resta da capire se e come, il terremoto al vertice di ChatGPT si propagherà nel quartier generale di Microsoft. I colpi di scena non sono finiti: a congegnarli, almeno ancora per questa volta, non sarà l’intelligenza artificiale ma la mente dell’uomo.