Prima c’erano i Rossi, i Ferrari, i Romano e domani chi ci sarà?
Per la prima volta un cognome straniero conquista il 1° posto assoluto in una delle 10 città italiane più popolose del Nord, Brescia, e nella 3° per abitanti del Centro Italia, Prato: si tratta rispettivamente di Singh, indiano e pakistano, e di Chen, cinese.
Tutto questo non dopende soltanto dall’immigrazione, molto dipende anche dal fatto che gli italiani stanno finendo.
Sì avete capito bene, gli italiani stanno finendo. Ne nascono sempre meno, ne muoiono sepre di più. I nuovi dati emessi oggi dall’Istat non ammettono dubbi.
La popolazione italiana cala ancora anche nel 2022, mentre parallelamente aumentano gli stranieri.
Natalità al minimo storico, mortalità ancora elevata: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti.
La popolazione di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2023 è di 5 milioni e 50mila unità, in aumento di 20mila individui (+3,9‰) sull’anno precedente.
Prosegue, invece, la tendenza alla diminuzione della popolazione italiana. Ormai dal 2014 il trend negativo sembra inarrestabile. Su base nazionale, il calo della popolazione è frutto di una dinamica demografica sfavorevole che vede un eccesso dei decessi sulle nascite. I decessi sono stati 713mila, le nascite 393mila, toccando un nuovo minimo storico, con un saldo naturale quindi di -320mila unità.
L’incidenza degli stranieri residenti sulla popolazione totale è dell’8,6%, in leggero aumento rispetto al 2022 (8,5%). Quasi il 60% degli stranieri, pari a 2 milioni 989mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11%, la più alta del Paese.
La speranza di vita alla nascita nel 2022 è stimata in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne.
Come scritto nel 2022 i decessi in Italia sono 713mila, con un tasso di mortalità pari al 12,1‰. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è superiore di 12mila unità, ma inferiore di 27mila rispetto al 2020, anno di massima mortalità per via della pandemia. Il numero più alto dei decessi si è avuto in concomitanza dei mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. In questi soli quattro mesi si sono osservati 265mila decessi, quasi il 40% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato nella maggior parte dei casi la popolazione più anziana e fragile, composta principalmente da donne.
Un individuo su quattro ha almeno 65 anni Nonostante l’elevato numero di decessi avvenuto in questi ultimi tre anni, oltre 2 milioni e 150mila, di cui il 90% riguardante persone con più di 65 anni, il processo di invecchiamento della popolazione è proseguito, portando l’età media della popolazione da 45,7 anni a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023. Dunque, in questo periodo la popolazione residente è mediamente invecchiata almeno di ulteriori otto mesi.
La popolazione ultrasessantacinquenne, che nell’insieme raccoglie 14 milioni 177mila individui a inizio 2023, costituisce il 24,1% della popolazione totale contro il 23,8% dell’anno precedente. Nel caso specifico delle persone molto anziane, più colpite dalla super-mortalità, ovvero gli ultraottantenni, si riscontra comunque un incremento che li porta a 4 milioni 530mila e a rappresentare il 7,7% della popolazione totale, contro il 7,6% dell’anno precedente.
Risultano al contrario in diminuzione tanto gli individui in età attiva quanto i più giovani: i 15-64enni scendono da 37 milioni 489mila (63,5%) a 37 milioni 339mila (63,4%), mentre i ragazzi fino a 14 anni di età scendono da 7 milioni 490mila (12,7%) a 7 milioni 334mila (12,5%).
Il numero stimato di ultracentenari (100 anni di età e più) raggiunge nel 2022 il suo più alto livello storico, sfiorando la soglia delle 22mila unità, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente.
Insomma, siamo sempre meno e sempre più vecchi…sempre meno e sempre più vecchi…sempre meno…
LEOPOLDO GASBARRO 07 APRILE 2023