Economia

E’ attacco all’Italia. Dopo la Lagarde e la BCE, il Financial Times

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Ieri, il Financial Times, l’autorevole giornale inglese ha pubblicato una ricerca in cui una serie di economisti ha ribadito, sulla scia della Lagarde, quanto sia molto alto il rischio di un default del debito pubblico italiano.

Come accennavo nell’articolo di ieri https://www.nicolaporro.it/economia-finanza/economia/macron-georgieva-e-lagarde-continuano-a-governarci-con-la-paura/ sembra quasi che ci sia una sorta di concertazione in questo momento contro il nostro Paese.

Riportare le attenzioni sulla situazione del debito pubblico italiano, soprattutto quando l’importante aumento del PIL tricolore ha finalmente fatto registrare un’inversione di tendenza nel rapporto tra debito e ricchezza prodotta nel Paese sembra fuori luogo. Del resto ora le difficoltà sono generate dall’aumento dei tassi d’interesse, spinti dalla BCE, incapace di valutare correttamente il rischio inflazioni negli scorsi anni, e non da una condotta non ideale delle politiche economiche italiane. Inoltre anche l’inflazione sta facendo la sua parte per limare un pò di debito pubblico. Insomma sarebbe il momento meno indicato in cui fare certe considerazioni.

Tutto questo sembrerebbe (forse sarebbe meglio togliere il condizionale) strumentale.

Ma a chi conviene mettere in crisi il nostro Paese?

A chi conviene mettere sotto pressione il debito pubblico e di conseguenza le banche italiane?

Si dice che a pensar male si fa peccato ma… si indovina.

Noi non siamo abtuati a pensar male, ma i comportamenti, anche del passato, che hanno registrato condotte anti-italiane da parte di “paesi amici” ci inducono a farci molte domade su quello che sta accadendo in queste ore.

Anzi quello che sta accadendo ci riporta dritti dritti ad una decina di anni fa.

Nel lontano 2012, quando il rialzo dello spread costrinse il Governo Berluscono a dimettersi, in Germania il Governo tedesco obbligò tutte le banche comprese quelle italiane, operanti in Germania a vendere (disfarsi) i Titoli di Stato di casa nostra.

La svendita di titoli italiani finì per creare ed alimentare ancora più speculazione nei confronti del nostro debito pubblico. Un comportamento che non andava certo nella direzione di contenere gli effetti del rialzo dello spread. Anzi.

Quella fu una chiara e forte operazione politica contro il Governo Berlusconi. Ora sta accadendo la stessa cosa con la Meloni?

A sensazione direi di sì. Non solo a sensazione.

Volete un piccolo esempio del timing perfetto di alcuni “interventi” sovranazionali  pronti a condizionare quelli di politica interna del nsotro Paese?

  1. Elezioni ed insediamento Meloni – poche ore dopo la BCE accenna alle difficoltà del Debito Pubblico Italiano.
  2. Prime indicazioni della nuova politica economica indicata dai leader del centro destra – intervento di Moody’s a sottolineare come il debito pubblico tanto alto rappresenti un rischio per le banche italiane.
  3. Considerazione non positive del Presidente del Consiglio Italiano, sull’operato della BCE in tema tassi d’interesse – ecco puntuale l’articolo del Financial Times di cui parlo in apertura d’articolo.

Tenete da parte questa piccola cronologia di azioni e reazioni, perchè avremo sicuramente da alimentarla nelle prossime settmane.

 

Ma torniamo a farci la solita domanda: “A chi conviene che l’Italia viva dei momenti di ambasce?”.

Basterebbe tirar giù un elenco di tutte le aziende italiane che negli ultimi anni hanno cambiato bandiera e proprietà, al tempo stesso basterebbe osservare chi ha comprato queste aziende e da quali nazioni. ed ecco che la risposta alla domanda precedente la troveremo in un attimo.

Oggi l’Italia, soprattutto la sua impresa, sta dimostrando, semmai ce ne fosse bisogno, di sapere il fatto suo.

La crescita registrata negli ultimi mesi ne è una importante testimonianza. Ma la forza delle imprese italiane crea disagio all’altra importante filiera manifatturiera europea: quella tedesca. E non solo a quella tedesca.

Insomma, un’Italia che va bene, non c’è dubbio che dia fastidio a molti.

Se a questo sommiamo anche l’attuale situazione politica, soprattutto dopo che la Meloni si è espressa in maniera così forte nei giorni scorsi nei confronti della BCE, c’è poco da meravigliarsi per quello che sta accadendo.

Insomma, l’articolo del Financial Times suona come un monito. Si tratta di un invito, neanche troppo mal celato, nei confronti del Governo italiano ad avere più miti consigli, ad evitare prese di posizione poco in linea con le politiche europee.

Tuttavia, i dati appena usciti dell’inflazione spagnola e tedesca e ieri di quella francese, tutte in calo, ci raccontano che forse anche i numeri potrebbero dar ragione più al Governo Italiano che alla Lagarde e che forse, dopo averne combinate di ogni, sarebbe il caso che la politica  economica europea, e quella della BCE in particolare, avesse un senso di logica e di realismo economico-finanziario.

Basterà aspettare domani con gli ultimi dati dell’intero Vecchio Continente per vedere chi ha davvero ragione.

 

Leopoldo Gasbarro, 5 gennaio 2023