Educazione finanziaria, analfabeta il 12% degli italiani

Solo il 40% della popolazione strappa la sufficienza. Ma ne vanno di mezzo i nostri risparmi

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Gli Italiani sono popolo di risparmiatori ma restano quasi del tutto a digiuno quando si parla di educazione finanziaria. Non solo infatti il voto medio della popolazione si ferma sotto la sufficienza ma più di un italiano su dieci risulta un analfabeta quando si parla per esempio di distinguere le caratteristiche (e quindi il livello di rischio) per esempio di un’azione da quello di una obbligazione, di un fondo da un Etf o ancora di un derivato dal Bitcoin.

Per la precisione è il 12% dei cittadini a non conoscere neppure l’abc della finanza. Un livello che non si vedeva dal 2022 e peggiore di quello segnato lo scorso anno. Peccato che tutto questo ricada poi sul modo in cui gli italiani gestiscono (e fanno fruttare) i propri risparmi.

Va detto che il quadro appare variegato e molto sul risultato medio finale incidono tre fattori chiave:

  • la differenza di genere, a tutto svantaggio della consapevolezza dimostrata dalle donne;
  • la differenza tra il Nord e il Sud del nostro Paese;
  • la differenza di età, con la Generazione Z che sembra battere i baby boomers;

Resta tuttavia il fatto che il voto media in pagella degli italiani non va oltre quota 56 su una scala da zero a cento. La maggior parte dei nostri connazionali non riesce quindi a strappare neppure la sufficienza (60 su 100).  Insomma, a parte l’idea di introdurre l’educazione finanziaria nelle scuole ci sarebbe probabilmente bisogno anche di un diffuso programma di ripetizioni alla popolazione adulta.

A tastare il livello di consapevolezza finanziaria e assicurativa degli italiani è, come ogni anno, l’Osservatorio Edufin Index promosso da Alleanza Assicurazioni del gruppo Generali insieme alla Fondazione Mario Gasbarri e SDA Bocconi, basandosi su un campione di 4.000 intervistati.

Negli ultimi dodici mesi solo il 40% della popolazione raggiunge la sufficienza, in calo di un punto rispetto al 41% del 2023. Quando i maxi-tassi di interesse e l’inflazione galoppante avevano giocoforza convinto le famiglie a informarsi di più, pena il rischio di trovarsi in grandi difficoltà per esempio con le rate del mutuo o l’estratto conto mensile della carta di credito.

Passata l’emergenza economica ed energetica sulle bollette di casa, ora che la Bce sta pur con molta timidezza riducendo il costo del denaro, scema anche l’attenzione per la gestione dei soldi. In ogni caso, sempre secondo l’Edufin Index, sono gli uomini confermarsi con i risultati migliori; soprattutto se hanno una età compresa tra 45 e 64 anni e se risiedono nel nord est.

Le donne continuano invece ad accusare un ampio gender gap (circa 5 punti) quando si parla di educazione finanziaria e assicurativa. Il ridotto interesse dimostrato dal gentil sesso per queste tematiche è tuttavia dovuto anche a una sua ancora bassa autonomia decisionale tra le mura domestiche quando si tratta di fare una importante scelta economiche.

Un atteggiamento sociale che persiste anche quando è la donna la maggiore percettrice di reddito all’interno della coppia. Al contrario le donne single, che sono costrette a gestire le proprie finanze, raggiungono i medesimi risultati Edufin degli uomini.

Leggi anche: L’Italia supera gli esami di Fitch e di Standard & Poors.

Quanto infine all’età, rispetto alle precedenti generazioni i giovani d’oggi cominciano a gestire prima il denaro, nonostante la maggior parte lo riceva solo nel momento del bisogno. Nella Generazione Z si riduce il gender gap rispetto alle precedenti generazioni, ma rimane ancora bassa la percentuale di ragazze che riceve la “paghetta” regolarmente: si tratta del 20% delle giovani della Generazione Z contro il 16% delle ragazze Baby Boomers.

 

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