Educazione finanziaria

Il mercato dell’arte perde smalto dopo il boom. Insieme alle case d’aste

Giro d’affari in calo per Christie’s e Sotheby’s. Ecco che cosa collezionano i giovani

Fonte: casa d'aste

Non è solo il Pil mondiale ad arrancare insieme ai consumi delle famiglie e agli investimenti delle imprese. E la classe media, tartassata dal fisco,  non è l’unica a essere diventata molto guardinga dinanzi a una spesa voluttuaria, ma anche quella benestante e forse anche qualche “paperone”.

La dimostrazione è la battuta d’arresto rimediata lo scorso anno dal mercato dell’arte a livello mondiale e di conseguenza dalle più blasonate case d’aste al mondo.  Basta dare un’occhiata al loro giro d’affari come Christie’sSotheby’s o anche alla più piccola Phillips.

Sio tratta di società altamente specializzate, presenti anche in Italia, dove lavorano professionisti in grado di periziare e battere all’incanto opere di Correggio, Chagall e Basquiat, auto d’epoca e supercar, orologi di lusso e gioielli, monete greco-romane e libri introvabili, arredi e oggetti d’arte.

Va detto che il 2022 aveva regalato un bilancio da record al settore, complice probabilmente un pizzico di euforia post pandemica e che una certa periodicità va messa in conto, così come avviene in Borsa. Ma la scossa di assestamento subita nel 2023 è stata intensa: la flessione del mercato è stata del 3%.

Il dato, avverte un  report di Deloitte dedicato al settore, esplode però a -18% se si considera il contributo straordinario relativo alle aste delle collezioni di un unico proprietario (quelle dette “single owner collection”).

In particolare, Christie’s ha visto scendere il fatturato del 26% da 8,4 a 6,2 miliardi. Un po’ meglio è andata a Phillips (-15% a 840 milioni) mentre si è difesa Sotheby’s che ha contenuto la flessione all’1,3% a quota 6,5 miliardi.

Come detto è il riflesso delle scelte finanziarie di famiglie e società che devono fare i conti con i prestiti macigno che restano appoggiati sulle loro spalle a causa dei maxi-tassi di interesse con cui le banche centrali hanno cercato di combattere l’inflazione.

Insomma, complice probabilmente le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina e le difficoltà dell’economia cinese dopo i ferrei lockdown contro il Covid, la passione per il collezionismo ad ogni costo sembra essersi incrinata sul Pianeta, anche nella parte private del mercato.

In particolare, sempre secondo gli esperti, nel 2023 a pagare dazio è stata soprattutto la pittura, che ha perso un quarto del proprio giro d’affari (-26,8%). Più in generale si è comunque ridimensionato il prezzo medio dei lotti, compresi quelli più prestigiosi.

Fonte: Deloitte -"Il mercato dell'arte e dei beni da collezione - Report 2024"
Fonte: Deloitte -“Il mercato dell’arte e dei beni da collezione – Report 2024”

 

Come spesso accade nelle fase di incertezza a  flettere sono state soprattutto le compravendite dell’arte contemporanea, con una inevitabile ricaduta sulle quotazioni, mentre un po’ meglio è andata agli “antichi maestri”, considerati una sorta di bene rifugio dal mercato. Sebbene in modo molto meno diffuso rispetto all’oro.

 

Fonte: Deloitte -"Il mercato dell'arte e dei beni da collezione - Report 2024"
Fonte: Deloitte -“Il mercato dell’arte e dei beni da collezione – Report 2024”

I dati positivi comunque non mancano. Perché nel corso dello scorso anno nuovi appassionati, anche under 40, si sono affacciati al mondo dell’arte e delle aste. Spesso hanno tuttavia rivolto l’interesse ai cosiddetti “passion asset”  cioè borse e scarpe da collezione o ancora accessori di lusso, design e vini pregiati.

Si stima inoltre che la ricchezza che i “paperoni” di tutto il mondo affideranno all’arte e agli oggetti da collezione in generale possa toccare i 2,86 trilioni di dollari entro il 2026 contro i 2,17 trilioni del 2022.

Questo avverrà per la crescita del numero di persone sul Pianeta che disporranno di almeno 5 milioni di dollari (in sigla UHNWI, Ultra High Net Worth Individuals).

Leggi anche: Torna il Btp Valore, dal 6 maggio la nuova emissione. Qui invece ecco che cosa renderà di più dopo il taglio dei tassi tra azioni, obbligazioni e conti correnti.

Ecco perché chi si occupa di private banking pensa che, nell’ambito di una corretta e diversificata composizione di un portafoglio, non dovrebbe mancare un pizzico di arte o di oggetti da collezione accanto alle più tradizionali gestioni patrimoniali in fondi e agli altri strumenti finanziari pensati per guadagnare in Borsa.

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