Gli italiani sono rimasti un popolo di formichine, malgrado il macigno dell’inflazione. La ricchezza complessiva delle famiglie che abitano lungo lo Stivale ha raggiunto il picco di 5.216 miliardi lo scorso anno, quasi 80 miliardi in più rispetto a dicembre 2022. Ed è boom di investimenti in Bot e Btp.
E’ in aumento, quindi, la quota di debito pubblico in mano ai privati. Si tratta di un ottimo viatico per l’imminente arrivo sul mercato della terza emissione del Btp Valore dopo il successo di raccolta delle prime due tranche e rappresenta un passo avanti nel piano elaborato dal ministero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per ridurre la vulnerabilità del nostro Paese da eventuali attacchi speculativi sullo spread.
Una tattica, quella del Tesoro, ancora più comprensibile oggi che il Patto di Stabilità è tornato in vigore in sede europea e che l’Italia è potenzialmente esposta una procedura di Infrazione per i numeri previsti dalla legge finanziaria per quanto riguarda il rapporto tra il pil e il debito e quello con il deficit. Nel dettaglio, allo stato attuale i privati hanno il 13,5% dei titoli di Stato in circolazione e gli stranieri il 27 percento.
Resta, tuttavia, ancora elevato il peso del contante che giace dormiente in banca. Nel 2023, in particolare, la quota di risparmio detenuta sotto forma di depositi e conti correnti, è passata dai 1.633 miliardi di fine 2022 ai 1.572 miliardi di settembre scorso, con circa 61 miliardi in meno (-3,7%).
A snocciolare i numeri è uno studio della Fabi, il principale sindacato dei bancari, evidenziando come i risparmiatori italiani siano tornati a guardare con interesse non solo ai bond ma ancor più al comparto azionario. In soli nove mesi, tra azioni, titoli obbligazionari e fondi comuni le famiglie italiane hanno infatti accumulato oltre 144 miliardi in più sotto forma di risparmio, con una crescita che si aggira – rispetto al 2022 – a poco meno del 45% circa per i titoli obbligazionari, all’1,69% per i fondi comuni e all’1,35% per il comparto azionario.
La ricchezza finanziaria delle famiglie che è pari a oltre 5mila miliardi di euro ed è cresciuta di 500 miliardi dal 2019 al 2023, nonostante il Covid e l’inflazione alle stelle “resta un asset fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico del Paese”, ricorda il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni notando come il tesoretto equivalga “a due volte e mezzo il pil italiano e corrisponda a quasi il doppio rispetto al nostro debito pubblico”.
In sostanza, prosegue il sindacalista che oltre a essere stato il pivot dell’aumento salariale più grande di sempre strappato dai bancari, è solito lanciare messaggi dal rilevante peso politico sia al sistema finanziario rappresentato dall’Abi di Antonio Patuelli sia ai palazzi del potere romano, un impiego davvero efficiente di una somma così importante, anche per “sostenere gli investimenti privati”, potrebbe produrre effetti positivi maggiori dello stesso Pnrr.
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Depositi e conti correnti rappresentano, infatti, ancora la fetta più grande della ricchezza accantonata, pari al 30% circa del totale. I titoli obbligazionari nei primi nove mesi del 2023 sono comunque cresciuti di 115,2 miliardi e rappresentano oggi il 7,2% del portafoglio complessivo. E grazie al rally delle Borse nella seconda parte dello scorso anno è più ricco di 20 miliardi anche il saldo degli investimenti in titoli azionari, che si attestano a 1.339 miliardi (25,7%). Completano il quadro i prodotti assicurativi (1.065 miliardi).