Come dimenticare “Una poltrona per due“, la pellicola di John Landis che mette a nudo il cinismo di Wall Street insieme alla celebrazione del riscatto dei vinti e forse per questo è diventata tormentone della notte di Natale.
Sono trascorsi più di 20 anni (il film è del 1983) ma sul tavolino dinanzi al senzatetto Valentine (al secolo Eddie Murphy) indotto a improvvisarsi broker per una perfida scommessa, c’è sempre sua maestà il succo d’arancia. Il cui prezzo ha raggiunto ieri il nuovo massimo storico di 4,5325 dollari la libbra, cioè per ogni 450 grammi.
Nell’ultimo quarto di secolo nel mondo finanziario è accaduto di tutto. A sorprendere e atterrire i risparmiatori sono stati rispettivamente prima il boom di quelli che sarebbero diventati i big del web come Amazon e poi il terremoto dei mutui subprime, ora è il turno dell’intelligenza artificiale. Ma il dominio del succo d’arancia, concentrato o meno come vogliono i fratelli Mortimer e Randolph Duke, pare resistere a ogni moda.
Negli ultimi quattro anni le quotazioni del succo d’arancia sono quintuplicate, si sono apprezzate del 75% solo negli ultimi 12 mesi. Spinte al rialzo da ogni tipo di avversità climatica in Brasile e dalla malattia del Drago Giallo, temutissima dagli agricoltori perchè fa cadere a terra i frutti negli agrumeti in modo prematuro.
Ci hanno poi messo del loro gli Stati Uniti, con una produzione attesa scarsa della Florida che ha visto i propri aranceti decimati negli ultimi tempi. Così mentre gli agrumi cadevano a terra, il loro prezzo cresceva nei mercati rionali e il future sul succo d’arancia si impennava sulle piazze finanziarie.
Stabilendo un singolare parallelismo con i principali indici di Borsa anch’essi, come il future sul succo d’arancia, sostanzialmente mai stati così alti. Stessa cosa con la corsa dell’oro, che aggiorna ormai quotidianamente i propri massimi.
Insomma, oggi a catalizzare l’attenzione degli investitori sono l’andamento dei tassi deciso da Fed e Bce dopo l’incendio dell’inflazione, i risultati delle big tech, l’avventura elettrica di Tesla, gli strappi al rialzo del Bitcoin e le sue cadute libere, la sfida tra ChatGpt di OpenAi e Gemini di Google per l’intelligenza artificiale generativa.
Più in generale a funzionare come barometro degli investimenti sono cosiddetti “macro-trend”, cioè i grandi cambiamenti strutturali di lungo termine che stanno disegnando il mondo del futuro: dalla tecnologia allo Spazio, dalle batterie alle grandi infrastrutture, dalla sostenibilità alle prospettive delle medicina per rimediare all’invecchiamento della popolazione fino alla nuova progettazione basata su gemelli digitali.
Eppure a ben guardare nello stomaco di Wall Street, la Borsa più importante al mondo, c’è ancora l’agrume simbolo della Sicilia così come in quello del borioso agente di cambio Louis Winthorpe Terzo.
Se si vuole assaporare l’umore del mercato, sorseggiare il succo d’arancia non guasterà per capire come evolve il tempo. Così come guardare ai fondamentali di bilancio delle società quotate: utili, ricavi, investimenti, debito.
Magari, come Valentine, potrebbe anche capitare di riscattarsi da qualche scottante precedente delusione. A patto però di seguire sempre la regola aurea che vige negli investimenti: quella di diversificare il proprio portafoglio, meglio se tramite i fondi, e di affidarsi alle indicazioni di un bravo consulente.
Così da avere la ricetta più adatta possibile alle proprie reali esigenze. Tenendo sempre a mente che sul mercato esiste una curva che regola il rischio e il rendimento obiettivo.
Perché come recita un vecchio adagio degli agenti di cambio: “In Borsa Non ci sono pasti gratis”. Al limite ci si potrà far offrire da uno sconosciuto una buona colazione con orange squash e croissant. Ma nulla di più. Altrimenti saremmo tutti miliardari come Warren Buffett.