Perché la “media” del passato non è per niente utile

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Non posso dirti il ​​giorno esatto in cui il mercato toccherà il minimo. Se avessi quei poteri di previsione, probabilmente passerei molto meno tempo ad investire e studiare i mercati finanziari e sceglierei semplicemente i numeri della prossima lotteria. Però posso fare dei ragionamenti con te e farti capire perché oggi:

 

La media del passato non è per niente utile

 

Potresti aver visto questa statistica in giro: il mercato ribassista “medio” dura 289 giorni, o circa 9 mesi, e vede un calo di circa il 36%. Se questo fosse vero vorrebbe dire che vista la situazione di mercato di quest’anno il mercato bearish potrebbe toccare il fondo tra il 19 ed il 20 Ottobre 2022.

 

Certo ce lo auguriamo tutti, ma sarà veramente così?

 

Non lo sappiamo ma il problema è che quei numeri sono tutti inutili.

 

In parte il motivo è dovuto al fatto che questi numeri includono il mercato ribassista del COVID del 2020, che è durato poco più di un mese, e i mercati “orso” più gravi che sono invece durati quasi due anni. Con degli outlier così, è facile che la media non sia di fatto un parametro significativo da prendere in considerazione.

 

È più utile trovare momenti simili nella storia.

 

Non ci sono due mercati ribassisti uguali perché le condizioni che li portano non sono mai le stesse.

 

Ma il punto di riferimento storico più vicino con cui possiamo lavorare è il mercato ribassista dal 1973 al 1974 (non ero manco nata e magari nemmeno tu ma poco importa, vediamo cosa ci ha tramandato la storia).

 

Allora, come adesso, stavamo uscendo da una bolla azionaria tecnologica incentrata sugli Stati Uniti.

 

Entrambi i casi hanno avuto un effetto “sbornia” a causa di cambiamenti radicali nella politica della Federal Reserve. Il presidente Nixon aveva posto fine al gold standard una volta per tutte nel 1971.

 

E la situazione degli anni ’70 era caratterizzata da inflazione, rendimenti obbligazionari in aumento, tensioni geopolitiche e un generale senso di malessere economico. Suona familiare?

 

Il mercato ribassista degli anni ’70 è durato 630 giorni (21 mesi) e ha visto l’S&P 500 diminuire del 48%.

 

Se questo scenario regge, abbiamo ancora un altro anno ballerino di alti e bassi da fare.

 

Le valutazioni contano

I mercati ribassisti del 2008 e del 2020 erano invece molto diversi tra loro e con quest’anno. Ma in un modo fondamentale, quello del 2008 e del 2020 erano identici. In entrambi i casi, i mercati ribassisti di quegli anni erano dovuti alla mancanza di liquidità:

 

Nel 2008 il sistema bancario è andato in crisi.

 

Nel 2020 la pandemia ha letteralmente chiuso in casa il mondo.

 

Quello che stiamo vedendo oggi invece non è così, è più un repricing.

Le azioni avevano raggiunto prezzi da capogiro nel 2021, ma i prezzi elevati “avevano senso” in un mondo in cui la Fed manteneva i tassi di interesse ancorati a zero e si “prendeva” $120 miliardi di obbligazioni al mese.

 

Non è più così. Siamo in un nuovo regime ora. Con l’inflazione e i tassi di interesse di mercato entrambi più alti, le azioni “dovrebbero” negoziare a multipli inferiori.

 

Il mercato ribassista del 2022 ha fatto scendere il rapporto price-to-sales (P/S) dell’S&P 500 da un record di 3,04 nel dicembre dello scorso anno a un 2,24 ancora molto costoso di oggi. Ai minimi del mercato ribassista del 2008, il suo rapporto P/S ha raggiunto lo 0,8. E dopo il crollo tecnologico dal 2000 al 2002, ha toccato il fondo a circa 1,2.

La media dal 2001 è stata di 1,67.

 

Non esiste ovviamente una regola che dica che il mercato “deve” tornare ai minimi storici. Anzi.

 

Ma cosa ti sembra più probabile tra i due scenari sotto?

  1. Che un mercato già costoso diventi più costoso nonostante l’aumento dei tassi di interesse e il calo della liquidità?
  2. O che nel corso di diversi mesi le valutazioni azionarie continuino a comprimersi in qualcosa di più vicino alle medie di lungo termine?

 

Il tuo miglior approccio al futuro

La mia ipotesi migliore è che il mercato ribassista continui per diversi altri mesi se non addirittura un anno. Non sarà diretto, ovviamente, e ci saranno molti rally in entrambe le direzioni lungo la strada (in particolare con le mid-term election che si avvicinano). Ma è probabile che nuoteremo controcorrente ancora per un po’.

 

Non sono un “assolutista” e sarebbe raro per me ritirare tutti i miei soldi dal mercato o buttarli tutti dentro.

 

Adotto un approccio metodico e vado a prendermi ogni giorno quello che il mercato ha da offrire, che sia guadagnare dalle salite o guadagnare dalle discese. E questo ennesimo mercato ribassista non fa eccezione per me.

Anche se le condizioni di mercato restassero difficili per un po’, possiamo sempre trovare occasioni, sia ad esempio investendo in materie prime che investendo nei futures.

È giusto stare quindi fuori dal mercato e perdere tutte queste occasioni?

 

Essere fuori dal mercato durante un’epica corsa al rialzo può essere devastante per il tuo capitale e per i tuoi piani pensionistici tanto quanto stare a mercato senza una strategia solida durante un crollo del mercato ribassista.

 

È importante avere un piano e una strategia solida che ti faccia guadagnare quando i mercati scendono (o come in questo caso ballano). Bisogna saper come ballare insieme a loro.

 

Buon trading a tutti.

 

Fonte dei dati rielaborati da https://www.mytradingway.it/

 

Silvia Vianello, 12 ottobre 2022

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