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E’ fuga da Borsa Italiana. Con Atlantia sono 12 le aziende delistate nel 2022

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Perchè tante aziende stanno lasciando Borsa Italiana delistando il proprio titolo dall’indice di riferimento?

Con l’operazione Atlantia sale ormai a dodici, dall’inizio dell’anno, il numero delle aziende che hanno deciso di chiudere i rapporti con la quotazione. Ma cos’è che sta generando questa situazione?

C’è un dato di fondo che bisogna tenere in forte considerazione e che rapporta il confronto imprese-Borsa al confronto risparmi-investimenti.

In primis si tratta di una questione di cultura: i risparmiatori italiani hanno sempre visto la Borsa come un luogo in cui imperasse la speculazione e dove prosperasse l’incertezza: così se l’imprenditore non è mai stato culturalmente avvicinato all’idea di potersi quotare, così il risparmiatore nel nostro Paese non ha mai guardato al mercato azionario come il punto di riferimento per una crescita forte dei propri risparmi nel tempo. 

Il secondo motivo è legato alle scelte politiche. L’investimento in Borsa è stato spesso demonizzato, trattato a mò di un “gioco” (anche le parole sono importanti per creare cultura: “giochereste mai con il vostro risparmio?”).

Le tassazioni sfavoriscono gli investimenti azionari: si tassa al 12,50% l’eventuale plusvalenza ottenuta dai Titoli di Stato, è tassata al 26% quella dei mercati azionari.

Visto che i soldi dei Titoli di Stato vanno nelle casse del Ministero del Tesoro e delle Finanze, mentre quello azionario finisce alle imprese quotate; non vi sembra che tassare a più del doppio le azioni rispetto ai titoli governativi rappresenti una vera e propria concorrenza sleale?

Insomma, con queste premesse, era ed è difficile trasferire quel senso di partecipazione ai listini azionari che è molto più forte nei Paesi anglosassoni e che invece ci vede sempre ed in costante ritardo? Basti pensare alla differenza di redditività, misurata dal nostro Centro Studi, tra la crescita del risparmio degli americani (+118%) e quello degli italiani (+32%); (periodo esaminato : 2008-2022). Una differenza di oltre l’80% che testimonia quanto danno si può generare con scelte sbagliate alle ricchezza di cittadini, risparmiatori e Paese. Pensate con quell’80% ed oltre in più a disposizione nelle nostre tasche, a come sarebbe stato molto più agevole affronatre questi tempi un pò critici.

Insomma, se si vuole generare un effetto positivo nei confronti di imprese, mercato e ricchezza è necessaria cultura, preparazione, capacità consulenziali. Ma è soprattutto necessaria un concertazione di tutte le parti al fine di generare un’informazione chiara, profonda e dettagliata sull’utilità dell’essere quotati per le imprese e dell’investire in Borsa per i risparmiatori.

Un Paese che funziona lo si vede anche da tutto questo.

Leopoldo Gasbarro, 26 novembre 2022