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Effetto Trump sulle Borse, l’analisi di Schroders

Fonte Schroders

Deregolamentazione e, soprattutto, dazi: la “Trumpeconomy” impatterà sulle Borse mondiali. Inevitabilmente alcuni settori beneficeranno delle politiche di The Donald, così come è evidente sul Bitcoin l’effetto Musk nella squadra presidenziale. Tuttavia, la situazione dei listini resta positiva. Vediamo allora cosa cambia per le singole asset class (come azioni, obbligazioni o valute) lasciandoci accompagnare per mano dagli esperti del colosso del risparmio gestito Schroders. Prima due premesse di metodo: chi si approccia all’investimento dovrebbe sempre farsi affiancare da un consulente finanziario di fiducia, così da avere soluzioni adatte al proprio profilo di rischio e aumentare il più possibile la diversificazione, ad esempio con strumenti come i fondi comuni. È inoltre importante ricordare che l’orizzonte corretto con cui investire non è quello del mordi e fuggi, ma il medio-lungo periodo. In caso contrario, si rischia di farsi male con la volatilità, oltre che con il fai-da-te.

Dollaro più forte, Europa in difficoltà

“La vittoria di Trump alle elezioni presidenziali statunitensi non ha cambiato la nostra view positiva sulle azioni globali, con una preferenza per quelle statunitensi”, sottolinea Johanna Kyrklund, Group Chief Investment Officer di Schroders, ricordando come il Dow Jones fosse già diventato il barometro del successo della prima esperienza del tycoon alla Casa Bianca. Alla base dell’analisi di Schroders c’è l’attesa che, malgrado le probabili ricadute inflattive dei dazi e la conseguente frenata dei consumi, l’economia Usa proseguirà il proprio atterraggio morbido.  E se è facile prevedere che la Cina compensi la situazione pompando altri stimoli, maggiori sono le preoccupazioni per l’Unione Europea. Il Vecchio Continente sta infatti affrontando una situazione geopolitica complessa senza poter contare su un’unica leadership centrale ed è indebolito dalla recessione tedesca. In definitiva il dollaro si rafforzerà ancora favorito da un tasso neutrale della Fed che sembra essere in aumento.

Wall Street può crescere ancora: focus su banche e tech

Da qui la visione positiva di Schroders su Wall Street. “Rimaniamo costruttivi sull’azionario statunitense in una prospettiva a 12 mesi, sostenuta da una modesta crescita degli utili, anche se, con la curva dei rendimenti che continuerà a salire, ciò influirà sulle valutazioni”, spiega Simon Webber, Head of Global Equities di Schroders, ammettendo che i dazi potrebbero rappresentare un vento contrario per i margini di profitto in alcuni settori dipendenti dall’import e che l’atteso giro di vite sull’immigrazione finirà per stimolare i salari, creando inflazione. Il taglio delle tasse lascerà però più denaro nelle tasche dei consumatori d’Oltreoceano e la promessa deregolamentazione favorirà le Big, in particolare banche e tecnologici; a partire dall’intelligenza artificiale. Allo stesso modo Schroders si aspetta che la stessa linea Antitrust sarà maggiormente accomodante.

I Treasury, che cosa accade ora

Un giardinetto finanziario ben congegnato non può tuttavia fare a meno di veder fiorire delle obbligazioni, così da generare reddito, prosegue Kyrklund. E questo vale anche in un contesto di tassi di interesse decrescenti da parte delle banche centrali. “La reazione iniziale del mercato ha visto i rendimenti dei Treasury salire immediatamente, con l’incremento della differenza tra i tassi a breve e a lungo termine. A nostro avviso, l’intervallo dei rendimenti dei Treasury si è probabilmente spostato al rialzo e saremmo sorpresi di vedere quelli a dieci anni tornare a scendere al di sotto del 3,50%”, spiega Lisa Hornby, Head of US Fixed Income di Schroders.

L’incognita della battaglia climatica

Le implicazioni per settori specifici diventeranno sempre più chiare con il comporsi della squadra di Trump. A questo punto la sfida principale che gli investitori devono affrontare oggi è però che il compromesso rischio/rendimento è cambiato in modo sostanziale con Trump. Resta da capire infine, una volta che The Donald sarà tornato a sedersi nello Studio Ovale, fino a che punto la politica dei dazi verrà effettivamente attuata e quanto diventerà una tattica negoziale. Riguardo alla battaglia climatica e al sostegno economico all’energia pulita, vista la posizione di Trump, è probabile che la spinta degli Stati Uniti subirà una battuta d’arresto, ma il rischio di un’abrogazione totale di iniziative già avviate è basso, come nel caso dell’Inflation Reduction Act (IRA). La fine degli incentivi fiscali verdi richiederebbe il sostegno del Congresso degli Stati Uniti, che il nuovo presidente potrebbe non essere in grado di raccogliere dato l’ampio stimolo economico che l’IRA ha prodotto.

 

Fonte: Schroders

 

 

 

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