Gli Stati Uniti nell’immaginario collettivo degli italiani restano il Paese delle grandi opportunità, il teatro di quel sogno americano fatto di successo, denaro e libertà. Complice la corsa già messa a segno da Wall Street, che straccia record storici giorno dopo giorno, seguita a una certa distanza dall’Europa, quando si parla di investimenti è bene però spingere lo sguardo anche verso Est. Per cogliere le occasioni di offerte dalle azioni e dalle obbligazioni del Continente asiatico. In particolare dalla Cina, la cui crescita economica non solo prosegue da 40 anni ma sta per ricevere un’ulteriore spinta dalle ambizioni della middle class e sul suo accresciuto benessere, producendo il positivo effetto di spingere i consumi interni di una popolazione che conta quasi 1,5 miliardi di persone e quindi il suo pil. Un fatto quello dei consumi, opposto a quanto sta invece avvenendo in Italia, dove la classe media è rimasta fortemente imbrigliata dalla crisi economica causata dal Covid. Senza contare che se da un lato la Cina è stato il primo paese a finire prigioniero del Covid, dall’altro è stato anche quello più veloce ad affrancarsene, con un massiccio piano vaccinale e quindi a ripartire dispiegando le energie del Recovery. Insomma chi pensa ancora alla Cina solo come una grande fabbrica di prodotti low cost, deve cambiare idea, perché il Dragone è ormai una superpotenza mondiale, che vede in cima al proprio export tipologie di prodotti come le tecnologie 5G, i chip e l’elettronica in genere. A guidarci in questo viaggio tra le imprese della Grande Muraglia è Invesco, big mondiale del risparmio con oltre 1.404 miliardi di masse in gestione a fine marzo. E l’obiettivo di Invesco, in una ottica di diversificazione del portafoglio, è puntato proprio sia sulla capacità di innovazione e ricerca di Pechino e delle sue imprese, a partire da quelle della Sanità e hi-tech, sia sulle prospettive del suo debito pubblico.
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L’ex Bot People a caccia di rendimenti
La Cina, secondo gli esperti di Invesco, rappresenta poi una carta da giocare (o perlomeno da prendere in seria considerazione) anche per il popolo dei bond-holder, ormai costretto ad andare a caccia di rendimenti in un mercato obbligazionario contraddistinto da tassi ridotti a zero (o in alcuni casi negativi) e volatilità crescente. Il big del risparmio, guarda infatti con fiducia al debito sovrano dei Paesi emergenti in valuta locale, e in particolare a quello del Dragone. Nel corso degli ultimi anni, infatti, l’area asiatica “ha beneficiato di una crescita progressiva nonché del miglioramento dei profili di credito dei Paesi, mentre gli elevati attuali premi a termine risultano allettanti in questo contesto di bassi rendimenti”, – spiega Gerry Evelyn, Client Portfolio Manager Invesco Global Debt ricordando come la ripresa mondiale post Covid sia ben avviata, con stime riviste al rialzo per il 2021. Pertanto anche considerando l’atteso boom del fenomeno della reflazione, il mercato obbligazionario tornerà centrale, sottolinea l’esperto. A partire proprio dal debito dei mercati emergenti in valuta locale, che offre “una bassa correlazione sia con le obbligazioni sia con le azioni globali, il che rende evidenti i potenziali vantaggi di diversificazione derivanti dall’inserimento in un portafoglio obbligazionario o azionario globale. A sua volta, questa mossa dovrebbe ridurre la volatilità del portafoglio complessivo”. Certo, la Cina ha ancora molto da fare sia sotto il profilo della tutela dell’ambiente sia del lavoro, ma proprio l’espansione del proprio debito tra gli investitori mondiali potrebbe indurla ad accelerare il percorso di cambiamento che ha intrapreso appunto per la riduzione delle emissioni e per migliorare la governance, conclude Gerry Evelyn: “L’attenzione degli investitori globali si traduce in maggiore trasparenza e strumenti finanziari di engagement a impatto, che aiutano a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità a livello dei singoli paesi”.
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