L’invasione russa in Ucraina non bloccherà il cammino del mondo verso la transizione energetica, al contrario potrebbe accelerare la produzione di energia pulita. A dirlo è il colosso mondiale del risparmio Schroders, da anni precursore nella lotta climatica e negli investimenti responsabili. Certo il quadro è tanto in profonda evoluzione quanto drammatico per le vittime e i milioni di rifugiati, ma ci sono almeno tre ragioni strutturali che Schroders illustra in una analisi che oggi appare forse controcorrente ma che, a conti fatti, potrebbe risultare vincente sul luogo periodo anche come bussola in Borsa.
La carta delle rinnovabili: affrancarsi da Mosca
La guerra scatenata da Vladimir Putin ha messo a nudo le fragilità del sistema energetico europeo, spingendo l’Ue e i suoi Stati membri a porre come prioritaria la sicurezza degli approvvigionamenti, rimarca Isabella Hervey-Bathurst, Global Sector Specialist, Schroders. Evidente infatti l’insostenibilità della situazione per il Vecchio Continente, che vede in Mosca il suo maggior fornitore di gas (45% delle importazioni), greggio (27%) e carbone (46%). Nel breve termine, tutte le opzioni sono sul tavolo, tra cui un maggior impiego di carbone e un potenziale intervento nel mercato del carbonio anche in vista del prossimo inverno. Sul medio-lungo termine, però, la direzione resta quella green: “Sostenibilità e resilienza vanno di pari passo quando si tratta di energia, dato che decarbonizzare ed elettrificare il sistema energetico è un modo per porre fine alla dipendenza energetica dalla Russia”, spiega l’esperta di Schroders. Insomma, a un occhio attento non può sfuggire che l’azione bellica di Putin rappresenti un’ulteriore spinta verso un futuro libero dai combustibili fossili per centrare l’obiettivo zero emissioni. Una linea peraltro già tracciata dal vicepresidente esecutivo per lo European Green Deal, Frans Timmermans, secondo cui è ora che l’Unione affronti le sue “vulnerabilità” buttandosi “nelle energie rinnovabili alla velocità della luce”. La stessa Commissione si è impegnata a ridurre la dipendenza dal gas russo di due terzi entro fine anno, per diventare completamente indipendente da tutti i combustibili fossili russi molto prima del 2030.
Materie prime più care? Rinnovabili ancora convenienti
La guerra sta infiammando il costo di alcune di materie prime chiave per realizzare infrastrutture come turbine eoliche, cavi elettrici ad alta tensione, pannelli solari, veicoli elettrici, stoccaggio di energia, pompe di calore. A partire da nichel (usato per le batterie dei veicoli elettrici) e alluminio (usato nei telai dei pannelli solari, nei cablaggi, nei veicoli elettrici): produzioni energivore e a rischio significativo di interruzione delle forniture, visto che proprio Mosca è responsabile del 7% delle esportazioni globali di nichel e di circa il 6% delle esportazioni globali di alluminio. Tutto questo ostacola la transizione ma, visto che i prezzi energetici europei sono destinati a rimanere più alti a lungo, “la generazione di nuove energie rinnovabili continuerà ad essere l’opzione più economica”, assicura l’esperta di Schroders notando come lo stesso aumento del prezzo della benzina migliori il costo totale di proprietà dei veicoli elettrici rispetto ai veicoli con motore a combustione. Ecco perché, malgrado la compressione del reddito dei consumatori, il big del risparmio inglese prevede “una crescita del mercato europeo dei veicoli elettrici” sia quest’anno sia nei successivi. I prezzi elevati del gas hanno inoltre portato alla parità tra idrogeno verde e grigio alcuni anni prima del previsto e questo va a favore della produzione di idrogeno da elettrolizzatori alimentati da elettricità rinnovabile.
L’allarme dell’Ipcc e la lotta alla plastica
La corsa all’ambiente ha poi trovato altri importanti conferme istituzionali: da un lato l’Intergovernmental Panel On Climate Change (Ipcc), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, ha lanciato l’allarme sulla rapida chiusura della finestra temporale per preparare il mondo ad adattarsi al cambiamento climatico; dall’altro quasi 200 Paesi hanno accettato di collaborare per ridurre i rifiuti di plastica in tutto il mondo. Un mondo diviso e distratto dalla guerra non aiuta la lotta al riscaldamento globale, ma la decarbonizzazione e l’elettrificazione sono strettamente connesse con il nuovo piano per promuovere l’indipendenza energetica dalla Russia. “Forse c’è voluta la spaventosa guerra di Putin e il nuovo imperativo di sicurezza energetica per catalizzare finalmente una vera rivoluzione energetica”, conclude Isabella Hervey-Bathurst.
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