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Ripartire, ma con i piedi giusti: protezione e crescita

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In questo anno di crisi, una delle metafore che mi sono piaciute di più è quella del “ponte” di Powell del luglio 2020: compito della politica monetaria e di quella fiscale, in tempo di COVID, è stato portarci al di là del baratro, costituito dalla recessione globale per decreto.

Che poteva diventare depressione economica.

Il ponte è stato costruito in tempi rapidi e ha consentito di attendere positivi sviluppi sul fronte sanitario. Ora stiamo per mettere piede sull’altra sponda, dopo il baratro, e l’economia deve mettersi progressivamente a camminare sulle proprie gambe.

Traballando, all’inizio, con qualche ricaduta, come dopo una lunga malattia. Bisogna credere di essere guariti, per guarire completamente.

Un errore che è possibile compiere in questo periodo è quello (solito) derivante della “dominanza della negatività”, che non ci consente di essere “simmetrici” nelle valutazioni di minacce e di opportunità. Non credere fino in fondo allo scampato pericolo. Attendere conferme. E dunque, perdere le opportunità.

Se ci guardiamo alle spalle e osserviamo il grado di liquidità esistente ancora oggi nei portafogli, non c’è dubbio che alcune opportunità siano state perse.

È il nostro “vizio”, come investitori, di chiederci “quando” investire: è il momento? Proprio ora? In realtà, non conta quando, ma come si investe. Tutto qui.

Quanto tempo è passato prima che – dopo le “torri gemelle” – tornassimo a prendere l’aereo? Con la “memoria” è tutto chiaro; l’esperienza ci porta a chiederci SE e quando finirà. La vera (grande) novità di questa fase è che dopo il moltiplicatore della moneta è stato acceso il moltiplicatore del reddito. Politica monetaria e politica fiscale vanno a braccetto. Più classico di così! E l’inflazione si riaccende … senza diventare incontrollabile.

 

Chi di voi ha avuto modo di studiare economia, si ricorderà la “trappola della liquidità”. Come se ne esce? Solo con la spesa pubblica.

E questo lo ha detto Draghi a suo tempo, quando ha costruito, passo per passo, la “trappola”. Lo sapeva. Tassi negativi, attivi della BCE che crescono a dismisura, liquidità delle banche in eccesso, liquidità in eccesso per tutto il sistema … e ora (mi si consenta la semplificazione) è al Governo a spendere!

I mercati sono ai massimi? Ricordiamoci di non misurare gli incrementi dei mercati partendo da marzo – giugno 2020. I mercati hanno incorporato robuste crescite di utili e scontano tassi ancora bassi. È normale avere mercati in anticipo rispetto al ciclo economico, come sempre. È normale che i tassi salgano quando “la ripresa è certa” (come ha detto Draghi, aggiungendo “e sarà forte, anche questo è sicuro”).

È normale che l’economia abbia ancora bisogno di aiuto. Quando le autorità monetarie spingono, subito qualcuno parla di “droga monetaria”, di bolle speculative, di disequilibri strutturali. È solo una cura e come tutte le cure ha effetti collaterali e sarà gradualmente ridotta, qualche tempo dopo che l’economia avrà dimostrato di andare avanti da sola. Un classico. Ribadito proprio in questi giorni dalla FED, medico attento a non togliere la cura troppo presto … o troppo tardi.

D’altra parte, però, ricordiamolo, di qualcosa bisogna pur aver paura … ed ecco che andiamo a cercarle “le minacce”. E le troviamo, non c’è dubbio.

Qual è la differenza tra opportunità e minacce? Che le minacce ci spaventano anche se sono sfuocate; le opportunità le dobbiamo – sempre – mettere bene a fuoco, prima di crederci. Solita asimmetria nella percezione.

 

E allora? Mettiamoci gli occhiali, gli occhiali della ripartenza.

 

Stare in disparte, stare alla finestra, come si dice, è il miglior modo di perdere le opportunità che esistono. Più dubbi abbiamo su alcuni settori, più dobbiamo essere diversificati, anche per “stile”. Dobbiamo essere consapevoli che i mercati azionari diversificati oscillano, tentennano, traballano … mentre salgono nel tempo. Quindi diversificazione e tempo per cogliere le opportunità offerte dal futuro. Agire, dunque, soprattutto sulle nostre paure. Alzare lo sguardo, per non inciampare. Essere selettivi e consapevoli che le correlazioni sono maggiori di 0 e che i “beta” sono intorno ad uno. Se si mette a piovere, ci bagneremo … almeno un poco.

I mercati (obbligazionari) sono ai massimi (ma lo diciamo da tanto tempo e ci siamo ormai abituati ad avere torto). I rendimenti obbligazionari diventano interessanti – al lordo del rischio – solo assumendo rischio di credito. Attenzione: al lordo del rischio vuol dire che, se teniamo conto delle probabilità di default, il rendimento diventa negativo.

Sto semplificando, naturalmente, e mi scuso con i gestori di portafogli obbligazionari corporate, che fanno tanto lavoro di attenta selezione.

D’altra parte, proprio le cure monetarie e fiscali (il ponte sui due pilastri) hanno consentito di attenuare i rischi di default generalizzati, rendendoli più collegati alla effettiva capacità delle aziende di tornare a correre nell’era post-covid e quindi meno sistemici, più diversificabili.

In generale, però, non c’è via d’uscita. Occorre accettare l’idea che i soldi lavorano per noi solo se investiti in equity.

Rischiando? No, diversificando e allungando l’orizzonte temporale di investimento. Non c’è crescita senza protezione … ma non c’è protezione senza crescita.

Oggi è il momento della pianificazione finanziaria a largo raggio. Si riparte. Ma si deve ripartire con il piede giusto, anzi con i piedi giusti: protezione e crescita.

Il comportamento è dunque chiaro: gli investitori hanno messo soldi da parte in questo periodo pandemico, ma non hanno risparmiato, perché questi soldi sono orfani … orfani di un obiettivo.

Senza obiettivo non c’è risparmio.

Appena si condivide l’obiettivo, nasce l’esigenza di investire.

Oggi? Riprendo una cosa già detta: non conta quando, ma conta come. Nessuno può sapere il “quando” … ma è il “come” che fa la differenza.

 

E qui non c’è COVID che tenga … i principi sono sempre gli stessi, preziosissimi.

Investire sempre, in modo progressivo, intelligente e prudente (ossia massimamente diversificato), ed essere sempre investiti, cercando il delicato equilibrio tra benessere oggi e benessere di domani.

 

Sono due regole semplici, che diventano più importanti col passare dell’età. Parlo per me, naturalmente.

Il mio portafoglio ha reso e renderà meno di quello di mio figlio, trentenne. Ovvio. Mio figlio può permettersi investimenti che io devo limitare. E vi assicuro che mi devo trattenere.

Del resto, se andiamo a correre, chi arriverà prima, secondo voi, mio figlio o il sottoscritto? Però – con i miei tempi – finché le articolazioni funzioneranno, continuerò a fare i miei 10 chilometri. Poi andrò in biciletta ed infine a fare passeggiate.

 

Ruggero Bertelli