“Non credete alle illusioni” cantano i Public Enemy. O più prosaicamente potremmo dire “in Borsa la storia non si ripete”. Molto meglio, quindi, investire su aziende solide che sono in grado di mantenere una crescita costante nel tempo piuttosto che tentare il colpaccio, scommettendo a posteriori su titoli già reduci da un recente rally. A chiarire la situazione è uno studio di Schroders che pone in evidenza come quasi mai un titolo riesca a continuare a correre a perdifiato e a restare così nell’Olimpo delle performance per due anni di seguito.
Nessuna azione di Wall Street due volte nella top ten
“In dodici degli ultimi diciotto anni nessuna azione di Wall Street è riuscita entrare per due volte di fila nella top ten dei titoli più profittevoli”, avverte Duncan Lamont Head of Strategic Research di Schroders, aggiungendo come in cinque degli altri sei anni soltanto un titolo sia riuscito nell’impresa. E che nel restante anno del periodo in esame, sono stati in tre, ma solo di misura. Una situazione che si conferma allargando l’esame ai primi cento titoli per performance: solo una media di 15 società all’anno è riuscita a rientrare nella top cento per due anni consecutivi, calcola il big del risparmio gestito britannico.
Dal paradiso agli inferi del rendimento
L’illusione di avere in mano la carta migliore in Borsa rischia peraltro di essere fatale per le tasche dei piccoli risparmiatori. Perché, se da un lato le possibilità di vincere due anni di fila risultano molto ridotte, dall’altro lato le perdite possono risultare ingenti. Spesso infatti sono proprio le società che hanno svettato in termini di performance – prosegue Lamont – a smettere di registrare buoni risultati. In 14 dei 18 anni esaminati, in media, i primi dieci performer sono andati a finire nella metà inferiore delle classifiche l’anno successivo subendo un calo molto brusco. Tutto questo non è accaduto solo a Wall Street, la principale Borsa al mondo, ma anche in Giappone e nel Regno Unito.
Attenzione ai multipli
La ragione di questi scossoni, che l’attuale elevata volatilità dei listini non può che esasperare, è ravvisabile nel fatto che una società reduce da un rally di norma viene scambiata a multipli molto elevati sia rispetto ai suoi fondamentali di bilancio sia alle società concorrenti. Solo alcune quotate hanno infatti lo spazio e i muscoli necessari per mantenere le crescenti aspettative degli analisti, prosegue Schroders. Senza considerare che talvolta basta un leggero disallineamento degli utili rispetto alle attese, o un piccolo cambiamento nel contesto esterno (com’è accaduto ad agosto), per provocare il panic selling, quando gli investitori si spaventano per qualche evento ritenuto catastrofico e iniziano a vendere in massa un titolo.
I guadagni? Ci vuole tempo e professionalità
In sintesi, sottolinea lo studio di Schroders, anziché inseguire i best performer sulla breve distanza, quando si investe è bene considerare che diversi anni di buoni risultati possono sommarsi nel tempo offrendo rendimenti migliori in modo più costante. La strategia d’investimento basata sul cogliere il “momentum” è stata molto popolare negli ultimi anni, ma più che al “carpe diem” sarebbe bene ripensare anche alla legge di Murphy. La scelta migliore in questi casi è predisporre una attenta pianificazione finanziaria insieme al proprio consulente di fiducia e avvalersi dei fondi di investimento, che permettono di ottenere la massima diversificazione possibile e allo stesso tempo di ridurre i rischi. Delegare la selezione dei titoli a gestori professionisti consente di andare in profondità e di beneficiare di capacità di analisi delle aziende impensabili per chi non è del mestiere. Analisi che permettono di individuare appunto quei campioni “silenti” che fanno poco clamore in Borsa, ma che, a prezzi ragionevoli, offrono un interessante potenziale di crescita non ancora riconosciuto dal mercato.
Contenuto consigliato