Le abitudini e il mondo del lavoro sono diversi, ma i progetti di vita non sono mutati: i giovani italiani, così come prima i loro genitori e nonni, desiderano risparmiare per costruirsi un futuro (39% del campione), vogliono investire il denaro per farlo fruttare (35%), così da comprare una casa, mettere su una famiglia (26%) o costruirsi una pensione (27%). Insomma, come emerge una indagine commissionata da Invesco e condotta da Bva-Doxa, le nuove generazioni – dalla Z Tribe (18-24 anni) ai Nouveau Millennials (25-29 anni) fino ai Mid Millennials (30-34 anni) – vedono la finanza come “ponte” verso il futuro. Prima di affrontare le Borse è però fondamentale conoscerne le regole, sapere quali sono gli strumenti a disposizione e come sfruttarli in modo ottimale. In breve occorre “Educazione finanziaria”. Ecco perché abbiamo deciso di realizzare questa guida in collaborazione con Invesco, colosso del risparmio gestito con 1,6 trilioni di dollari di capitale gestito in più di 25 Paesi nel mondo..
Più rendimento e il moltiplicatore del tempo
Spesso si indica il portafoglio di un investitore con il nome di “giardinetto”. Immaginiamo che ogni azione, bond, fondo o asset alternativo sia una pianta o un fiore seminato in questo “giardinetto”: più l’orizzonte temporale è lungo, più i nostri fiori e piante avranno tempo di dare i propri rendimenti. Ecco perchè è importante iniziare a investire da giovani. Quando – come accade appunto ai Millennials, si hanno di norma una prospettiva temporale di medio-lungo periodo e una maggiore propensione al rischio. Ciò significa che i potenziali ostacoli lungo il percorso, causati dalle fluttuazioni dei mercati, possono avere un impatto minore. Un lungo orizzonte temporale massimizza inoltre l’impatto del cosiddetto “compounding“, cioè la possibilità di reinvestire i rendimenti per ricavare un ulteriore incremento dei guadagni. Una sorta di moltiplicatore naturale dei rendimenti che Albert Einstein definì l’ottava meraviglia del mondo: “Chi lo capisce guadagna, chi non lo fa, ci rimette”. Vediamo come funziona con i risparmi pensionistici di due investitori tipo.
L’investitore “precoce” percepisce gli interessi composti
In questo esempio, Maria inizia a risparmiare 200 euro al mese all’età di 25 anni e Antonio 400 euro al mese a partire dall’età di 45. A 65 anni avranno entrambi risparmiato un totale di 96.000 euro. Tuttavia, ipotizzando un tasso di incremento illustrativo del 5%, Maria si trova un importo finale quasi doppio rispetto a quello di Antonio grazie a 20 anni in più di compounding dei rendimenti. Il successo della scelta di Maria deriva dal fatto che i rendimenti dell’investimento generano potenzialmente ulteriori guadagni: il reinvestimento del reddito generato fa sì, infatti, che nel periodo successivo vengano percepiti rendimenti sulla somma investita, più il reddito in precedenza accumulato.
Rischio basso e medio basso: liquidità e bond
Fatta questa premessa, vediamo quali sono gli strumenti base a disposizione nella cassetta degli attrezzi di un investitore, presentandoli secondo un criterio di rischio-rendimento crescente: liquidità, bond e azioni. La Liquidità è spesso percepita come un bene rifugio; va però detto che il contante, soprattutto in un momento come l’attuale, è esposto a un forte rischio di erosione a causa della morsa dell’inflazione. Insomma, lasciare il proprio denaro “infruttuoso” sul conto in banca oggi può costare caro. In ogni caso, anche quando l’emergenza innescata dalla guerra in Ucraina sarà risolta, occorre tenere presente che la liquidità può essere utile per esigenze a breve termine, ma è improbabile che generi un reddito apprezzabile. Il cash è, infatti, un investimento a basso rischio e i tassi d’interesse dei conti bancari sono molto contenuti. Le Obbligazioni fanno invece parte del cosiddetto “reddito fisso”: si tratta di emissioni con cui le società o i governi (ad esempio i Bot o i Btp del Ministero del Economia e delle Finanze italiano) prendono a prestito denaro per finanziare le proprie attività. Alla scadenza del periodo, l’investitore recupera di norma l’importo originario prestato; in cambio del prestito concesso riceve poi un pagamento fisso regolare, detto “cedola”. Il rischio insito in una obbligazione è che il mutuatario non riesca a pagare le cedole o persino a rimborsare l’investimento originario. Ecco perchè le società, così come gli Stati, sono classificati dalle agenzie di rating in funzione della loro probabile capacità di onorare gli impegni. Quelli con un merito creditizio migliore pagano di meno ma sono più solidi, quelli a rischio più elevato riconoscono cedole maggiori, ma espongono a un rischio più marcato di non essere rimborsati.
Rischio medio alto: le azioni
Quanto scritto finora è sufficiente per capire perchè un vecchio adagio recita che in “Borsa non ci sono pasti gratis”, fuor di metafora il mondo degli investimenti ruota attorno a una curva di rischio-rendimento: più un investitore è pronto ad esporsi a pericoli, più può affacciarsi verso asset class “rischiose” e puntare a ottenere un rendimento elevato. Per esempio scegliendo le azioni che, a differenza delle obbligazioni, non sono un pezzetto di debito di una società ma una parte, infinitesimale, del suo capitale. Quotate in Borsa, le azioni hanno prezzi che possono variare in funzione della performance effettiva della società o di quanto previsto dal mercato. Questa fluttuazione di valore è definita “volatilità”. Due i modi per guadagnare con una azione: il prezzo di Borsa e il dividendo a valere sugli utili societari e che può essere incassato o reinvestito per acquistare altre azioni. Come detto le azioni sono investimenti a rischio più elevato rispetto al cash o alle obbligazioni e offrono pertanto il potenziale di rendimenti maggiori nel lungo termine.
Gli Asset alternativi
Questo gruppo include tutto ciò che non è stato sopra elencato, come per esempio materie prime quali l’oro, il gas o il legname. Può anche includere gli immobili che, se affittati, forniscono un rendimento. Gli investimenti alternativi richiedono spesso un orizzonte temporale più lungo, in quanto possono essere poco liquidi o illiquidi, cioè difficili da monetizzare nell’immediato. Queste asset class hanno tutte diversi attributi e livelli di rischio. È quindi fondamentale, prima di investire, valutare a fondo la propria capacità di assorbire eventuali perdite in caso di crisi di Borsa e la propria propensione al rischio; solo in questo modo si potrà scegliere – un po’ come davanti al menù di un ristorante – le “pietanze” più adatte a sè.
Diversificazione e Pianificazione
Abbiamo utilizzato il plurale “pietanze”, perchè la regola aurea degli investimenti è “diversificare”, cioè scegliere tra diverse tipologie e asset class. Questo contribuisce a generare un reddito più affidabile, in quanto le performance di asset class diverse non sono sempre correlate e possono registrare un buon andamento in differenti fasi di mercato. Il modo migliore per diversificare è sottoscrivere i fondi di investimento, ne esistono di specializzati sia per asset class sia per area geografica sia per settore. La Diversificazione è bene sia affiancata a una attenta “Pianificazione” dei propri obiettivi finanziari, dal breve al lungo termine, tramite la quale scegliere le tipologie di investimenti più adatte, senza intaccare il reddito di cui si ha necessità per la vita di tutti i giorni. Un lavoro non certo facile per chi investe in fai-da-te. Ecco perchè – anche per i più esperti – è opportuno affidarsi ai consigli di un professionista degli investimenti che segue le Borse senza sosta ed è in grado di comprenderne timori e scommesse, di creare il mix di investimenti più adatto alle esigenze del singolo cliente. Come, appunto, avviene per chi si affida agli esperti di Invesco.