Amazon ha depositato la sua prima denuncia penale contro chi fa false recensioni sul web. Due, in realtà, le denunce: una in Italia, l’altra in Spagna. Due procedimenti che mirano a individuare e bloccare gli operatori che attualmente gestiscono più di 11.000 siti web e gruppi sui canali social che alimentano il mercato delle false recensioni, sulla piattaforma di e-commerce e in altri negozi online.
L’accusato in questione è uno dei principali broker che vendono recensioni false, creando una rete di persone disposte a comprare prodotti su Amazon per poi pubblicare recensioni a 5 stelle in cambio di denaro, prodotti gratuiti o il rimborso totale della merce acquistata. “Assicurare questi malfattori alla giustizia attraverso azioni legali e denunce penali è una tra le tante iniziative importanti con cui proteggiamo i clienti affinché possano fare acquisti in tutta tranquillità”, ha dichiarato Dharmesh Mehta, vice president of selling Partner Services di Amazon. “Oltre a continuare a innovare i nostri sistemi di rilevamento e prevenzione delle recensioni false nel nostro store, Amazon continuerà in modo implacabile a individuare i malfattori che alimentano questo mercato e ad agire contro di essi. Non c’è posto per le recensioni false su Amazon o altrove nel settore”. Vista così, potrebbe sembrare un’ottima causa da sostenere e lodare. Tuttavia, bisogna ammettere che Amazon ha costruito il suo successo proprio grazie alle recensioni, promuovendole negli anni in tutti i modi possibili, mentre ora (che, diciamolo pure, si crede un Dio in terra), tuona contro una pratica che conosce benissimo e che ha sempre incentivato e supportato, almeno finché gli ha fatto comodo. Sarà veramente una scelta indolore quella messa in atto dal colosso di Seattle?
Il caso
Il broker di recensioni false prendeva di mira venditori e clienti comunicando tramite Telegram per non essere rintracciato. Secondo le indagini condotte da Amazon, il sospetto truffatore rimborsava completamente i clienti una volta che questi pubblicavano una falsa recensione a 5 stelle. Negli Usa Amazon ha già intentato diverse azioni legali contro i broker di recensioni false, e in Germania ha inviato lettere di diffida a cinque siti web che indirizzavano i visitatori a broker di false recensioni, con la conseguenza che tutti e cinque i siti web hanno firmato una lettera di cessazione attività.
Tuttavia, per eliminare le recensioni false, sono necessari collaborazione e investimenti continui in tutto il settore, ecco perché Amazon continua a cercare l’assistenza e il supporto di altri operatori del settore, nonché di agenzie governative, enti normativi e forze dell’ordine per migliorare l’individuazione e aumentare le azioni di contrasto contro i broker di recensioni false.
Certo, smascherare organizzazioni criminali è sempre auspicabile, ma mi chiedo: com’è possibile che sia stata l’azienda stessa a condurre l’indagine? Non dovrebbe essere compito della polizia? E se i gruppi erano chiusi o addirittura segreti, chi e come è riuscito a infiltrarsi? Se Telegram è sicuro, come hanno fatto a conoscere le conversazioni? Ma non solo: come faremo in futuro a sapere se una recensione è vera o meno? E se io faccio una buona recensione a un prodotto e poi quell’azienda o quel negozio decide di vendere altri prodotti pessimi, magari mettendo in atto una frode? Cosa rischio io, che non c’entro niente e che ho fatto una buona recensione? Un’indagine? Un’azione legale?
Attenzione al potere che diamo
Neanche a dirlo, se d’ora in poi ci saranno delle sanzioni penali anche il più ingenuo e onesto dei clienti ci penserà due volte prima di scrivere un commento: in questo modo le recensioni crolleranno drasticamente e il colosso Amazon dovrà trovare qualche altra strada per far risalire le vendite. Probabilmente le recensioni che rimarranno saranno opera di fan del prodotto o del negozio, ma credo che questo non porterà un grosso business per Amazon, anzi. Mi domando anche come deciderà di comportarsi Facebook con chi compra fan falsi o Instagram con chi compra like e follower. Che sia l’inizio di un’altra guerra sull’etere?
Credo che le aziende debbano pensare a dare il miglior servizio possibile, senza cercare di sostituire lo Stato o la polizia. Oggi magari delegare l’autorità alle aziende come Amazon può sembrarci un’azione lecita, ma stiamo attenti, perché domani potremmo pentirci di aver messo in mano uno strapotere del genere a poche multinazionali della tecnologia.
Umberto Macchi, 1 novembre 2022