La scomparsa di Del Vecchio, che segue di qualche mese quella del mio grande mentore Ennio Doris, mi costringe ad un riflessione. Non ho paura di essere banale e quindi mi butto a capofitto su qualcosa che non attira l’attenzione di nessuno.
Eppure è l’elemento più scarso e più prezioso che abbiamo:il tempo. Questi due grandi, che ci hanno appena lasciato e che di sicuro, ancora un po’ sarebbero restati più che volentieri, avevano tutto ma avevano finito il tempo.
Si avendo raggiunto un’età avanzata, potevano intuire o mettere in conto che il tempo disponibile era poco. Ma sono certo che non volevano pensare al serbatoio completamente vuoto. Del resto fra poco e niente, si sa, la differenza è enorme. Età a parte, il tempo è un deposito di cui non conosciamo mai il saldo. Certo possiamo sperperarlo. Azzerarlo. Ma non sapremo mai quanto ne abbiamo veramente a disposizione.
Sì, lo ammetto. E’ una riflessione banale forse non all’altezza della mia laurea in filosofia. Però,se questa banale considerazione diventasse palese per molti, a partire dalle persone importanti, come sarebbe possibile non ripensare alle proprie priorità?
In economia tutte le cose scarse diventano preziose, pure quelle che servono a poco. A volte diventano scarse artificialmente proprio per farle diventare preziose. Perché il tempo no? Anche Steve Job nel suo famoso discorso disse che non voleva diventare il più ricco del cimitero ma di fatto così è andata. E allora?
Sarebbe complesso ora fare un passo avanti su questo argomento, che va a toccare molte corde sensibili della vita umana. Però possiamo provare, rimanendo semplici, a fare un ragionamento. Sento moltissimi dire: “Non vedo l’ora di tornare in presenza!” Oppure: “basta smart working, ci siamo rotti le scatole”. Ma col pensiero in testa di cui sopra, lo smart working, anche parziale, ovvero il poter lavorare e di conseguenza rimanere in contatto con il mondo, da qualsiasi luogo si voglia, attenuando almeno in parte l’incubo delle trasferte, dei parcheggi, del famoso inquinamento del mondo, non è un modo per risparmiare tempo?
Non è un modo per avere un po’ di più di quella risorsa che è talmente scarsa che vale tutte le ricchezze del mondo? Potremmo scoprire, che mentre accumuliamo punti e tempo, contemporaneamente saremo più sostenibili, potremmo incontrare molte più persone anche se non di “persona”, renderemo gli incontri analogici, come un pranzo, momenti straordinari da celebrare al meglio.
Magari potremmo avere meno voglia di sparare missili a destra o a sinistra a prescindere di aver torto o ragione, perché una grande consapevolezza sul “nostro” di tempo, forse ci farebbe avere più rispetto di quello degli altri. Non è forse per questo che uccidere è il delitto più efferato? Perché toglie tutto il tempo ad una persona, poco o tanto che sia.
Ma anche toglierne una parte è un delitto. Anche sprecare il nostro tempo in cose che non ci interessa fare è un delitto. Insomma pandemia, guerra, siccità, queste piaghe bibliche così esagerate unite alla scomparsa dei pochi, preziosissimi leader, che questo nostro mondo aveva, se ci portassero come dividendo positivo, una riflessione sul tempo, forse potrebbe partire la più grande, la più dolce e la più positiva delle rivoluzioni che il mondo abbia mai conosciuto.
Giuseppe Mascitelli, 30 giugno 2022