I bonifici istantanei prendono il patentino europeo. L’ultimo avvallo è arrivato dalla Commissione Ue. Le banche di tutta la zona euro sono quindi invitate a mettere rapidamente a disposizione dei propri clienti questo strumento pensato per trasferire denaro alla propria controparte entro dieci secondi, così come è già possibile fare da qualche tempo in Italia.
Si tratta di un aggiornamento delle regole Sepa, cioè dell’area unica dei pagamenti in euro. Potranno fare uso dei bonifici istantanei europei tutti i privati cittadini e tutte le imprese che hanno un conto corrente in una banca del Vecchio Continente. Si potrà completare la transazione a qualsiasi ora del giorno e della notte, quindi senza vincoli rispetto ai normali orari di lavoro delle banche, e si potrà trasferire denaro a chiunque viva o risieda in uno dei Paesi membri della Ue. Per esempio si potrà saldare il canone di locazione a un figlio che sta studiando a Parigi con l’Erasmus oppure comprare da un cittadino tedesco un biglietto per assistere a una partita di Champions League e, allo stesso modo, una pmi italiana potrà versare immediatamente quanto dovuto per l’ordine trasmesso al suo fornitore portoghese.
Non solo, Bruxelles specifica che le commissioni applicate non devono essere più salate di quelle dei bonifici standard. Una rivoluzione con cui l’Europa risponde a piattaforme di grande successo come Paypal, che già oggi consentono di trasferire immediatamente denaro in tutto il mondo, pur con regimi commissionali diversi, sia a favore di amici o familiari sia per pagare gli acquisti effettuati sul web. Ma i bonifici istantanei europei rappresentano anche l’arma con cui l’Ue prova a difendere la sua sovranità monetaria e la sua stabilità finanziaria, in simbiosi con quanto sta facendo la Bce con il progetto dell’euro digitale, contro il Bitcoin e le altre criptovalute.
A questo punto alla nostra Pubblica Amministrazione, dallo Stato centrale ai Comuni più piccoli, non restano più scuse davanti alla piaga dei pagamenti lumaca che affliggono le imprese italiane che vincono regolarmente gli appalti pubblici, li eseguono sostenendone i costi come è giusto in qualsiasi economia di mercato, ma poi attendono sine die per essere saldate. Una pazienza degna di Matusalemme che affossa i bilanci e la capacità di competere sui mercati internazionali di imprese già strozzate dal cappio dei tassi di interesse della Bce.