Nell’agenda di Draghi ci sarà anche un appuntamento con la Patrimoniale o con un prelievo forzoso nei confronti dei conti correnti degli italiani?
Dai segnali che cogliamo sembra ormai ineludibile, non ineludibile la patrimoniale o il prelievo forzoso, sembra ineludibile che Draghi possa non prenderla in considerazione. Le tappe di avvicinamento a questa soluzione estrema sono abbastanza chiare:
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I Conti pubblici.
Il rapporto debito/pil ha raggiunto e superato il 160%, una livello mai toccato prima d’ora, un livello che indica insostenibilità nei conti del Paese. Tanto per fare un esempio è come se una famiglia che avesse un reddito da 30 mila euro ed un mutuo da rimborsare di 100 mila euro, si ritrovasse improvvisamente con un reddito di 20 mila ed un mutuo da 150 mila. Non ce la farebbe.
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La Politica.
Dalla sinistra più estrema e dai 5stelle arrivano sempre più richieste in questa direzione. A Novembre scorso Fratoianni ed Orfini erano stati tra i firmatari dell’emendamento presentato per introdurre una tassa sui patrimoni oltre i 500mila euro. A metà gennaio Prodi, in un’intervista per il Tempo, aveva sottolineato quanto fosse indispensabile intervenire attraverso una patrimoniale per riequilibrare i conti dello stato.
Con lui ancor più duro Mario Monti, aveva sottolineato in un suo editoriale per il Corriere della Sera quanto i partiti italiani fossero pavidi nell’affrontare tutto il tema dei prelievi sui patrimoni e non solo, secondo Monti era arrivato anche il tempo di cambiare la tassa sulle successioni. L’ultimo in ordine di tempo, invece, è stato Grillo che ha chiesto, per l’esecutivo Draghi, che quello della patrimoniale fosse uno dei primi punti dell’agenda del Primo Ministro designato.
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Le Istituzioni.
Consob, Banca D’Italia, La Corte dei Conti. Un po’ tutti si stanno iscrivendo al partito pro-patrimoniale. L’ordine delle esternazioni istituzionali a favore dei prelievi sui patrimoni è partito dal presidente di Consob Savona, è passato per un documento a firma di Giacomo Ricotti Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, per concludersi un paio di giorni fa con le dichiarazioni di Guido Carlino presidente della Corte dei Conti.
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Il rischio Governo Tecnico.
Di solito i governi tecnici, non dovendo misurarsi con gli elettori sono più disposti a fare scelte impopolari come quella di una patrimoniale. Basterebbe citare Dini, con la sua riforma previdenziale e Monti con le sue scelte fiscali, per avvalorare questa tesi. Esce fuori da questo contesto l’operato di Giuliano Amato l’uomo del prelievo forzoso del 1992, l’uomo ricordato per aver depredato i conti correnti degli italiani del 6 per 1000.
Cosa farà Draghi? Noi ci auguriamo che non farà come i suoi predecessori, che sia capace di guardare ai risparmi come un asset da valorizzare per far crescere il Paese, non come una “cassa comune” da cui attingere alla bisogna.
Draghi avrà a disposizione anche i Next Generation, meglio noti come Recovery Fund, ma non solo, Draghi potrà contare anche sulla forza della sua reputazione in grado di cambiare già. Avrà davvero bisogno anche dei risparmi degli italiani? Vedremo cosa accadrà…