Un piano fiscale da 1,9miliardi di dollari. Joe Biden sta per rilanciare alla grande gli aiuti all’economia americana. Ma da qualche parte i soldi dovranno pur arrivare.
Molti economisti, affermano che il pesante stimolo fiscale in risposta alla pandemia è appropriato, ma il debito creato ha un costo. Deve essere ripagato dalle generazioni future, quindi è molto importante assicurarsi che ci sia un ritorno a quella spesa. I governi, ad esempio, dovrebbero presto considerare di aumentare le tasse, soprattutto se “sentono il bisogno di spendere una quota permanentemente maggiore del reddito nazionale per l’assistenza sanitaria e sociale dopo la pandemia rispetto a prima, per costruire più resilienza nel sistema”. Queste questioni di finanza pubblica strutturale non scompariranno facilmente una volta che le economie si saranno riprese.
La strategia di Joe Biden per il rilancio dell’economia degli Stati Uniti, così come riportato dal FT è il più radicale allontanamento dalle politiche prevalenti dopo le riforme del libero mercato di Ronald Reagan di 40 anni fa. Con piani per l’indebitamento e la spesa pubblica su una scala mai vista dalla seconda guerra mondiale, l’amministrazione del neo presidente sta intraprendendo un enorme esperimento fiscale. Il mondo intero sta guardando. I piani di recupero dal coronavirus di Biden vorrebbero dimostrare che è possibile “ricostruire meglio” senza essere troppo legati al tema inflazione un tema che ha condizionato le economie avanzate negli ultimi 30 anni.
Il Mondo è alla finestra scrive il FT. Anche Mario Draghi?
I discorsi di Draghi, per le politiche di spesa, si avvicinano non poco a quelli di Joe Biden. Il “Debito Buono” di cui parla il neo Primo Ministro italiano si approssima moltissimo allo stimolo fiscale da oltre 1.900 miliardi di dollari che Biden starebbe per erogare. La differenza sicuramente tra i due percorsi sta nelle dimensioni dei piani stessi e nelle disponibilità del presidente americano, che potendo stampare valuta non ha limiti alla quantità di denaro a sua disposizione. Draghi invece sarà costretto a limitare le sue azioni a causa dei terribili conti pubblici del nostro Paese. Conti che tendono a peggiorare. Allora può servire trovare un apripista, qualcuno che indichi la strada e che faccia sembrare normale quello che normale non è.
A cosa ci riferiamo? Ma ai prelievi sul Patrimonio naturalmente. Se dovesse farlo Biden, come sembrerebbe scontato, in molti altri si sentirebbero liberi di seguirne l’esempio. E nessuno più di Draghi ne avrebbe bisogno. Del resto nel nostro Paese di imposte patrimoniali se ne pagano già tante, quasi 50 miliardi l’anno, come si evince dalla grafica (il dato purtroppo è aggiornato finno al 2017):
Insomma, per ora consoliamoci con le premesse. Con il discorso di Draghi. Il suo programma non fa una piega. Bisognerà vedere come vorrà applicarlo e, se come Banca d’Italia, come la Corte dei Conti, come larga parte della maggioranza politica ( Sinistra e 5 Stelle) che lo ha votato, deciderà di seguire le eventuali orme di Biden, trasformandosi in una sorta di moderno Robin Hood, togliendo ai più agiati per dare ai poveri. Staremo a vedere.
Consoliamoci almeno con le sue parole e la parte che mi ha colpito di più:
“Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo. Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione. L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti.
Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti. Esprimo davanti a voi, che siete i rappresentanti eletti degli italiani, l’auspicio che il desiderio e la necessità di costruire un futuro migliore orientino saggiamente le nostre decisioni. Nella speranza che i giovani italiani che prenderanno il nostro posto, anche qui in questa aula, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo”.
In bocca al lupo Draghi, In bocca al lupo Italia.
Leopoldo Gasbarro