Che la politica estera sia la materia più difficile per un Presidente o qualsiasi esponente governativo è cosa notoria al mondo intero ma, che non se ne conosca neanche il suo “ABC” da chi vuole assumersi un ruolo di prioritaria importanza come quello di Presidente degli Stati Uniti d’America è un fatto di una gravità inaudita.
Eppure quando Biden venne eletto un po’ tutti lo si guardava con aria di interesse e anche diciamolo per onestà intellettuale come di colui che stava riportando quella moderazione nel mondo che considerato l’egocentrismo e l’esuberanza del suo predecessore Trump era venuta a mancare.
Beh! Oggi che dire, se non che tutto ciò viene meno e, in uno spazio temporale di pochissimi giorni, tant’è che non solo il ritiro cosi maldestro dell’America dall’ Afghanistan fa pensare alla moderazione come a quella cosa mai pervenuta ma, viene messo a rischio terrorismo tutto l’Occidente … il 2011 non è poi cosi lontano nel tempo.
Eppure l’attentato di Kabul dei giorni scorsi non era un fatto proprio oscuro al Presidente Biden visto che l’intelligence americana efficiente più che mai, aveva diffuso l’allarme di un imminente attacco terroristico proprio a regia di quegli attentatori che Biden in una delle sue tante dichiarazioni aveva sostenuto di aver sconfitto e che proprio questo era il motivo a giustificazione del frettoloso ritiro dalle terre afghane del suo esercito.
E quanto tutto ciò poi fosse una clamorosa bufala traspare oltre che dal nervosismo di un Presidente che rilascia dichiarazioni compulsive accompagnate da alcuni passaggi decisamente scomposti, da quell’orribile attentato che dimostra al mondo intero quanto invece il terrorismo sia ancora vivo e vegeto, quanto sia ancora una minaccia per tutto il Mondo, che riporta indietro l’Occidente a ricordi mai sopiti e che ancora una volta della follia dell’essere umano si devono registrare circa 200 vittime tra civili e militari del suo esercito e, sono proprio questi ultimi soldati a pesare come un macigno sulla figura di questo presidente americano che dovrà giustificare ancora una volta come questa operazione umanitaria durata venti lunghi anni si sia conclusa con una “fuga” e lo dovrà fare prima davanti agli americani.
Una fuga che disonora quella potenza che ha dimostrato di non avere proprio più quel ruolo di potenza mondiale e che addirittura mette l’Europa in serio pericolo se quest’ultima non segue una sua strategia politica estera e in questo caso molto bene ha fatto il premier Draghi a volere un G20 e coinvolgere Russia e Cina, altrimenti l’Europa rimarrà incastrata in un ruolo di sudditanza in tutto questo scacchiere internazionale vedendosi compromessa la propria sicurezza, è notorio che i militanti talebani hanno liberato circa 9.000 prigionieri tra cui molti dell’ISIS, e va ricordato sempre per onestà intellettuale che le trattative con i talebani per il ritiro dall’Afghanistan sono state opera di Trump ma ciò non toglie che ad una pessima strategia si continui con una ancora peggiore.
Cosa significherà per noi occidentali tutto questo e soprattutto il comportamento dell’America visto che è già notizia di oggi dell’uccisione di uno degli organizzatori dell’attentato terroristico di Kabul, a dimostrazione che l’atteggiamento della vendetta è l’unico per Biden per sopravvivere alla sua presidenza che già dopo soli 7 mesi è decisamente pregiudicata, lo dimostra l’attacco dei Repubblicani, la presa di distanza del suo partito e quell’assordante silenzio di Kamala Harris.
Nel frattempo oggi a Fiumicino è atterrato l’ultimo aereo proveniente da Kabul con a bordo profughi, diplomatici e carabinieri che scrive la parola fine al ponte tra Italia e Afghanistan dopo aver messo in sicurezza circa 5 mila persone.
Lorena Polidori