È entrata in vigore la normativa europea sui servizi digitali. Le nuove norme emanate dal Parlamento europeo per le aziende digitali imporranno maggiori controlli e limiteranno il potere delle grosse piattaforme cosiddette “Big Tech” come Amazon, Google e Facebook. Ai cittadini europei la nuova legge garantirà maggior tutela dei diritti fondamentali e minore esposizione ai contenuti illegali, secondo la regola che ciò che è illegale fuori dal web deve esserlo anche all’interno. Ai fornitori di servizi digitali garantirà invece norme più chiare e sicure, avvio delle attività e loro espansione più agevoli all’interno dei confini europei. Per tutti si prevede maggior controllo pubblico, livelli di vigilanza più elevati, diminuzione dei rischi di sistema, di manipolazione delle notizie e disinformazione.
Le regole approvate erano state proposte dalla Commissione europea a dicembre 2020 e sono divise in due parti: il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA).
Digital Services Act (DSA)
Il DSA riguarda la sicurezza e la trasparenza dei servizi, oltre che la moderazione di contenuti pericolosi, e regola l’attività delle piattaforme che fanno da intermediari tra aziende che offrono prodotti, servizi o contenuti e gli utenti che ne fanno uso. Si applica a tutte le aziende che operano online e in particolare nei confronti delle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti attivi nell’Unione Europea: si tratta in tutto di una ventina di società tra cui Google, Apple, Meta (quella di Facebook), TikTok e Twitter.
Il DSA chiede che queste aziende siano più trasparenti sui loro dati e algoritmi, oltre che sulle loro attività, e più attente nel moderare, bloccare o rimuovere contenuti nocivi o pericolosi. Il regolamento prevede tempi rapidi per la rimozione di contenuti e l’obbligo per le aziende di sospendere gli utenti che abbiano violato più volte il regolamento. Per verificare le attività delle aziende, il DSA prevede controlli annuali e, nel caso di infrazioni ripetute, sanzioni che possono arrivare fino a un massimo del 6 % del fatturato annuo.
Digital Market Act (DMA)
Il DMA serve a individuare, limitare e punire i comportamenti anticompetitivi delle aziende monopoliste, i cosiddetti “gatekeeper”, cioè le piattaforme che godono di una posizione di monopolio e che possono impedire o contrastare l’ingresso di nuove aziende in un determinato settore che può essere quello dei social network, del cloud computing, della ricerca online, della messaggistica, dello streaming video o altri.
Sono le aziende che negli ultimi tre anni hanno avuto nell’Unione Europea entrate annue di almeno 7,5 miliardi di euro e almeno 45 milioni di utenti. L’obiettivo è evitare comportamenti anticompetitivi: per esempio i gatekeeper non potranno favorire in nessun modo i propri servizi a scapito di quelli della concorrenza e quelli che gestiscono sistemi operativi dovranno consentire agli utenti di cancellare le app preinstallate. Gli e-commerce dovranno inoltre condividere con venditori terzi che usano la piattaforma i dati generati dalle loro attività.
Cosa prevedono le nuove norme
- Misure per contrastare beni, servizi o contenuti illeciti online, come un meccanismo per consentire agli utenti di segnalare tali contenuti e alle piattaforme di collaborare con “segnalatori attendibili”;
- Nuovi obblighi in materia di tracciabilità degli utenti commerciali nei mercati online, per contribuire a identificare i venditori di merci illegali, e verifiche dei prodotti o servizi identificati come illegali in qualsiasi banca dati ufficiale;
- Garanzie efficaci per gli utenti, compresa la possibilità di contestare le decisioni prese dalle piattaforme in merito alla moderazione dei contenuti;
- Divieto di determinati tipi di messaggi pubblicitari mirati (rivolti ai minori o a categorie particolari di dati personali, quali l’etnia, le opinioni politiche, l’orientamento sessuale) sulle piattaforme online;
- Misure di trasparenza per le piattaforme online su vari aspetti, compresi gli algoritmi utilizzati per i suggerimenti;
- Obbligo per le piattaforme e i motori di ricerca di grandi dimensioni di prevenire qualsiasi abuso dei loro sistemi adottando interventi basati sul rischio e sottoponendo le proprie attività di gestione del rischio ad audit indipendenti;
- Accesso dei ricercatori ai dati chiave delle piattaforme e dei motori di ricerca più grandi per capire l’evoluzione dei rischi online;
- Una struttura di vigilanza che rifletta la complessità dello spazio online: i paesi dell’UE svolgeranno il ruolo principale, e per le piattaforme di grandissime dimensioni, la Commissione interverrà per garantire la vigilanza e l’applicazione delle norme.
Adesso che DSA e DSM sono in vigore non si può più tornare indietro e le categorie interessate dovranno lavorare per allinearsi in vista dell’applicazione che l’Europa ha fissato per il 1
gennaio 2024. In caso di violazioni, e in particolare ad essere sotto osservazione sono i giganti del web, sono previste sanzioni fino al 20% del fatturato.
DSA e DMA: potrebbero mettere in ginocchio le aziende
È giusto evitare il monopolio o la disinformazione da parte di alcune grandi aziende, con il rischio che possano manipolare il mercato, come nel caso delle ultime rivelazioni nei confronti di Twitter che è stato usato a fini politici. Ma d’altro canto non sono d’accordo nel fare una multa così grande del 20% del fatturato di un’azienda a livello internazionale, o considerata mondiale, perché vuol dire metterla in ginocchio e con lei tutti i suoi dipendenti e le famiglie dei dipendenti.
Umberto Macchi, 13 dicembre 2022