Un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni: in un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, l’aumento dei prezzi di benzina e diesel è devastante. Un balzo record del costo dei carburanti con la verde che sfonda i 2 euro al litro, in rialzo di 7,3 centesimi rispetto ai 7 giorni precedenti, mentre il diesel arriva a 1,935 euro al litro (+8,4 centesimi).
Sono gli ultimi dati di settore su base ISTAT per il mese di aprile e maggio. Costi dei carburanti che portano gli alimentari sugli scaffali già cresciuti in media a maggio del 7,5% per effetto di aumenti generalizzati di tutti i prodotti a partire dagli oli alimentari di semi (+70,2%) al burro (+22,6%) fino alla pasta (+16,6%).
La stima è che nel 2022 i rincari costeranno alle famiglie italiane 8,1 miliardi in più per la spesa alimentare, il settore che assieme al settore dell’edilizia ne risente di più di questa situazione. Se i prezzi per i cittadini si impennano, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare, secondo l’ultima rilevazione del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben, circa, 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione.
In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. L’impatto dell’impennata dei costi per l’insieme delle aziende agricole supera i 9 miliardi di euro. Le imprese italiane devono inoltre affrontare un pesante deficit logistico per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci con un gap di competitività che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea.
In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia secondo l’analisi del Centro Studi Divulga .
Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della logistica risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale, punta di eccellenza dell’export Made in Italy.
“In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può essere determinante per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “l’importanza di dotare il paese di una riserva energetica sostenibile puntando sulla filiera del biometano agricolo da fonti rinnovabili con l’obiettivo di arrivare a rappresentare il 10% del fabbisogno della rete del gas nazionale”.
Lorenzo Palma, 14 giugno 2022