Il fisco ci sorveglia, si intrufola nelle nostre vita, usando le “cimici” di 190 banche dati collegate tra loro in via digitale. L’erario, come è emerso nel corso di una recente audizione parlamentare, dispone di una miriade di dati che può incrociare per determinare la fedeltà fiscale di ciascuno dei 43,3 milioni di contribuenti italiani, dei quali poco più di 42 milioni sono persone fisiche.
A titolo di esempio, il fisco conserva ogni anno di 2,4 miliardi di fatture elettroniche e di 1,3 miliardi di informazioni sui redditi e sui bonus utilizzate dall’Agenzia delle Entrate per predisporre le dichiarazioni precompilate.
Il livello di dettaglio delle informazioni digitali in possesso delle nostre Agenzie fiscali appare spaventoso. Con una rapida disamina: il solo Dipartimento delle Finanze passa ai raggi X ogni nostra spesa o attività con “macchinari” quali la Gestione flussi concessionari, i Versamenti tramite PagoPa, la Banca dati veicoli, l’Osservatorio partite Iva e poi ancora il Registro e successioni.
A questo si aggiunga che l’Agenzia delle Dogane e Monopoli controlla invece tra il resto la Banca dati antifrode, Contabilità e accise, Lotto e lotterie. Non solo l’Agenzia del Demanio può contare sulla Gestione veicoli oggetto di sequestro e quella delle Entrate-Riscossione ha nel suo “carnet” digitale il “SET” (Sistema Esenzione Tributi).
L’Agenzia delle Entrate gestisce infine le banche dati su: Contributi a fondo perduto, Agevolazioni, Dichiarazioni fiscali, Rimborsi, Imposta di registro, Liquidazioni Iva, 5 x1.000, Planimetrie catasto urbano, Osservatorio mercato immobiliare, Catasto censuario terreni e fabbricati, Coordinate bancarie o postali e Scambio internazionale informazioni fiscali.
Un plotone che, sebbene non abbia come obiettivo solo quello di scovare gli evasori, diventa una sorta di Grande Fratello fiscale. Ma qui sorge una domanda? Come è possibile che ogni anno sfuggano al fisco una ottantina di miliardi a titolo di evasione?
Più o meno, secondo i dati rielaborati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, si tratta dell’11% del gettito. Il valore assoluto più alto è in Lombardia, cioè dove è più alta la concentrazione delle attività economiche, ma è nel Mezzogiorno che il peso percentuale si inarca oltre il 16%. Con la Calabria maglia nera del sommerso (18,4%).
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Un’ulteriore conferma che non basta stringere i controlli per beccare gli evasori mentre si mostra la faccia buona del Fisco Amico con chi commette errori veniali o è davvero in temporanea difficoltà.
La vera soluzione per contrastare il sommerso è abbassare le tasse. Basta sfogliare i manuali in uso al primo anno della facoltà di Economia alla voce “Curva di Laffer“. Occorre un’imposizione fiscale più equa anche per i redditi medio-alti, a cui oggi il fisco erode anche più della metà dello stipendio lordo.
La riforma fiscale complessiva promessa del governo è urgente e necessaria.