Economia

Cercasi auto nuova disperatamente…

La carenza di chip dovrebbe costare all’industria automobilistica $ 110 miliardi di entrate nel 2021

Economia

La carenza di chip costerà solo all’industria americana oltre 110 miliardi di dollari, ma il deficit sarà importante anche in Europa ed Italia. Non permetterà a moltissimi di noi di comperare un’ auto nuova. Salgono alle stelle anche i prezzi dell’usato ed i concessionari non hanno più neanche quelle.

 

Sono parcheggiati in mega lotti in tutto il Nord America e riempiono le vaste aree di parcheggio fuori dal Kentucky. Decine di migliaia di camion e SUV Ford e GM  luminosi, lucenti e mai guidati .

Sembrano pronti per la corsa, ma non lo sono. Gli acquirenti sono in fila per comprarli, ma non possono. 

 

Ma i veicoli non hanno chip.

E così queste auto e questi camion aspettano in purgatorio, per un valore di oltre 1 miliardo di dollari, lavati dalla pioggia e scintillanti al sole primaverile, una silenziosa testimonianza della carenza globale di chip causata da condizioni senza precedenti.

La pandemia ovviamente ha costretto migliaia di piccole imprese in tutto il mondo a chiudere. Ha preso a pugni le compagnie aeree, alberghiere e navi da crociera. Anche gli immobili commerciali sono stati colpiti. Allo stesso tempo, aziende come Zoom, Peloton, i grandi della tecnologia e il resto dell’economia casalinga hanno avuto ed hanno crescite straordinarie.

Pochi hanno valutato, tuttavia, cosa sarebbe successo alle industrie dei semiconduttori e dell’auto.

La situazione negli USA soprattutto è tanto seria che se volessi acquistare un pick-up o stessi cercando una marca o un modello specifico in questo momento è meglio dimenticarlo. Perfino le auto usate scarseggiano. Di solito il problema per un concessionario è opposto: le auto sono troppe  e non ci sono abbastanza clienti. Ora, è il contrario. 

Un rivenditore del New Jersey che è nel settore da 40 anni intervistato dalla CNN ha dichiarato:       

“Una situazione di carenza d’auto come questa non l’avevo mai vista”.

La situazione appunto. E’ così grave che Ford sta riducendo o interrompendo la produzione in otto stabilimenti di assemblaggio in Nord America ed afferma che la debacle gli costerà circa 2,5 miliardi di dollari di guadagni quest’anno.

La situazione è così grave che ai lavoratori delle fabbriche automobilistiche viene detto di rimanere a casa e tutto questo potrebbe influenzare la ripresa economica. È così grave che potrebbe finire per costare all’industria automobilistica statunitense 110 miliardi di dollari, secondo AlixPartners, un gruppo di consulenza del settore.

Così grave che a Detroit hanno coniato un nuovo termine nel lessico della produzione automobilistica, “build-shy”, che evidenzia come ci siano veicoli prodotti ma non completati  (cioè senza i chip), per mantenere le fabbriche in funzione e i posti di lavoro attivi. 

È così grave che il presidente Biden si occupa del caso da mesi.

Quindi abbiamo carenze di auto e miliardi di dollari di vendite di auto perse, prezzi alle stelle per le auto usate e migliaia di posti di lavoro a rischio. Cosa diavolo è successo? Bene, COVID sì, ma anche i dirigenti hanno fatto delle scelte sbagliate. Questo più l’eccessiva dipendenza da una catena di approvvigionamento fragile e con sede non negli Stati Uniti.

Prima di entrare nei dettagli, bisognerebbe sapere che l’elettronica, (principalmente i chip) ora rappresenta circa il 40% del costo di un’auto, rispetto al 18% nel 2000. “I microprocessori e i chip che alimentano i veicoli moderni sono ora così diffusi che sono praticamente una merce allo stesso modo dell’acciaio e dell’alluminio. I chip sono usati in tutto, dal banale computer di bordo alle sospensioni attive per la scansione della strada. Hanno reso le auto più veloci, più sicure, più pulite, più efficienti e più affidabili, migliori sotto ogni aspetto.

 

Ma come è accaduto tutto questo?

Quando è iniziata la pandemia, le case automobilistiche, immaginando che i consumatori avrebbero rallentato gli acquisti di auto, hanno ridotto le loro forniture di semiconduttori. Ma l’interesse dei consumatori per gli acquisti di veicoli è rimbalzato più velocemente di quanto previsto dalle case automobilistiche. E nel quarto trimestre del 2020, hanno superato i numeri di vendita del quarto trimestre del 2019. Allo stesso tempo, le fabbriche sono rimaste inattive a causa delle restrizioni sul coronavirus, mettendo le case automobilistiche ancora più in difficoltà.

Mentre ciò accadeva, le persone in tutto il mondo hanno iniziato ad acquistare beni tecnologici di consumo per adattarsi agli ambienti di lavoro da casa e di apprendimento a distanza indotti dalla pandemia. Con le case automobilistiche che non acquistavano chip, i produttori di semiconduttori hanno iniziato a lavorare su chip per prodotti tecnologici di consumo.

Una volta che le case automobilistiche si sono rese conto di aver bisogno di più chip di quanto pensassero, i produttori di chip stavano già dedicando tempo alla produzione di pezzi per le aziende tecnologiche di consumo”.

Un grosso problema quindi è che la maggior parte dei chip viene prodotta all’estero, con gli Stati Uniti che ora rappresentano solo il 12% circa della capacità produttiva mondiale.

La situazione sta esplodendo anche in Europa.

Chiusa la produzione per mancanza di microchip negli stabilimenti Audi Volvo di Bruxelles e Gent, in Belgio. L’allarme per il mondo delle automobili era scattato già nel dicembre del 2020, quando Volkswagen aveva annunciato un calo produttivo di 100mila veicoli in tutto il mondo, perché due dei suoi principali fornitori, Bosch e Continental, non riuscivano a trovare microchip per rifornire l’azienda tedesca. Di seguito, anche NissanFiat ChryslerHonda Ford si erano comportate in maniera analoga, prevedendo ritardi o fermi temporanei delle catene di lavorazione. 

E se andassimo in bicicletta?

 

Leopoldo Gasbarro