Come l’investitore può battere l’inflazione

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Inflazione Maccar

Chi, come me, è stato bambino negli anni settanta ricorderà senz’altro una trasmissione cult della Rai di quegli anni. La trasmissione era Oggi Le Comiche e io ricordo le folli corse il sabato all’uscita della scuola per arrivare in tempo a vedere il programma alle 13. A parte la nostalgia per quegli anni, nella sigla c’era un pezzo storico in cui si vedeva una macchina perdere progressivamente i pezzi man mano che procedeva nella strada fino a rimanere quasi soltanto lo chassis.

Oggi il risparmiatore italiano, abituato a investire in titoli a tasso fisso con capitale garantito, a causa dell’aumento del costo della vita ormai conclamato, rischia di trovarsi come il guidatore di quell’automobile degli anni ‘20: perde progressivamente pezzettini di capitale, eroso dall’inflazione.

Le scelte estremamente conservative di gran parte dei risparmiatori – liquidità in conto corrente, titoli di stato e obbligazioni a tasso fisso – fatte con l’obiettivo di conservare il capitale finiscono per ottenere l’effetto opposto.

I rendimenti offerti, sia in Europa che in America, non sono più in grado di difendere dall’inflazione (+6,2% negli Usa, +4,5% in Germania, +13,5% in Cina); riprendo da un articolo apparso sul Sole 24 Ore di oggi l’intervista a un grande gestore che dice letteralmente: “Se sei un investitore in titoli di stato hai due opzioni, perdere soldi velocemente oppure lentamente”.

La politica delle banche centrali, che tengono i tassi bassi nonostante la risalita dell’inflazione, ha schiacciato i rendimenti reali portandoli stabilmente in territorio negativo (da Plus – Sole 24 Ore). Guardate come scende il valore reale dei risparmi nel tempo a causa dell’aumento del famoso “carovita”, per usare un termine proprio degli anni ’70.

Se poi il prossimo anno le banche centrali dovessero iniziare una politica di rialzo dei tassi di interesse (cosa ormai praticamente certa per la Federal Reserve, meno per la Bce) l’impatto sugli investimenti a tasso fisso – come abbiamo visto nel numero precedente – potrebbe essere devastante, soprattutto sulle scadenze lunghe.

Quindi, e mi dispiace essere ripetitivo, l’unica soluzione è diversificare maggiormente il proprio portafoglio inserendo i cosiddetti asset reali (azioni, materie prime, immobiliare gestito) capaci di agganciare il treno dell’inflazione e allungare il proprio orizzonte temporale di investimento. Per il risparmiatore medio italiano un cambio di paradigma sostanziale.

Per oggi è tutto: Arrivedorci

Massimiliano Maccari, 15/11/2021

 

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