Coronavirus, ora le assemblee sono in streaming

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Sforzandoci di vedere il bicchiere almeno per un quarto pieno, in questi giorni sta avvenendo una “rivoluzione d’emergenza” destinata a durare nel post coronavirus. Diventa obbligata l’assemblea societaria a distanza con parte del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale collegati in remoto. Con i grandi e piccoli soci forzatamente lontani e rappresentati da un proxy advisor, cioè un soggetto incaricato di rappresentare e votare (secondo indicazioni) a nome di uno o più possessori di azioni.

Si intravede la futura assemblea sociale in streaming, immaginiamo con un collegamento chiuso oppure aperto ai non soci solo per la parte di relazione degli amministratori. L’assemblea diffusa in rete apre la strada alla partecipazione dei piccoli azionisti? Probabilmente sì, perché non impone loro trasferte, la perdita di una giornata di lavoro (se il meeting societario è nei feriali) o riduce l’emozione di chi sente inadeguato a intervenire in un contesto fisico.

O forse, al contrario, riduce l’appeal assembleare perché al socio viene imposto di dare delega almeno una settimana prima, indicazione di voto e magari affida il testo della domanda agli amministratori con alcuni giorni di anticipo, dando loro il tempo di consultarsi con lo stuolo di consulenti interni ed esterni. Più o meno come avviene già laddove lo statuto prevede intervento e voto per corrispondenza. Nell’uno e nell’altro caso, la scelta di voto sull’ordine del giorno precede l’assise che dovrebbe essere il momento più alto della vita societaria, quello – come si diceva una volta – dove si forma nel dibattito in sala l’orientamento di voto del socio. Le poche assemblee di questi giorni, tutte a porte chiuse e con soluzioni adottate al momento, lasciano intendere che alle domande scritte, pervenute nei giorni precedenti, gli amministratori dovranno dare risposte prima o al massimo nel giorno stesso di svolgimento assembleare, pubblicando domande e risposte sul sito. Prima del voto se questo sarà consentito telematicamente in diretta.

Ma allora visto che le tecnologie non mancheranno, Consob, Assonime e statuti avranno spianato la strada, perché non dare al socio riconosciuto e autorizzato, la possibilità di intervenire in real time (seguendo il regolamento assembleare e probabilmente in forma scritta) per plaudire, criticare, chiedere ulteriori spiegazioni sull’andamento della società di cui è comproprietario?

Un socio attivo è un bene collettivo. Si informa di più, può dare il suo contributo, diffonde le sue esperienze di socio di capitale ad amici e conoscenti aumentando la consapevolezza finanziaria. Migliora la qualità del suo dialogo con banche, compagnie e consulenti finanziari.

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