Economia

Crisi economica, i 12 numeri che devono farci preoccupare

“0,1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89,144,233…”

Eh sì, è proprio “lei”, è la successione di Fibonacci: una successione di di numeri interi in cui ciascun numero è dato dalla somma dei due precedenti (esclusi i primi due che sono 0 e 1).

Leonardo Pisano detto Fibonacci è considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi, noto per aver elaborato la famosa sequenza di cui sopra che si ritrova in moltissimi elementi del mondo della natura (v. foto) e soprattutto per essere stato – se non il primo – colui che introdusse in maniera definitiva in Italia i numeri indo-arabi, cioè quelli che sono ormai da secoli di uso quotidiano, al posto dei numeri romani.

Portò in Europa l’uso del segno 0, noto in India e indicante il “vuoto”, l’assenza; in latino chiamato zephirus, in veneziano zevero e infine, in italiano, zero.

Lungi da me il voler tenere una lezione di matematica (non ne sarei assolutamente capace) è solo che l’altro giorno, scorrendo le tendenze di Twitter ho trovato l’hashtag #fibonacci e mi sono incuriosito.

Allora ho deciso di dedicare questo numero al nostro illustre antenato e ai numeri.

E quindi oggi sotto coi numeri:

7,4% l’inflazione a livello di zona euro su base annua

50 dollari, il costo di un chilo di prugne in Turchia, dove l’inflazione è al 61%

-18% la quotazione del Btp decennale scadenza Marzo 2032 (prezzo da 111,19 del 15 febbraio 2021 a 91,17 di ieri)

1,91% e 2,78% i rendimenti dei Btp a 5 e 10 toccati ieri in asta

183,50 l’ultimo spread Btp-Bund

106 dollari al barile, il prezzo del petrolio Brent

1,054 il cambio euro/dollaro

-21,23% il calo dell’indice Nasdaq dall’inizio dell’anno, ormai in quella che viene chiamato tecnicamente “bear market” o mercato in ribasso

1.897 il prezzo di un’oncia d’oro

-14,05% la perdita di ieri del titolo Amazon

-11% il drawdown dell’indice del mercato obbligazionario americano (la più alta dal 1980)

-13,3% il calo dell’indice S&P 500 da inizio anno, in piena “correzione”.

 

I numeri però vanno letti fino in fondo: se è vero ad esempio che l’S&P 500 è sotto – da inizio anno – del 13,3% non possiamo dimenticare che, dal 1928 a oggi, questo listino ha restituito un rendimento medio annuo del 10% a chi ha investito e che i drawdown sono parte integrante di questo processo di investimento (16% in media ogni anno); come dice il solito @charliebilello su Twitter, Lesson: there’s no reward without risk.

 

 

Massimiliano Maccari, 4 maggio 2022