E alla fine la rabbia è esplosa. Improvvisamente, probabilmente in ritardo rispetto a quanto mi aspettassi. E’ esplosa animata dalla disperazione, non è una semplice protesta. Non si tratta di un corteo di contestatori che una volta riposti gli striscioni tornano tranquilli nelle loro case e riprendono a fare ciò che facevano prima che il corteo cominciasse. No questa non è protesta è disperazione. Ed è molto peggio…
La gente non ne può più, non ne può più…
Non ne può più di ammalarsi, non ne può più di rischiare la vita, non ne può più di vedere i propri cari morire o finire in ospedale, non ne può più di sentirsi in ansia, in bilico per ogni cosa, per ogni situazione, senza guide, anzi con coloro che dovrebbero guidarli che si stanno trasformando nei loro peggiori carnefici.
La gente non ne può più di incertezze, non ne può più di giustizia sommaria, non ne può più di ingiustizia, non ne può più di incapacità, non ne può più di tutto quello che succede e che non vede fine…
È passato un anno, un anno e due mesi da quando molti cantavano dai balconi che ce l’avremmo fatta, che insieme avremmo superato il baratro.
Sapevamo di dover fare sacrifici, momentanei, ma eravamo certi che avremmo ritrovato la strada giusta, che alla fine la scienza, la medicina ce l’avrebbe fatta a trovare i vaccini e con i vaccini sarebbe arrivata la terra promessa, la salvezza chiusa dentro una fialetta.
Ed invece siamo punto e a capo. Senza speranza, senza luce in fondo al tunnel, ancora completamente immersi nel buio di una notte che sembra non passare mai.
Ieri in Italia sono morte 627 persone, 627 in un solo giorno. Mettetele in fila 627 anime. Non c’è spazio per immaginarle, figuriamoci contarle. Non ci possono non essere responsabili per tutto questo. Ce ne sono eccome. Ce ne sono e che paghino.
Vedrete le denunce che arriveranno, gli uffici legali che si scateneranno, per ogni morte che poteva essere evitata e non lo è stata. I dati italiani del quotidiano fanno a pugni con i dati contabilizzati da inizio Pandemia da tanti Paesi anche molto vicini a noi.
In Israele ne sono morti 6.257, in Serbia 5537, in Giappone, strapieno di anziani e di ultracentenari 9251, in Bulgaria 13.700, in Malesia 1300, in Grecia 8500. In Palestina 2753, in Slovenia 4089, in Norvegia 677, in Finlandia 860, in Thailandia 95, in Australia 909, in Vietnam 35, in Svezia 13.533.
Lo ripeto, perché non ci si confonda. Questi, dei Paesi citati nell’elenco, sono i morti totali, non quelli di un giorno.
Ma a qualcuno è venuto in mente semplicemente di andare a vedere cosa stanno facendo queste nazioni per contenere contagi e morti? Il terzo Mondo siamo noi. Noi ed un’ Europa incapace di dare risposte a se stessa, di non essere in grado di produrre un proprio vaccino, una propria strategia, una propria linea guida.
La Pandemia la sta spezzando l’Europa.
Che qualcuno copi. Copiate quello che fanno chi ha numeri migliori dei nostri. Copiate. Quante volte ho sentito dire che avremmo dato l’indirizzo al Mondo su come gestire la Pandemia. Che eravamo noi l’esempio, noi i precursori.
Quante volte abbiamo sentito critiche per svedesi ed israeliani. Critiche, non analisi. Avremmo dovuto quantomeno copiare invece di criticare.
E la paura cresce.
Cresce con i morti, i ricoveri e le inopportune incapacità di chi muove le leve di un un potere organizzativo ( si fa per dire) che non dovrebbe neanche poter sfiorare.
Che qualità dell’aria c’è in Grecia, in Bulgaria, in Slovenia, in Norvegia che non c’è in Italia?
Perché non ce lo dite?
Capite perché la rabbia alla fine è esplosa?
Non è più possibile.
Non è più accettabile che non ci siano responsabili. Chi ha scelto e composto i mille DPCM che ci hanno portato fino a qui?
Non è accettabile che si sia festeggiato l’arrivo di Mario Draghi perché competente e preparato e capace di portare avanti il paese dal punto di vista economico e nessuno si preoccupa di fare altrettanto per la sanità che oggi vale e conta anche per l’ economia?
E’ possibile che non ci pensi nessuno?
Non siamo in un videogioco in cui, una volta perse tutte le vite, arrivato il Game Over, si può resettare la partita e ricominciare da capo.
No. Le vite sono perse e quelle che non si perdono si smarriscono e quelle che non si smarriscono finisco sul lastrico o in prigione per atti che non avrebbero mai voluto compiere, in nessuna delle loro vite normali.
Questa malattia è subdola. E’ subdola perché incompresa, perché nessuno ne conosce o ne spiega i reali meccanismi.
Perché nessuno la capisce.
Perché prima di essere una malattia è stata trasformata dall’opinione pubblica, da una comunicazione assurda, in un’ossessione.