Economia

Draghi e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

La presentazione del premier Draghi alle Camere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha avuto quel taglio politico che ricorda lo spirito del dopoguerra nella fase della ricostruzione del paese, lo spirito De Gasperi per intenderci che poi ha espressamente citato, un taglio più che giusto considerato il momento che sta vivendo il nostro paese, giusta anche l’impostazione del piano nella sua funzione, un PNRR assai ambizioso, essenziale, un’opportunità unica per l’Italia.

Le grandi questioni che dovranno accompagnare la realizzazione del Piano sono sicuramente la gestione nelle sue procedure che dovranno essere più snelle e soprattutto le critiche politiche che dovranno essere più suggerimenti costruttivi che strumentali, tanto per fare un esempio,  la questione di un’ora in più o in meno del coprifuoco che ha tenuto viva una discussione quantomai sterile nei vari talk show e nelle pagine dei quotidiani ma che di fatto nulla di costruttivo o di valore aggiunto alla fine ha portato agli italiani.

E’ giunto il momento che i leader di ogni schieramento politico antepongano l’interesse e il futuro dei giovani alla loro ambizione politica o elettorale del momento, di certo non sono un pugno di voti a fare la differenza nel lungo termine, oggi gli italiani, ancora di più i giovani, si meritano una classe dirigente matura e responsabile che sia capace e dimostri di saper guardare oltre.

Oggi in Parlamento il paese ha iniziato il percorso della sua sfida più importante, straordinaria ed epocale, affrontare quel cambiamento strutturale capace di riportare la penisola tra i paesi europei più competitivi, lasciandosi finalmente alle spalle quel declino inesorabile che l’ha attanagliata per oltre venti anni, dove gli investimenti pubblici sono stati la metà di quelli effettuati dagli altri paesi europei come Germania e Francia.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è finalmente svelato ed entro il 30 aprile dovrà essere inviato alla Commissione Europea, pagine e pagine che ridisegnano l’economia, la competitività dell’Italia e il suo destino, un’Italia bisognosa di modernizzazione e cambiamento ad iniziare dalla sua Pubblica Amministrazione.

E’ l’occasione che il nostro paese non deve assolutamente sciupare, è il momento dove Stato centrale, regioni ed enti locali, facciano rete e lavorino in modo coeso e sinergico per riportare l’ Italia ad essere protagonista in quel contesto europeo di cui ne è stata fondatrice.

Il Piano prevede finanziamenti per circa 221,1 miliardi, 191,5 miliardi dal Recovery Fund tra sussidi e prestiti a basso interesse, a cui si aggiungono risorse interne per circa 30,6 miliardi.

A queste risorse si aggiungono quelle rese disponibili dal programma REACT EU che verranno spese negli anni 2021 -2023.

Come saranno spese queste  ingenti risorse, il PNRR tra i tanti interventi, destina fondi alle infrastrutture, nello specifico alla linea ferroviaria all’ alta velocità, nuovi tracciati, ammodernamento di quelli esistenti, riqualificazione delle stazioni, anche se purtroppo poco presta attenzione all’aspetto delle reti regionali, bisognose di ammodernamento in molte regioni.

Guarda alla banda larga, alle reti ultraveloci, come il 5g,  a tal proposito sono stati stanziati 6,31 miliardi,  una connessione internet che finalmente riuscirà a raggiungere l’intera penisola  entro il 2026, senza distinzione di territorio.

Attraverso l’economia circolare si favorirà la interrelazione tra attività anche molto diverse tra loro, dove i rifiuti di una potranno divenire risorse  per l’altra, con  il piano nazionale borghi si finanzieranno  interventi di recupero del patrimonio storico, il superbonus permetterà l’agevolazione fiscale per le ristrutturazioni che hanno l’obiettivo di rendere gli edifici più efficienti sotto l’aspetto energetico.

Per i giovani under 35 è prevista la  garanzia di stato, coloro che vorranno acquistare la prima casa, potranno contrarre il mutuo senza anticipo grazie appunto allo Stato che fungerà da garante, come altresì, il garantire sempre ai giovani in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, stanziando quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi e 500 milioni per le borse di studio per accedere all’università.

La missione del lavoro è affidata alle politiche attive e alla formazione dove sono destinati fondi per circa 22 miliardi, ulteriori 7,3 miliardi arriveranno dalle risorse di React-Eu, qui sono previste misure specifiche per l’ imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere, molto aiuta in questo senso anche lo stanziamento di 4,6 miliardi per la creazione di 228.000 nuovi posti negli gli asili nido.

Prevista l’assistenza domiciliare agli over 65 non autosufficienti, questo è un significativo intervento di riforma per la non autosufficienza in aiuto agli anziani.

Riguardo la giustizia l’obiettivo è ridurre l’arretrato ed evitare che se ne formi di nuovo, diminuire i tempi dei processi del 40 per cento per il civile e il 25 per cento per il penale.

Alla ripartenza del Sud, al Mezzogiorno e alla sua crescita, ferma da tempo immemore, viene dedicato un proprio capitolo se si considera che dal suo rilancio passa anche la ripartenza dell’intero paese.  

Un Piano che prevede molto altro ancora per la rinascita della nuova Italia, che a voler concludere con le parole del premier Draghi “permette investimenti che sarebbero stati impossibili e impensabili fino a pochi giorni fa. Tutto il piano è un investimento sul futuro e sulle nuove generazioni” …rimane la speranza che la politica tutta partecipi con scienza, coscienza e senso di responsabilità anche perché restarne fuori significa essere ricordati come parte non attiva a quello che è il più grande e corposo pacchetto di investimenti e riforme del nostro paese nel terzo millennio.

 

 

Lorena Polidori