Draghi ora può introdurre l’obbligo vaccinale.

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Oltre il 70% degli italiani di età superiore a 12 anni è già vaccinato. Una percentuale che valica gli aspetti strettamente sanitari e diviene un indicatore politico, che produrrà conseguenze non solo sulla durata del governo Draghi. La suggestione delle correlazioni statistiche a volte può favorire dei bias cognitivi, ma verificare che anche il 67% degli italiani, secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli, giudica positivamente l’operato dell’ex Governatore della BCE, consente un’analisi politica sullo stato di avanzamento della campagna vaccinale e sulle ricadute che questo successo produrrà sul futuro quadro istituzionale del paese.

Uno degli impegni per il quale è nato il governo di unità nazionale ed emergenza varato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel febbraio scorso sta per essere realizzato. Indubbiamente è una medaglia che il governo e il commissario Figliuolo, per lui l’ennesima, potranno appuntarsi al petto.

Gli italiani, oltre il clamore o lo schiamazzo mediatico dei no-vax, hanno aderito in massa all’invito delle autorità sanitarie e governative. Un dato che rappresenta una delle percentuali più alte nell’Unione Europea e che dimostra che la grande maggioranza dei nostri connazionali si fida della scienza e del metodo istituzionale con il quale il governo ha ideato le modalità per “invitare” la popolazione a vaccinarsi.

Una percentuale che se da un lato non è sufficiente al momento a garantire l’immunità di gregge e che sconta comunque la mancata adesione di alcune specifiche realtà territoriali (Sicilia e Sardegna su tutte) e fasce anagrafiche (i cinquantenni) più restie a seguire le indicazioni delle autorità, dall’altro pone il governo in una condizione di forza tale da poter ipotizzare e prevedere un cambio di strategia radicale rispetto a quello attuato finora.

Dopo mesi di “spinta gentile”, di incentivi alla vaccinazione correlati alla possibilità di avere una vita lavorativa e sociale piena grazie all’obbligo del green pass, ora è probabilmente giunto il momento di sprintare verso la quota del 90% di vaccinati, attraverso l’introduzione di un altro obbligo: quello vaccinale. Prima per alcuni comparti, quello pubblico ad esempio, e poi nei confronti degli ultimi riottosi.

La forza politica di un governo in una democrazia deriva dalla forza di adesione dei cittadini alla sua visione. Non c’è dubbio che la stragrande maggioranza degli italiani è favorevole al vaccino, essendoselo fatto inoculare, e non sarà disposta a veder vanificato il proprio sforzo per colpa di una minoranza che non vuole adeguarsi alle evidenze fattuali della scienza.

La spinta verso l’obbligo vaccinale non sarà più una prospettiva che giungerà dall’alto (le élite mediche o le forze produttive), ma una spinta inesorabile che arriverà dal basso, dai lavoratori e dai piccoli operatori economici che non potrebbero reggere l’ennesimo lockdown. Grazie a questa legittimazione popolare il governo potrà consentirsi nelle prossime settimane di imporre quello che solo pochi mesi fa non sarebbe stato accettato né dalle forze politiche, né dal paese reale.

In questo contesto la scommessa di chi dentro la maggioranza e fuori da essa continua a lisciare il pelo alle motivazioni dei no-vax, sembra davvero avventata. Il metodo di creazione del consenso ideato da Draghi su questo specifico punto ha ridefinito anche un perimetro dentro il quale si muove una diversa società civile rispetto a quella che andò alle urne nel 2018.

Una società civile che torna a credere nella competenza, nel merito, nella scienza. Un perimetro di emergenza costituzionale che potrebbe essere per lungo tempo ancora, almeno fino alle elezioni del 2023, ma anche oltre, la maggioranza politica che prenderà le scelte più importanti per il futuro dell’Italia. A partire dall’elezione del Presidente della Repubblica, fino alla definizione di una diversa offerta politica rispetto all’attuale per le future elezioni nazionali.

Sullo stare dentro o fuori questo perimetro si giocherà la capacità delle forze politiche di intuire come davvero la pandemia ha modificato il rapporto degli italiani con la politica, con il potere, con la scienza. 

 
Antonello Barone
 
 

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