Può essere solo una mossa dimostrativa oppure un colpo durissimo per i paesi europei. Come ha spiegato Leopoldo Gasbarro ci vorranno alcune settimane per verificare l’effettiva portata dell’imposizione di pagare in rubli le importazioni di gas e petrolio con l’intermediazione di Gazprombank. Perché ci si può chiedere quali saranno le condizioni e le commissioni applicate e a che tasso di cambio avverrà il trasferimento.
Di sicuro c’è che il denaro è diventato un’arma a tutti gli effetti. Un’arma per le sanzioni occidentali: dall’esclusione della Russia dal sistema internazionale dei pagamenti al blocco degli averi russi all’estero, dalla chiusura delle attività economiche alla sospensione dell’operatività delle carte di credito; un’arma per la risposta russa sfruttando la forte dipendenza europea dalle fonti energetiche russe.
C’è in tutta questa vicenda una interessante rivincita della storia. Il denaro viene rivalutato proprio dove cent’anni fa se ne chiedeva la completa abolizione. Nel giugno del 1919, poco più di un anno dopo la Rivoluzione d’ottobre, il Comitato esecutivo centrale di tutte le Russie ordinò infatti di elaborare forme di regolamento non monetario in vista di un’abolizione totale del denaro. Era questa l’ispirazione che aveva segnato i primi passi del nuovo regime dopo la caduta dello zar: tutte le banche erano state nazionalizzate e il debito pubblico era stato azzerato in attesa di un’economia socialista fondata non più sui capitali, ma sui Piani poliennali e sulla centralizzazione delle decisioni.
Lo stesso Vladimir Ilich Lenin aveva tuttavia consigliato prudenza di fronte alla volontà di abbattere qualunque vestigia del capitalismo. E anche Marx ed Engels avevano sostenuto che la realizzazione del socialismo avrebbe richiesto tempo e gradualità. E il denaro, quindi, considerato l’arma più potente della borghesia, doveva continuare ad esistere per i commerci con le nazioni che ancora stentavano ad entrare nel nuovo paradiso della classe operaia. Comunque, l’esito a medio termine non era messo in discussione: “Quando saremo vittoriosi su scala mondiale, aveva assicurato Lenin, useremo l’oro per costruire gabinetti pubblici nelle maggiori città del mondo”.
Pochi mesi dopo la propaganda lasciò comunque spazio al realismo. Agli inizi del 1921 il nono congresso dei soviet di tutte le Russie approvò una nuova politica economica, basata sulla stabilità monetaria e sugli scambi all’interno e all’estero. E lo stesso Stalin, pochi anni dopo, affermò che il denaro, strumento dell’economia borghese, era stato preso nelle mani del potere sovietico che lo ha adattato alle esigenze del socialismo.
Lo scontro sul denaro appare ancora aperto ed è in ogni caso auspicabile che arrivi prima il processo di pace e che su tutte le frontiere tornino a circolare le merci e i capitali e non i profughi e i carri armati.
Gianfranco Fabi, 4 aprile 2022