È ora di adeguare i salari al costo della vita

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La ripresa economica nel nostro paese è messa a dura prova oggi dalla guerra in Ucraina che da qualche mese sta preoccupando il mondo intero ma ancora prima, ieri, dalla pandemia.

E’ sotto gli occhi di tutti esperti e meno esperti di economia che gli effetti collaterali di questa guerra stanno avendo delle ricadute sul PIL 2022, i consumi registrati ad oggi sono in netto calo e anche quelli che si possono ipotizzare per l’immediato futuro non registreranno crescite.

Sotto l’aspetto energetico il dato è molto preoccupante se il prezzo si mantiene ai livelli odierni su moltissime imprese ricadranno costi molto importanti, quasi il triplo del precedente anno, stessa cosa dicasi per  il gas.

I fattori economici di  estrazione geopolitica stanno dando vita ad  una vera e propria tempesta perfetta a danno soprattutto delle micro e piccole imprese che già erano molto provate e impegnate nella  ripresa dall’uscita  dalla pandemia.

Nel  nostro paese i prezzi rispetto al 2019 saranno più alti di quasi il doppio, il tutto ricadrà sulle  famiglie considerato che questo quadro a dir poco drammatico erode proprio il loro  potere di acquisto, inutile dire che i consumi saranno di molto inferiori rispetto all’anno precedente con effetti decisamente seri sulla domanda interna.

Le retribuzioni del pubblico impiego e del privato sono ferme e l’Istat dichiara che l’attuale andamento retributivo considerata la forte spinta inflazionistica porterebbe a stimare una perdita del potere di acquisto nel 2022 pari a quasi 5 punti percentuali, sintesi: aumenta il costo della vita ma non le entrate del reddito e le due cose non si adeguano assolutamente.

I livelli dell’inflazione che si registrano sono  molto alti, praticamente fare i conti con l’economia personale è diventato un compito sempre più arduo,   complicato e difficile per la maggior parte degli italiani e gli interventi del Governo attraverso i tanti bonus o  con i caro bollette, non sono per niente sufficienti,  soprattutto per quei nuclei definiti più “vulnerabili”.

Si ha come la percezione che ci si sta impoverendo ogni giorno di più o, comunque è costante la necessità di  avere un aumento reddituale decisamente più corposo nella busta paga che riporti gli italiani allo stato di serenità come i nostri Padri Costituenti hanno scritto su quella che è la nostra prima legge la Carta Costituzionale l’art. 36 ce lo ricorda in tutto il suo splendore che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.”

Siamo al dunque che la maggior parte degli italiani si trovano nella condizione di dover ripartire al meglio il proprio denaro, dovendo  individuare quelli che sono i consumi da ritenere indispensabili  che non si possono tagliare e facendo dirigere il consumo dove più interessa…. non c’è influencer che tenga per dirla utilizzando termini da terzo millennio.

 

Solo per opportuna precisazione, il potere di acquisto riguarda il rapporto tra la crescita dei prezzi al dettaglio appunto inflazione e l’entità degli stipendi, per potere di acquisto pertanto si intende la quantità di merci che a partire dai prezzi del mercato è possibile acquistare con una quantità determinata o meglio,  certa di moneta.

Se come detto prima ma è bene ribadirlo, l’Istat ha certificato per il 2022  che l’inflazione crescerà di oltre il 6% mentre i salari cresceranno meno dell’1% il potere di acquisto degli stipendi degli italiani calerà del 5% con il conseguente effetto negativo sull’intera economia, meno produttività e chiusura di attività e conseguente crescita della disoccupazione.

Lo scenario attuale è decisamene drammatico ci riporta indietro di qualche decennio,  la perdita del potere di acquisto degli italiani è molto alta e davanti all’incertezza si matura la consapevolezza di dover attuare una gestione delle proprie finanze in modo più che ottimale senza intravederne una fine nell’immediato futuro,  come anche si matura sempre più la consapevolezza di quel forte gap che si registra tra varie  retribuzioni dello stesso  comparto e tra  diversi comparti  e/o servizi verso la collettività che finiscono sempre più insistentemente  sotto i riflettori e sotto l’occhio vigile e attento degli italiani.

Lorena Polidori, 14 maggio 2022

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