E ora la Russia pretenderebbe che gli USA restituissero l’ Alaska. Alla Russia naturalmente.
La notizia non è fresca di giornata, ma finita nel calderone delle notizie quotidiane che sono sempre tantissime è passata un po’ sottobanco. Ed invece rappresenta un elemento di forte disgiunzione, semmai ne servissero altri, tra Stati Uniti e Russia.
L’immagine di copertina di questo articolo ci racconta un cartellone pubblicitario in cui l’Alaska risulterebbe annessa alla Russia. Un primo passo soft per messaggi diversi più in la nel tempo?
Da dove parte la storia?
Per comprenderlo bisognerebbe fare un bel salto indietro nel tempo.
E’ il 30 marzo del 1867, giorno della firma del Trattato di cessione dell’Alaska agli USA. Dell’affare venne incaricato l’ambasciatore a Washington, il barone Eduard de Stoeckl. Le trattative si conclusero dopo un’ultima riunione, protrattasi un’intera notte, ed il trattato venne firmato alle 4 del mattino del 30 marzo 1867. Il prezzo d’acquisto venne fissato in 7.200.000 dollari americani (equivalenti a circa 141 milioni di dollari del 2022).
Questa è la foto dell’assegno che fu allegato al contratto di compravendita, l’assegno che garntì il contratto anche dal punto di vista della legislatura internazionale.
L’opinione pubblica americana accolse piuttosto sfavorevolmente l’affare: era un mondo selvaggio e gelato. Solo decenni dopo si venne a sapere quanto l’Alaska era ricca di risorse minerarie e di quanto quelll’accordo oggi abbia un valore completamente diverso.
Ma se oggi è diverso lo è anche e soprattutto agli occhi di una Russia sempre più alla ricerca di una forte egemonia nel mondo. La guerra all’Ucraina sta diventando una sorta di testa di ponte sull’Europa, un’ Europa sempre più frammentata, indebolita e rallentantata anche dalla difficoltà in cui vivono i suoi leader.
Non è un caso che proprio Medvedev ieri abbia postato su telegram la foto che segue chiedendo chi potrà essere il prossimo:
Il “dividi et impera energetico” della Russia sta scuotendo con forza i palazzi dell’ Europa che conta, li sta indebolendo nelle infrastrutture politiche e finanziarie e soprattutto li sta battendo sul piano di quella capacità di produrre energia. Staremo a vedere se l’ Europa messa alle strette sarà in grado di reagire con forza.
Ma torniamo all’Alaska. Proprio con il conflitto in corso la Russia sembra essersi accorta del valore intrinseco delle ricchezze di ogni genere, presenti in quei erritori. E… li rivorrebbe indietro.
Inutile dire che questa richiesta, più o meno ufficializzata, non lecita, visto il contratto di vendita del 1867, rischia di far “Saltare un altro Banco”. Vedremo cosa accadrà. In tal senso il nostro Pianeta sembra essere sempre più limitato e forse, ma lo racconteremo domani, è già pronta una nuova corsa nello spazio.
Lepoldo Gasbarro, 15 luglio 2022