Aumentano gli italiani pronti a fare shopping per i regali di Natale. E’ la prima volta che accade dal 2019 e la spesa media arriva a 186 euro a persona, decisamente di più dei 157 euro del 2022. Ma che cosa acquisteranno gli italiani ? Soprattutto alimentari e giocattoli per i bambini. Insomma le feste saranno all’insegna della tradizione.
Per amor di precisione salgono al 73,2% i connazionali he sta per aprire il portafoglio pur di aggiudicarsi i pacchi doni da sistemare sotto l’albero di Natale (contro il 72,7% dell’anno scorso). A prendere il polso al Paese è una ricerca di Confcommercio-Imprese per l’Italia condotta in collaborazione con Format Research. La diagnosi è comunque divisa in due quando si guarda al budget dei singoli consumatori: se da un lato, infatti, crolla di sei punti chi spenderà fino a 300 euro (sono il 91,7% contro il 97,2% del 2022), all’opposto triplicano all’8,3% coloro che ne sborseranno oltre 300 euro (erano il 2,8% l’anno scorso).
Per molti non ci sarà, insomma da festeggiare sotto l’albero anche perché il 25% di chi sta aspettando l’accredito in banca della tredicesima, dovrà destinarla a pagare le tasse e le bollette. Il caro vita, malgrado l’iniziativa del carrello tricolore varata dal governo, si fa quindi ancora sentire molto. Per non parlare delle 200mila famiglie che, per colpa dei continui rialzi ai tassi della Bce, non si riescono più a pagare il mutuo e rischiano di perdere la casa.
Ma che cosa porterà Babbo Natale a grandi e piccini? Gli italiani regaleranno soprattutto prodotti enogastronomici (72,27%), giocattoli (50,1%), prodotti per la cura della persona (49,6%) e capi di abbigliamento (49,4%), con un trend in aumento rispetto al 2022. Tra i doni acquistati online, prevalgono invece le carte regalo (83,4%) e gli abbonamenti streaming (77,8%), seguiti da libri ed ebook (65,2%) e film, dvd e musica digitale (38,7%).
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Quanto ai canali di acquisto per i regali di Natale, a dominare continua a essere Internet che cresce di altri quattro punti percentuali fino al 68,5% ma aumentano anche gli acquisti presso i negozi di vicinato passati dal 45% al 48,3% e presso le catene della distribuzione organizzata. Sembra invece essersi spenta la grande passione per outlet o spacci aziendali e il commercio equo e solidale, che restano entrambi stabili a poco meno del 13% delle preferenze.