… Ti ristrutturiamo casa pensando noi a tutto, spese comprese! … Sostituisci i tuoi infissi con il 50% di sconto in fattura! … Approfitta della cessione del credito per ristrutturare il tuo bagno con il 50% di sconto diretto in fattura… E così via per caldaie, impianti fotovoltaici, cappotti termici…
Questi sono solo alcuni dei “claim” pubblicitari che si vedono su manifesti e locandine, in rete, o che ci arrivano per mail e che vediamo affissi all’interno dei punti vendita specializzati.
Oggi chiunque abbia a che fare con una ristrutturazione (tra clienti, produttori, ditte e rivenditori), non parla d’altro: cessione del credito e sconto in fattura.
Ma è proprio così conveniente cedere il credito per ottenere uno sconto in fattura quando si devono fare dei lavori in casa o sostituire gli infissi?
Curioso il fatto che tutta la comunicazione pubblicitaria, per chi propone ristrutturazioni, serramenti o impiantistica, sia incentrata sull’offerta di questo “fantomatico” sconto in fattura del 50% o, addirittura, del 110%. Di contro i clienti finali cioè quelli che dovrebbero effettuare dei lavori di riqualificazione energetica in casa, sembrano essere “tarantolati” nella ricerca su piazza (e non solo) di quel fornitore che concede questa opportunità.
Ma la cessione del credito e questo sconto diretto in fattura sono davvero una opportunità per il cliente finale?
Teniamo presente che quel cliente, che gira ansioso alla ricerca dello sconto in fattura (e lo fa anche con pretesa ed a volte con eccessiva aggressività), è lo stesso cliente che si lamenta con il proprio consulente finanziario o la propria banca per i tassi di interesse a 0 sul conto corrente o discute dei rendimenti troppo bassi sui propri risparmi investiti in fondi azionari o obbligazionari, e che magari si avventura nel trading on line, alla ricerca di miglior fortuna.
Torniamo alla domanda di prima: è davvero una opportunità per questo cliente cedere il proprio credito fiscale per ottenere questo sconto in fattura immediato?
Concentriamoci per un attimo sull’Eco-Bonus; possiamo poi facilmente trasporre le stesse considerazioni sul Super-Bonus 110% e sugli altri incentivi. Con l’Eco-Bonus lo Stato riconosce la possibilità di recuperare la spesa per interventi di riqualificazione energetica (sostituzione infissi) in 10 anni in quote costanti con la concessione di un credito di imposta par al 50% dell’intera spesa. Tralasciamo per un attimo i vincoli di “trasmittanza” degli infissi, i limiti di detrazione per metro quadro introdotti con il Decreto rilancio e le differenti aliquote IVA; focalizziamoci sugli aspetti finanziari di una operazione di cessione del credito al rivenditore con l’ottenimento di uno sconto in fattura diretto del 50%.
Per il rivenditore questa operazione equivale a impegnare della liquidità a fronte dell’acquisizione di un credito d’imposta del cliente, recuperabile in 10 anni a quote costanti. E’ chiaro che quel rivenditore, in una situazione del genere ed a parità di importi (tra credito acquisito e recuperabile in 10 anni, e valore dello sconto in fattura concesso), va in difficoltà finanziaria poiché, di fatto, incassa il 50% di danaro in meno e quindi ha una minore liquidità per far fronte ai suoi impegni. Quindi quell’imprenditore dovrebbe ricorrere a mezzi propri ovvero ad un finanziamento da parte della banca per coprire quell’ammanco di cassa. Il Decreto Rilancio introduce la possibilità, per chi acquisisce un credito d’imposta da un cliente, di cederlo a sua volta ad un altro fornitore ovvero ad istituti finanziari come Banche o altri intermediari creditizi. In realtà questa cessione diretta alla propria Banca, può farla anche il cliente finale a conclusione dei lavori di riqualificazione energetica.
Le banche trattengono un valore di oneri finanziari intorno al 20% dell’importo ceduto; le ESCo (Energy Service Company), prime ad acquisire il credito d’imposta raccolto dai rivenditori e produttori sin dal 2019, trattengono addirittura il 30% dell’importo ceduto. Le Poste Italiane sembrano praticare degli oneri finanziari sull’operazione di cessione più contenuti.
In una situazione del genere quali “trappole” possono nascondersi per il cliente finale?
Prima di tutto il rivenditore aumenta il prezzo del bene venduto (nella fattispecie infissi) come è giusto che sia… In sostanza si ragiona come quando si acquista una auto nuova e si da indietro la vecchia auto in permuta; per analogia quel concessionario di auto concede figurativamente denaro liquido (che non incassa), prendendo in carico una vettura che potrà trasformare in liquidità solo nel tempo, dopo averla venduta o ceduta ad un altro concessionario. Quindi solitamente con la permuta, non si ottiene lo sconto sull’auto nuova appena acquistata ed inoltre la valutazione del concessionario sull’auto vecchia, non fa mai felice l’acquirente…
- Ecco dunque la prima trappola a cui occorre fare attenzione: acquistare un infisso (o ricevere una ristrutturazione da Super-bonus 110%) con un valore intrinseco dei beni acquistati inferiore (anche di parecchio) a quello reale. Non ci sono prezzi imposti e quindi il rivenditore (su un libero mercato), è “libero” di aumentare il prezzo a suo arbitrio verso un cliente che non conosce bene i prodotti da ristrutturazione (pensate ai materiali impiegati per i lavori edili), come potrebbe invece conoscere molto bene il prezzo di una automobile per tutta una serie di fattori facilmente comprensibili.
- Seconda trappola: si parla di 10%, 15%, 20% e addirittura 30% come oneri finanziari per una operazione di cessione del credito (fatta al rivenditore, al General Contractor, ad una ESCo ovvero alla Banca). Ma quale dovrebbe essere la percentuale di oneri finanziari congrua? C’è una bella differenza tra lo scontare un credito d’imposta al 10% o al 30%! Chi vigila su questa forbice di tassi?
- Terza trappola: quasi nella totalità dei casi, il cliente paga il 50% (valore della fornitura con sconto diretto in fattura) all’atto della firma del contratto, mentre le forme di pagamento solite per un acquisto di infissi senza cessione del credito sono differenti e più morbide: 20% all’ordine, 50% quando il materiale è pronto in magazzino (circa 2 mesi dopo l’ordine) e 30% alla chiusura dei lavori (cioè si chiude il pagamento quando tutto è terminato e quando le aspettative circa il lavoro svolto, sono completamente soddisfatte). Nel caso di cessione del credito e pagamento completo del 50% all’ordine, che leve si hanno se il rivenditore ritarda la fornitura degli infissi? E se qualche rifinitura a fine lavori non è terminata? Si sa come va a finire quando il pagamento avviene tutto in anticipo (come in questo caso), e quando alla fine sopraggiunge qualche problema.
- Quarta trappola: per dar seguito alla cessione del credito con sconto in fattura, si sottoscrive un contratto di cessione che tutela il rivenditore (come è giusto che sia), verso il verificarsi di anomalie nella procedura fiscale. Il contratto di cessione del credito parla chiaro: in caso di problematiche il cliente finale ha l’onere di versare immediatamente, con un nuovo bonifico al rivenditore, il valore del credito ceduto; e quando di mezzo ci sono i cassetti fiscali, le cessioni e le accettazioni di credito e quant’altro, il timore che qualcosa possa incepparsi è lecito, e la beffa sarebbe quella di pagare il 100% per degli infissi a prezzo più che pieno e tutti gli oneri accessori, con la necessità di dover poi correre dietro a ricorsi o peggio a cause legali.
Un cliente finale dovrebbe ragionare sul fatto che se presta i soldi alla banca attraverso il suo Conto Corrente ottiene 0 (zero), spese di tenuta conto e oneri vari a parte.
Se investe in strumenti finanziari, la doppia cifra negli interessi attivi è un “miraggio” riconducibile solo agli anni ‘80. E dunque, se da un lato si è alla ricerca di investire in strumenti finanziari per proteggere i propri risparmi, perché non si usano gli stessi criteri per “investire” nel proprio credito d’imposta? Anche questa è una operazione di investimento finanziario addirittura a tasso fisso e garantita dallo Stato! Perché “regalare” questa opportunità alle Banche?
Proviamo ad immaginare uno scenario di questo tipo: sostituisco i miei infissi e riqualifico la mia casa con in “investimento” di 20.000 €.
- Primo punto: scelgo i miei infissi con l’obiettivo di ottenere il massimo dello sconto pagando l’intero importo al rivenditore e ottenendo il miglior prodotto per qualità. Ed in questa circostanza il rivenditore è ben felice di accordare uno sconto extra che può arrivare anche ad un 10% di questi tempi.
Quindi ci troveremmo a pagare un bene 18.000 €. In caso di sconto in fattura diretto invece, gli imponibili per la stessa fornitura potrebbero arrivare, a prezzo di listino pieno, anche di 26.000 € se si pensa al rivenditore che deve calcolare gli oneri finanziari per la successiva cessione e per la liquidità che anticipa; poi occorre ricomprendere il costo della pratica di cessione (poche rivendite sono organizzate con un settore amministrativo in grado di gestire le pratiche e dunque ci si affida al commercialista esterno); infine ci sono i costi per le pratiche ENEA che il rivenditore deve tenere sotto controllo per il buon fine di tutta l’operazione di cessione del credito successiva verso le banche, con un naturale ricarico di costo pratica verso il cliente.
A questo punto va considerato un mero “specchietto per le allodole” il fatto di pagare “solo” (si fa per dire) 13.000 € in luogo di 26.000 € (per un qualcosa che ha un valore reale di 18.000 €!)
- Secondo punto: scelgo il finanziamento più appropriato per la mia operazione di “investimento” in riqualificazione energetica. Se si è già seguiti da un consulente finanziario o da una banca per i propri risparmi, entrambi in periodi come questi, saranno ben felici di proporre un finanziamento, magari in funzione degli investimenti finanziari in gestione, con lo “spread” sul prestito che può variare sensibilmente (da un 4% fino ad abbassarsi all’1,5% per quei risparmiatori che hanno ingenti capitali di risparmio investiti); restano comunque vantaggiosi anche i tradizionale crediti al consumo su altri circuiti (proposti dagli stessi rivenditori).
Immaginiamo dunque di ottenete un finanziamento dalla banca ad un tasso del 4% annuo e consideriamo di voler prende in prestito per entrambe le operazioni (con sconto in fattura e senza sconto in fattura) tutto l’importo da pagare attraverso un finanziamento in 10 anni, per poi confrontare i risultati.
Nel caso dello sconto in fattura immediato (spesa totale 13.000 €), con il tasso di interesse annuo al 4% ed un rimborso del capitale in quote constanti di 1.300 €, in fondo ai 10 anni avremo restituito alla Banca un totale di 15.860 € con un controvalore reale acquistato di 18.000 €.
Senza lo sconto in fattura, considerando il recupero del credito annuale sulla dichiarazione dei redditi, esborseremo realmente 12.960 € sempre con un controvalore acquistato di 18.000 €, con un risparmio di 2.900 € rispetto alla manovra di cessione del credito a terzi.
Mettendo a confronto queste due operazioni, oltre al risultato finale, già dal primo anno portare in detrazione gli infissi sulla propria dichiarazione dei redditi, è più conveniente rispetto alla stessa operazione condotta con lo sconto diretto in fattura (tab 1 finale).
Se invece togliessimo dal conto corrente tutti i 18.000 € necessari per l’acquisto degli infissi finanziando l’operazione con soldi propri, oltre ai serramenti rinnovati in casa, lo Stato ci restituirebbe indietro ben 9.000 € di liquidità in 10 anni, ed al settimo ed all’ottavo anno raggiungeremmo il pareggio rispetto ai finanziamenti di Tab. 1, con un risparmio totale alla fine dei 10 anni rispettivamente di 6.860 € e 3.960 € nelle due ipotesi descritte; fermo restando che potremmo sempre decidere di scontare per i fatti nostri quei 9.000 € alla Posta al 10% di oneri finanziari, incassando già alla fine dei lavori 8.100 € .
Naturalmente tutto assume maggiore rilevanza se si considera il 110% di credito di imposta ed il recupero in 5 anni previsto per il Super Bonus.
Ciascuno torni dunque a pensare al suo mestiere!
Il cliente faccia i suoi acquisti pensando alla qualità di quello che compra, al prezzo ed alle condizioni di pagamento.
Il serramentista e le aziende di ristrutturazione edilizia, tornino a pensare ai prodotti e al servizio offerto.
Le banche e i professionisti finanziari, facciano vera consulenza finanziaria anche in questo tipo di operazioni.
Buon investimento in infissi e buona Customer Experience a tutti dunque.
Giovanni Ricci, CEO &Founder Mikaline