Di solito la costruzione di un asset di portafoglio viene concordata con un consulente o private banker ma da quando le conoscenze finanziarie sono state diffuse in modo massivo, sia per imposizioni normative, sia per una sempre maggiore richiesta in tal senso, sono sempre in numero crescente gli investitori che decidono di comporre in autonomia la famosa torta, rappresentazione grafica più utilizzata per rendere semplice la comprensione di un asset di portafoglio, ovvero la diversificazione del patrimonio da investire finalizzata ai traguardi che ci si propone.
Nei precedenti approfondimenti abbiamo considerato i più comuni strumenti finanziari quali classici fondi d’investimento, obbligazioni ed azioni tralasciando finora gli Etf che meritano un discorso a parte in quanto valida alternativa ai fondi e con minori costi di gestione.
Gli Etf (Exchange Traded Funds), trattati superficialmente nell’articolo del 7 febbraio scorso, sono definiti fondi a gestione passiva perché governati da algoritmi che replicano l’andamento di un’attività sottostante; potremmo forzatamente definirli dei derivati a basso rischio relativo in quanto, come questi ultimi, hanno un sottostante il cui andamento può essere replicato sia in long (al rialzo) che in short (al ribasso) ma, a differenza dei derivati, non sono dei contratti con opzioni o senza bensì dei titoli parte di un’emissione curata da una società emittente come accade appunto per i fondi d’investimento.
Il principale vantaggio rispetto ai citati strumenti è la minor rischiosità rispetto ai derivati, sebbene operino anch’essi con sottostante, e minori costi di gestione rispetto ai fondi alla cui famiglia appartengono; possiamo definire quindi gli Etf come strumenti con i vantaggi dei derivati ed il livello di rischio dei fondi e pertanto una perfetta sintesi di chi chiede ai mercati performances senza esporsi eccessivamente in termini di rischio.
Un secondo ordine di motivi per i quali gli Etf rappresentano una meditata scelta d’investimento è innanzitutto il dato di fatto che non sono gestiti da umani ma da software che hanno il vantaggio di eliminare la componente emotiva, inoltre i minori costi di gestione e la tassazione che segue quella delle attività sottostanti, nonché le leve finanziarie, ne fanno uno strumento versatile non paragonabile a nessun altro.
Principalmente le attività sottostanti degli Etf sono relative ad andamento di indici o settori (ad esempio hi-tech, farmaceutico e così di seguito), indici obbligazionari; per le materie prime invece abbiamo gli Etc (Exchange Traded Commodity) ed in fine gli Etn (Exchange Traded Note) che hanno attività sottostanti non trattate da Etf ed Etc ed anche cartolarizzazioni ed attività cosiddette strutturate; tutte queste tre tipologie di strumenti appartengono appunto alla famiglia degli Etf.
Un unico svantaggio (se così vogliamo definirlo) è dato dalla compensabilità della tassazione: le plusvalenze non possono essere compensate a deconto di minusvalenze ma vale il contrario ovvero le minus possono essere inserite nel computo totale.
Cosa considerare quindi prima di arricchire il proprio portafoglio con questa tipologia di strumenti ?
Innanzitutto il tipo di utilizzo che ne vogliamo fare perché in base a tale parametro la logica imporrebbe pesi in valore percentuale differenti all’interno del nostro asset.
Ad esempio se il nostro intento è speculativo senza porci alcun problema di rischio l’orientamento sarà sicuramente su prodotti a leva sia short che long e maggiormente a breve termine, nel caso in cui volessimo bilanciare un asset pensato a medio o lungo termine gli Etf a leva non sono consigliabili in quanto moltiplicano eccessivamente (da 2 volte fino a 5 ed anche 7 in alcuni casi) il fattore rischio e di conseguenza espongono il capitale investito ad eccessiva volatilità.
Naturalmente possiamo usare gli Etf anche per sbilanciare a fini di performances un portafoglio in determinati momenti di mercato ma in ogni caso questo tipo di strumento non deve mai costituire il 100% del nostro portafoglio ma esserne parte integrante con funzioni strategiche specifiche.
È fortemente raccomandato inoltre, prima di acquistare qualsiasi genere di Etf leggere almeno in linee generali quali sono le caratteristiche principali, accertarsi dell’affidabilità dell’emittente e dei volumi medi considerando l’arco degli ultimi due anni perché non di rado accade che al momento di liquidare posizioni non si riesce a vendere; anche se di solito le società emittenti (o società terze) agiscono anche come liquidity providers, in pratica dei market makers che assicurano le transazioni di compravendita fino ad un certo importo e prezzo garantendo così una fluida e liquida negoziazione degli Etf.
Non da ultimo va tenuto in debita considerazione il rischio cambio, come ogni investimento, ed altri due fattori rappresentati dagli effetti rollover, per quegli strumenti che hanno come sottostante derivati a scadenza che le società emittenti ricomprano e che fa sì che l’andamento del titolo di riferimento (di solito il rollover è una caratteristica degli Etc) abbia una performance che slitta e non replica, in quei particolari momenti di mercato, esattamente l’andamento del sottostante e compounding, effetto determinato dalla variazione della direzione del mercato, soprattutto per gli Etf a leva che ne può migliorare o peggiorare l’andamento rispetto al sottostante.
Possiamo concludere affermando che gli Etf sono validi strumenti di rifinitura di un asset di portafoglio ed adatti a tutte le strategie, soprattutto per investitori autonomi con buone basi di conoscenze in materia finanziaria e con le idee chiare in merito a quali target puntare attraverso il loro acquisto.
Come sempre, anche in questo caso la diversificazione è un must perché la regola principale per ogni investitore, trader o società è minimizzare il rischio, soprattutto in periodi come quelli che stiamo vivendo dal post-Lehman in cui in una notte possono crollare tutti i mercati del pianeta o esplodere verso l’alto considerando i movimenti esponenziali degli stessi dovuti a sempre più complessi strumenti che inglobano al loro interno sottostanti strutturati; in pratica come togliere un mattone alla base di una torre causandone il crollo.
Antonino Papa, 16 maggio 2022