Se l’Europa è capace di eleggere una donna a capo della propria Commissione, ma è un uomo a sedere al suo posto in una visita diplomatica in Turchia per non offendere l’ospite misogino, è evidente che la nostra civiltà imbellettata di convinzioni progressiste ed egualitarie è solo stucco rosa che si sbriciola sul muro della nostra ipocrisia, davanti ai colpi del sessismo islamico elevato a strumento di potere, lasciando così intravedere la mano di calce grigia e oscurantista con la quale è stato intonacato il nostro passato di società confessionale e patriarcale.
Erdogan ha scientemente dimostrato che in nome della realpolitik l’Europa è disposta a subire l’affronto del vilipendio della persona che ricopre la massima carica politica dell’Unione. Ha dimostrato alla sua opinione pubblica che in fondo l’Europa propina valori che alla prova dei fatti non rispetta, non difende. Per i quali non lotta.
Le femministe turche, che nelle ultime settimane hanno sfidato il sultano per contestare la sua scelta di uscire dalla Convenzione di Istanbul sui diritti delle donne, sono rimaste tragicamente sole. Sarebbe potuta essere l’occasione in cui l’Europa difendeva se stessa e dava un caloroso sostegno alla causa femminile turca. L’occasione era perfetta. Ma così non è stato.
Perché più è grande la forza dell’attacco, in questa circostanza la scientifica scortesia di lasciare senza sedia Ursula Von der Leyen, più forte sarebbe potuta arrivare la reazione, utilizzando l’arte del kung-fu. Fare leva sulla forza dell’avversario. Sarebbe stato sufficiente un atto di cortesia, quello che Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo non ha saputo trovare nella cassetta degli attrezzi della propria formazione culturale, politica, diplomatica, umana: alzarsi e far sedere al suo posto la Presidentessa della Commissione Europea.
Costringere Erdogan a subire davanti alle telecamere l’atto politico del rispetto, non della donna in quanto tale, ma delle prerogative politiche della nostra Unione, che reca con sé il principio rivoluzionario per gli stati confessionali, dell’uguaglianza.
Ma il genio è fantasia, intuizione e velocità di esecuzione e la politica europea da tempo non ne produce più di geni. Ma solo tristi burocrati del potere, anestetizzati da un politicamente corretto che diluisce ogni valore nell’ossequio dell’altrui visione e smarrisce ogni pretesa consapevolezza della validità delle proprie idee in contrasto con quelle altrui.
Così ci facciamo umiliare in Turchia, accettiamo che Polonia e Ungheria siedano al tavolo delle democrazie europee sconfessando lo stato di diritto e i principi liberali. Lasciamo che uno studente della più antica università d’Europa di nome Patrick Zaki sia detenuto in via precauzionale da oltre un anno senza alcun capo di imputazione formalizzato da un regime al quale vendiamo armi e stringiamo lucrosi accordi. Da quello stesso regime dal quale non siamo riusciti a trovare collaborazione per scoprire chi ha ucciso sul proprio territorio un nostro ricercatore di nome Giulio Regeni.
Di questa Europa vecchia, piena di ideali ammuffiti e dimenticati negli articoli delle Costituzioni dei propri stati membri, incapace di renderli concreta azione politica dentro e fuori i propri confini davvero non sappiamo cosa farcene. La demografia prenderà il sopravvento. E il mondo non sarà un posto migliore in società nuovamente confessionali e patriarcali.
Dove le donne saranno trattate come proprietà di padri, fratelli, mariti perché così è scritto in un libro ritenuto sacro. Una società dove i principi liberali saranno osteggiati e i potenti di turno potranno avere l’ardire di pronunciare una dicotomia antistorica professandosi leader di assurde democrazie illiberali, certi di poter essere lasciati impuniti dal giudizio della Storia. Società dove si potranno intercettare giornalisti e le loro fonti senza neanche la necessità di formalizzare un atto d’imputazione.
La vecchia Europa, madre di tragedie e grandezze, se nello spazio di neanche ottant’anni sarà stata capace di dimenticare che la propria salvezza risiede nel contrastare i nemici dei propri valori democratici, perirà alla prova della Storia, lasciando ai nemici degli indifesi, dei dimenticati, delle donne, della verità, dei diritti e della libertà l’occasione di riscriverla e per sempre sui muri delle nostre città con calce nera.
Antonello Barone