Quando si parla di potenze tecnologiche l’Europa non è certo la prima a venire alla mente. Il Vecchio Continente, da molti anni a questa parte, è rimasto all’ombra del conflitto tra USA e Cina per il dominio del mercato digitale, evitando di entrare in conflitto diretto con questi due giganti mentre cercava di ritagliarsi un proprio spazio. L’emergenza Covid però ha stravolto ogni cosa e la crisi ha costretto l’Unione Europea a rivedere le sue precedenti posizioni: con gli occhi rivolti ad un futuro sempre più digitale, gli organi istituzionali hanno deciso di dare una nuova spinta al settore hi-tech.
Grandi investimenti sul digitale
In data 9 Marzo 2021 la Commissione Europea ha presentato a Bruxelles un programma di trasformazione digitale per l’intera Unione che prevede di raggiungere entro il 2030 diversi obiettivi chiave, primo tra tutti l’aumento della produzione di semiconduttori. Ad oggi il mercato dei chip europeo rappresenta solo il 10% del totale, contro il 12% dell’America e l’impressionante 41% di Taiwan. Lo scopo della manovra è raddoppiare questo valore, svincolando di fatto lo sviluppo del settore tecnologico europeo dalla dipendenza asiatica, e per riuscire in quest’impresa sono stati previsti fondi pari al 20% del Recovery and Resilience Facility, che ammonta a 672,5 miliardi di euro.
In risposta all’annuncio della Commissione è arrivato a sorpresa un annuncio da parte di Apple: la società della mela ha infatti deciso di investire oltre un miliardo di euro nella costruzione di un suo nuovo centro di R&D a Monaco di Baviera, l’European Silicon Design Center, che sarà interamente dedicato allo sviluppo di tecnologie wireless e del 5G. Si tratta della seconda struttura che Apple apre nella città tedesca, dopo il Design Center nel 2015, che, stando ai programmi, verrà completata e resa operativa in 3 anni a partire da questa primavera.
L’azienda di Cupertino non è certo nuova ad investire denare all’interno dell’Unione: si pensi solo al progetto Apple Developer Academy in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli o al Campus di Cork in Irlanda, fondato ormai nel lontano 1980. Si tratta insomma dell’ennesima mossa a favore dell’Europa da parte dell’impresa californiana, che però unito alla manovra della commissione potrebbe dare il via a qualcosa di più grande.
Un’occasione unica per le imprese
Dire che questa manovra si pone come una grande occasione per le imprese sarebbe un eufemismo: l’afflusso di capitali che a breve inonderà i mercati europei è a dir poco imponente e sarebbe un grave errore ignorare la cosa. I semiconduttori sono ormai diventati componenti elettronici indispensabili per diversi comparti produttivi, dall’industria dell’auto fino alla tecnologia di largo consumo. Stiamo parlando di un giro d’affari di centinaia di miliardi di euro e questo solo considerando i settori coinvolti in maniera diretta. Quindi le mie riflessioni mi portano a pensare che sia ora di cominciare a studiare delle strategie per cogliere al meglio le opportunità derivanti da questo provvedimento.
Nel lungo periodo è chiaro che, con l’aumento di produzione interna dei chip, i costi di buona parte delle produzioni hi-tech andranno a ridursi drasticamente, permettendo la nascita di nuove aziende e brand tecnologici made in Europe. Nel “breve” periodo di transizione fino al 2030 invece a beneficiare di questi investimenti saranno i produttori di materiale industriale e i fornitori di servizi: per attuare una simile trasformazione infatti necessari impianti, macchinari e tutta una serie di apparecchiature, componenti e materie prime che dovranno essere prima acquistati, dando ovviamente la precedenza a fornitori interni all’Unione.
In parole povere questa trasformazione digitale sarà da una parte una vera sfida per l’Europa, e dall’altra una delle più grandi opportunità di farsi valere sul piano globale, sia a livello sociale che, soprattutto, economico. Le istituzioni hanno già iniziato a fare la loro parte dando il via al processo, adesso sta a noi mettere a frutto quello che si prospetta come il futuro del Vecchio Continente.
Umberto Macchi