Non solo la malattia, il suo incedere prima e regredire poi, quando tutte le cose vanno bene. Il coronavirus finisce per agire sui nostri organismi per lungo tempo e per limitarne le capacità di vita e produttive.
Studi recenti mostrano che un numero crescente di pazienti con COVID-19 inizialmente lieve tende a sperimentare sintomi prolungati il cui profilo e la cui tempistica rimangono incerti. All’inizio della pandemia, i pazienti hanno identificato questa tendenza, definendosi “pazienti di lungo corso” e la malattia prolungata come “Long COVID”.
Esistono pochi studi sistematici che indagano su questa popolazione e si sa relativamente poco sulla gamma di composizione e gravità dei sintomi, sul decorso clinico previsto. Sebbene non sia ancora stata concordata una definizione del caso di Long COVID, definiamo la malattia come un insieme di sintomi che si sviluppano durante o in seguito a un caso confermato o sospetto di COVID-19 e che persistono per più di 28 giorni.
Lo studio
Per la maggior parte degli intervistati (>91%), il tempo di recupero ha superato le 35 settimane. I sintomi più frequenti dopo il 6° mese erano affaticamento, malessere post-sforzo e disfunzione cognitiva. I sintomi variavano nella loro prevalenza nel tempo e abbiamo identificato tre gruppi di sintomi, ciascuno con un caratteristico profilo temporale.
L’85,9% dei partecipanti ha avuto ricadute, principalmente innescate da esercizio fisico, attività fisica o mentale e stress. L’86,7% degli intervistati non guariti soffriva di affaticamento al momento del sondaggio, rispetto al 44,7% degli intervistati guariti.
1700 intervistati (45,2%) hanno richiesto un orario di lavoro ridotto rispetto a prima della malattia, e altri 839 (22,3%) non lavoravano al momento dell’indagine a causa di malattia. Disfunzioni cognitive o problemi di memoria erano comuni in tutte le fasce d’età (~88%). Fatta eccezione per la perdita dell’olfatto e del gusto, la prevalenza e la traiettoria di tutti i sintomi erano simili tra i gruppi con COVID-19 confermato e sospetto.
Interpretazione
I pazienti con COVID lungo riferiscono un coinvolgimento multisistemico prolungato e una disabilità significativa. Entro sette mesi molti pazienti non si sono ancora ripresi (principalmente da sintomi sistemici e neurologici/cognitivi), non sono tornati ai precedenti livelli di lavoro e continuano a sperimentare un significativo carico di sintomi.
Insomma il coronavirus rischia di impattare sulla produttività delle persone molto più di quanto ci si aspettasse. L’incidenza psicologica di sintomi così reiterati nel tempo rischia davvero di mettere a repentaglio anche la stabilità psicologica dei soggetti colpiti dal Long Covid.
Insomma, a più di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, pur cominciando a conoscere meglio sviluppi e conseguenze della malattia siamo ancora lontani per comprenderne al 100% tutti gli effetti che questa avrà su persone e società.
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