13 agosto di 102 anni fa finiva con l’irruzione della polizia la carriera del finanziere italo americano Charles Ponzi.
Era cominciata solo pochi mesi prima, nel febbraio del 1920, quando era da poco finita la grande guerra e soprattutto la grande epidemia di spagnola. Sette mesi per passare da nullatenente a milionario con una liquidità che ai valori di oggi equivarebbe a circa 30 milioni di dollari.
Forse a febbraio non voleva truffare nessuno, si era solo accorto per caso, che si poteva fare arbitraggio per lucrare in modo legale, sulle differenze dei costi di emissione dei francobolli internazionali. Questi, a parità di servizio, avevano costi diversi nei vari paesi.
Il business parte bene ma Ponzi , si accorge subito del suo limite. non ha abbastanza prodotti. per soddisfare una richiesta sempre più crescente. Ma non vuole rinunciare alla crescita. Così, Invece di fermare il flusso di denaro sempre crescente degli investitori, attratti dai tassi elevati, continua a raccogliere e come aveva visto fare in una banca in Canada nella quale aveva lavorato, usa una parte della raccolta per pagare gli interessi. Comincia così l’operazione illecita.
Ma, anche nel paese dei sogni, anche in America, un italiano con un passato turbolento che in pochi mesi diventa milionario, attira l’attenzione. Così, i giornali cominciano ad indagare. Escono articoli molto duri e qualche risparmiatore allarmato richiede i soldi indietro che Ponzi senza batter ciglio restituisce. Si calcola che in pochi giorni restituisca 2 milioni di dollari, una cifra mostruosa per l’epoca tanto che subito le richieste di riscatto cessarono.
A questo punto, con tanti soldi in mano e le acque un pelo più calme Ponzi avrebbe potuto fuggire all’estero con il malloppo ma non lo fa.
Perché?
Perché ha capito quanto grande è il business e quanto importante sia la reputazione e la fiducia che ne è una conseguenza. Forse spera in un business più grande o forse spera di “ripulirsi” e trovare il modo per rendere legale quello che sta facendo.
Fatto sta che resta a disposizione delle autorità, per tenersi stretta quella fiducia che ,evidentemente, gli dava più brividi del denaro.
La sua storia finisce male.
Ponzi che entra ed esce dal carcere, muore povero e soprattutto con i risparmiatori che perdono gran parte dei loro soldi.
La lezione che questo anniversario ci fornisce,non può ridursi ad un generico “state attenti” a chi consegnate i vostri soldi. Certo è una buona raccomandazione ma c’è molto di più. Dobbiamo stare attenti, tutti nessuno escluso, alle picconate che diamo alla fiducia.
Finanza ed economia si reggono su un patto fiduciario.
Gran parte dei processi economici si reggono su patti di fiducia ed essendo l’economia così presente nella nostra vita, possiamo dire che almeno per questo, la vita stessa si regga su patti di fiducia.
Ponzi ci insegna qualcosa in più, anche in chiave elettorale. Chi ci regala fiducia?
Fra qualche settimana ci saranno le elezioni. Bisognerebbe smetterla di tirar fango su tutto. Se ricominciamo a tirare fango su tutto e su tutti, non vincerà nessuno. Faremo la fine di Ponzi e dei suoi risparmiatori: perderemo tutti e questo non ce lo possiamo più permettere.
!3 agosto 2022, Giuseppe Mascitelli