Inflazione, energia e conti pubblici, ecco perché la contingente situazione che viviamo sui mercati rischia di diventare esplosiva per il nostro Paese. E in più, come vi avevamo già anticipato qualche settimana fa in questi due articoli, ora anche dalla politica arriva l’allarme per possibili problemi di erogazione di gas anche nel nostro paese nei periodi più freddi dell’anno.
E’ stato Giorgetti in mattinata a parlarne. Viviamo in un contesto particolare in cui sarà determinante poter contare su un’autorevolezza politica, istituzionale e capace di forti confronti e mediazioni a livello europeo. Eccovi spiegato il perchè di tutto questo.
Il dato inflativo al 3% rappresenta un forte campanello d’allarme per i conti pubblici e privati del nostro Paese. Se questo tasso poi lo combiniamo con quello tedesco, appena misurato al 6%, ecco che la situazione rischia di farsi ancor più pericolosa.
Ma cerchiamo di mettere un po’ d’ordine in tutto quello che sta accadendo:
Il prezzo del gas
Il violento aumento dei prezzi e del gas rischia di diventare il detonatore della bomba ad orologeria rappresentata dall’enorme debito pubblico che abbiamo in Italia.
L’equazione è molto semplice:
- l’aumento del gas sta facendo salire i prezzi di tutta la filiera produttiva e di tutte le comodities;
- L’aumento del prezzo delle commodities principale sta incidendo sull’aumento dell’inflazione che, in Italia è arrivato al 3% addirittura al 6% in Germania. E sono dati consolidati ed ufficializzati dagli Istituti di ricerca dei singoli paesi. Per noi l’Istat naturalmente.
- L’aumento così vigoroso dell’inflazione sta portando soprattutto i Paesi del Nord a chiedere l’intervento della BCE. Per ora la Von Der Lyer sembra resistere, ma fin quanto potrà visti i numeri?
- E se la donna che è al vertice della BCE dovesse cedere sotto i colpi dei banchieri che rappresentano i Paesi forti del Nord Europa e dovesse rialzare i tassi d’interesse, per il Debito Pubblico italiano si aprirebbero scenari ancora molto difficili da interpretare. Sta di fatto che già in queste ore il mercato azionario italiano è quello che ha corretto con maggior violenza e lo Spread a 132 rappresenta un segnale di prima instabilità.
Insomma la situazione non è molto semplice da definire. Oltretutto c’è un’altra forte considerazione di cui tener conto in questo difficile scenario macroeconomico e che è dettato dall’aumento notevole del costo della bolletta dell’energia. Tutto questo s’inserisce in un contesto politico nazionale molto frammentato e che è tenuto in piedi esclusivamente dalla forza del collante identificato in Mario Draghi. Mario Draghi è tirato anche per la giacchetta nella querelle legata alla successione di Mattarella, al Quirinale.
Insomma, nonostante il Paese sia già in forte ripresa, di nubi all’orizzonte, anzi su di noi, sono tante, davvero tante. Nubi dense che devono far riflettere anche la politica, forse un po’ troppo lontana dalla reale comprensione di temi economici che hanno invece necessità di essere affrontati e declinati con il giusto approccio anche e soprattutto di natura politica.
Staremo a vedere.
Per assurdo una possibile exit-strategy è rappresentata da Omicron, la nuova variante del Covid-19.
Se fosse davvero in grado di scatenare una nuova ondata pandemica e se i vaccini, come dichiarato dal Ceo di Moderna, non dovessero scalfirla a sufficienza, potremmo ritrovarci con un raffreddamento della ripresa e con un calo dell’inflazione.
Insomma, l’Italia per scacciare i fantasmi dei conti pubblici, dovrà guardare ad Omicron….
Leopoldo Gasbarro, 30 novembre 2021