Malgrado i falchi di Bruxelles e i gufi della sinistra, l‘Italia non avrà bisogno di alcuna manovra “lacrime e sangue”. La promessa è di Giancarlo Giorgetti, fiducioso che quest’anno il Pil nazionale possa crescere dell’1% come previsto dal Def e contenere così il rapporto con il macigno del debito pubblico.
Il ministro dell’Economia parla all’assemblea dell’Abi, l’associazione delle banche italiane, sostiene che il nostro paese ha la possibilità di “uscire gradualmente” dallo stigma dell’alto debito che oggi gli ha procurato una procedura di infrazione da parte della Unione Europea.
L’economia italiana infatti non solo tiene, ma procede in positivo (+0,3% nel primo trimestre) e, malgrado il complesso contesto internazionale, ha “ottimi fondamentali”. A dimostrarlo anche il pieno di raccolta ottenuto con le ripetute emissioni del Btp Valore.
Bankitalia stima una crescita annua dello 0,9%. E la stessa Consob ha di recente sostenuto che l’Italia dovrebbe avere un rating più alto, inviando un chiaro messaggio a Moody’s, Fitch e S&P.
Questo non significa però che si può abbassare la guardia. Al contrario, ha proseguito il titolare del Tesoro, è necessario proseguire con una seria politica di controllo della spesa pubblica e dell’efficienza del prelievo fiscale.
Senza però aumentare le aliquote, ha subito scandito Giorgetti ricordando il (modesto) taglio all’Irpef già apportato con l’ultima Legge di bilancio. Insomma l’Erario aumenterà il gettito contrastando l’evasione.
L’approccio resta quella del “fisco amico” ma con pene severe per chi sgarra. Due le misure in cantiere:
- il concordato biennale per le Partite Iva offrirà uno sconto, cioè i redditi così intercettati saranno sottoposti a una flat tax, in base a una aliquota calibrata a seconda del grado di affidabilità del singolo contribuente. Comanda il voto della pagella fiscale.
- il vecchio Redditometro, che fotografa il tenore di vita del singolo con modalità da grande fratello (dalla macchina utilizzata, alle spese effettuate con la carte di credito), non sarà più impiegato su larga scala, ma solo per beccare i furbetti che presentano situazioni al limite del ridicolo.
E’ già stato annunciato che le risorse così raccolte concorreranno a ridurre l’Irpef per i lavoratori dipendenti. Il governo guarda ai redditi cosiddetti medi, cioè compresi tra 35 e 50mila euro.
Per dare nuova forza al Pil però occorre altro. Serve una ampia riforma fiscale che abbassi le tasse anche ai redditi più alti, così da incentivare davvero consumi, investimenti in Borsa, contratti assicurativi, shopping, viaggi. Insomma, avere un effetto volano generalizzato sul Pil e quindi sul debito.
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Il resto lo deve fare la Bce tagliando in modo netto i tassi di interesse dopo il timido approccio di giugno. Sia Giorgetti sia il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, lo hanno detto in modo chiaro.
La strada della disinflazione è infatti ormai imboccata, anche se – hanno ammesso – è bene restare vigili per verificare se occorrono correzioni rispetto all’obiettivo del 2% scritto nello statuto dell’Eurotower. Peccato che la Bundesbank tedesca sia del parere opposto.