Economia

Harakiri della Ue sulla casa, letali i maxi-tassi Bce e lo smart working

Pioggia di riscatti dai fondi immobiliari europei. E in Germania crolla anche il mercato del mattone

© Timur Saglambilek e cherezoff tramite Canva.com

Altro che miglior rifugio contro l’inflazione e le tempeste di Borsa: anche il solido mattone ha ormai molte crepe. La prima crepa si estende in tutta e Europa e consistenel  crescente numero di risparmiatori che disinvestono dai fondi immobiliari. La seconda corre lungo tutta la Germania e consiste nel peggior crollo dei prezzi delle case di sempre.

Due problemi solo apparentemente distanti, perché accomunati nei loro fattori scatenanti. Vediamoli insieme:

  • la cieca azione muscolare con cui la Bce, in nome del rigore, ha pompato i tassi di interesse fino al 4,5% gonfiando così le rate dei mutui e dei leasing fino a renderle insostenibili per famiglie e imprese;
  • i nuovi equilibri di vita post pandemia Covid che con l’affermarsi dello smart working hanno letteralmente svuotato gli uffici. Con l’esito di far crollare il valore commerciale e la locazione delle soluzioni commerciali.

Secondo alcuni dati di Morningstar riportati dall’agenzia Bloomberg, i piccoli investitori stanno “prelevando” un miliardo al mese dai fondi immobiliari europei i ormai dallo scorso ottobre.

Una sequela di riscatti che colpo su colpo, come un martello pneumatico, ha sventrato la casa dei fondi immobiliari, abbattendone il patrimonio complessivo del 10 percento.

Non proprio il massimo, visto che i riscatti finiscono con il costringere i gestori a vendere gli immobili in portafoglio in un momento non positivo per il mercato. E quindi con la quasi certezza di registrare una minusvalenza che poi si traduce in perdita per i sottoscrittori che saltano fuori dai fondi.

I falchi del rigore tedeschi comunque, è proprio il caso di dirlo, hanno combinato un sacco di danni anche a casa loro. E qui veniamo alla seconda crepa nel mercato del mattone. A prendere le misure in questo caso è uno studio del Kiel Institute, che segnala prezzi in calo i tutti i segmenti di mercato in Germania: dagli appartamenti alle case plurifamiliari.

Il parametro di riferimento è l’indice immobiliare tedesco Greix, che si basa sulle transazioni passate sulle scrivanie dei notai, quindi su numeri certi. Da gennaio a dicembre del 2023,  i prezzi di vendita sono calati dell’8,9% per gli appartamenti, dell’11,3% per le case unifamiliari e del 20,1% per quelle plurifamiliari. Le prime sette città tedesche compongono comunque un puzzle variegato, con prezzi medi al metroquadro a Monaco di Baviera (8.600 euro) che risultano doppi rispetto a realtà come Stoccarda e comunque ampiamente più elevati anche di Berlino.

Va detto che subito dopo il Coronavirus le quotazioni immobiliari erano cresciute con decisione in Germania, ma senza dubbio il calo del valore delle case accende un’altra spia di allarme sul pannello di controllo del Pil tedesco davanti agli occhi del governo di Olaf Scholz, già alle prese con i fallimenti a catena delle sue imprese complice anche la crisi di Suez.

Per approfondire leggi anche: I fondi puntano un miliardo contro le big tedesche in Borsa; qui invece la sonora bocciatura che i dipendenti della Bce hanno riservato alla presidente Christine Lagarde, ritenendola inadeguata al suo ruolo.

Resta da capire cosa accadrà nei prossimi mesi. Di certo sarà centrale la velocità con cui l’Eurotower taglierà i tassi di interesse e riuscirà a vincere le resistenze di chi ha come unico obiettivo quello di far saltare l’inflazione, senza rendersi conto che la carica esplosiva impiegata rischia di lasciare macerie quanto a produzione industriale e consumi delle famiglie. La strategia più sicura se si vuole condannare il Vecchio continente alla recessione.