Il mondo sindacale italiano si divide in due. Da una parte le sigle dei bancari, guidate dalla Fabi di Lando Maria Sileoni (la prima per numero di iscritti), tanto forti da strappare un maxi aumento per i 270mila lavoratori del credito e di scrivere con l’Abi di Antonio Patuelli un contratto che accompagnerà le trasformazioni del settore tra digitalizzazione e intelligenza artificiale. Dall’altro la Cgil di Maurizio Landini, tanto debole da non riuscire più neppure a trascinare in piazza le tute rosse, evidentemente stufe di perdere soldi senza ottenere nulla.
Senza contare che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha nuovamente “precettato” Landini e quindi lunedì l’ennesimo tentativo di sciopero cosmico contro il governo nemico di centrodestra si riduce a una mezza burla di quattro ore. Un bello smacco per chi sogna di lanciare un’Opa su una sinistra lasciata senza bussola dal Pd di Elly Schlein, ma quasi scontato visto che la manovra firmata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti strizza l’occhio proprio ai cittadini con i redditi più bassi.
I bancari, che peraltro non hanno fatto nemmeno un minuto di sciopero, ottengono invece un aumento medio mensile di 435 euro suddiviso in quattro tranche. Altro che “aiutino” anti-inflazione come quello richiesto a gran voce da altre categorie. Senza contare che a dicembre i dipendenti delle banche italiane riceveranno la busta paga più alta di sempre, grazie alla “una tantum” degli arretrati per il periodo luglio-novembre di quest’anno per una media di 1.250 euro. E anche la tredicesima sarà più pesante.
I bancari non solo guadagneranno di più ma saranno tenuti a lavorare di meno: l’orario di impiego, dal 1 luglio del prossimo anno, si riduce infatti da 37 ore e mezza a 37 ore alla settimana. Decise poi più ore di formazione retribuita (da 8 a 13) così come viene ampliato il ricorso al Fondo per l’occupazione, con una particolare attenzione per la staffetta generazionale (da anni molto intensa) e per il Mezzogiorno d’Italia. Un altro successo strategico per la Fabi, la First-Cisl, la Fisac-Cgil, la Uilca e Unisim.
Quanto, invece, alle nuove regole del contratto, due i dati da evidenziare. La Cabina di regia, che dal 2019 facilita il confronto permanente tra Abi e sindacati sui problemi del settore, si allarga alla banca digitale. Quindi alla intelligenza artificiale e alle nuove mansioni. Si cerca poi di mettere un freno più forte alle cosiddette “pressioni commerciali“, quelle che si presentano quando i vertici delle banche fanno pressing sulla rete per piazzare alla clientela il più numero più alto possibile di prodotti finanziario e assicurativi: dai mutui ai fondi, dai prestiti alle polizze.
Le sfide sul tavolo delle banche italiane, restano comunque molte, a partire dalle ricadute sull’operatività quotidiana dell’euro digitale che si appresta a coniare la zecca della Bce per non cedere la sovranità monetaria ai bitcoin. Centrale sarà poi, anche dal punto di vista occupazionale, l’attesa nascita del terzo polo bancario, dopo l’avvio della privatizzazione del Monte dei Paschi con la cessione del primo pacchetto del 25% da parte del Tesoro. Così come resta da gestire la crisi dei mutui creata dai continui rialzi ai tassi da parte dell’Eurotower di Christine Lagarde che ha finito per spingere allo stallo anche il mercato immobiliare e i proprietari ad abbassare i prezzi pur di vendere.
Soddisfatta anche l’Abi che con Ilaria Dalla Riva che presiede il Casl, il Comitato interno deputato a trattare con i sindacati, ha definito il nuovo contratto “innovativo”. Quella che può essere considerata la Confindustria delle banche ha però dovuto digerire lo strappo di Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana guidata dall’amministratore delegato Carlo Messina, considerato da tutti gli osservatori l‘indiscusso playmaker della partita del contratto insieme a Sileoni. “Quello appena sottoscritto è uno dei più importanti rinnovi contrattuali della storia del settore bancario del nostro Paese”, commenta il segretario generale della Fabi. “Sarà determinante, a questo punto, capire come evolverà la situazione dell’Abi e in Abi, alla luce della posizione assunta dal gruppo Intesa Sanpaolo negli scorsi mesi che comunque, firmando lo stesso documento dell’associazione di categoria, ha confermato, assieme a tutte le altre banche, l’importanza e la centralità della contrattazione nazionale». Più chiaro di così.