I periodi caratterizzati da importanti transizioni macroeconomiche sono accompagnati da dibattiti inerenti le asset class dove è opportuno investire i risparmi.
Soltanto stamattina, su Bloomberg, ho guardato un video in cui Steen Jakobsen, head del team d’investimento di Saxo Bank, consigliava di concentrarsi sulle materie prime. Poi, sempre sullo stesso canale, ho ascoltato un analista di Goldman Sachs spiegare il motivo per cui i mercati azionari asiatici sono il posto migliore in cui investire i propri risparmi. Una prospettiva opposta mi è stata successivamente presentata da Barry Knapp, di Ironsides Macroeconomics, il quale ha sottolineato l’importanza di non sottovalutare il dinamismo dell’economia americana.
In poche parole, tre video proposti dalla stessa piattaforma d’informazione nel giro di qualche ora hanno consigliato tutto ed il contrario di tutto.
Nonostante un’analisi approfondita possa fornire delle interpretazioni dello scenario macroeconomico che aiutino gli investitori a comprenderlo, non esiste uno specchio fatato che riveli quali asset class performeranno meglio delle altre. Inoltre, i loro rendimenti si sono rivelati essere alterni e volatili, per usare un eufemismo. Questo è ancora più vero in periodi di transizione ed alta imprevedibilità come questo.
Il seguente grafico illustra i rendimenti delle diverse asset class dal 1985 ad oggi.
Il seguente grafico illustra invece la loro variabilità e rendimento medio.
Da questi dati emerge ancora una volta l’inviolabilità della regola della diversificazione dei propri risparmi investiti. Infatti, non si può sapere con certezza quali asset class performeranno meglio delle altre, ed anche qualora sembri che gli indicatori economici puntino in una direzione, è importante non sbilanciarsi. E, farlo ora, in luce dei cambiamenti socioeconomici in atto, è particolarmente sconsigliato.
Fonti:
Jenna Ross – Ranking Asset Classes by Historical Returns (1985-2020)