Con la imminente Presidenza UE della Merkel che rafforza quella della BCE di Ursula Von Der Leyen, torna la pressione germanica del MES sull’Italia, tanto da far dichiarare alla stessa cancelliera che il MES è uno strumento che può essere utilizzato da tutti e non attuato per rimanere inutilizzato.
Suona più come un monito, che come una dichiarazione.
I divari tra Europa del Nord, di Olanda e Germania ed Europa del Sud, di Italia e Spagna sono riconducibili al fatto che i primi, vogliono imporre il MES, mentre i secondi guarderebbero con favore agli Eurobond.
La risoluzione che ne è scaturita dall’ultima riunione dell’Eurogruppo del 17 marzo 2020, poi approvata dal Consiglio Europeo, prevede che se uno dei paesi in difficoltà economiche, avesse bisogno di aiuto potrà ricorrere al fondo senza condizioni, vincolato però, alle sole spese sanitarie legate al covid19, di fatto non attivazione del MES.
Il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, istituito con la modifica del Trattato di Lisbona, per garantire la stabilità finanziaria della zona euro, ha una capacità di circa 700 miliardi di euro. E’ gestito dal Consiglio dei Governatori formato dai Ministri delle Finanze di tutti gli Stati membri, da un Consiglio di Amministrazione formato da esperti del settore economico e finanziario, da un direttore generale, dal commissario europeo per gli affari economico monetari e dal presidente della BCE.
Il MES emette prestiti per aiutare i paesi in difficoltà e acquista titoli sul mercato primario a condizioni molto rigide; i paesi che decidono di accedervi devono avere la consapevolezza di poter accettare tagli sulla spesa pubblica e riforme strutturali. La procedura di avvio per la richiesta di aiuto va indirizzata al Presidente del Consiglio dei Governatori del Fondo Salva Stati, che chiede alla Commissione UE di valutare lo stato del paese in difficoltà e definire il suo fabbisogno finanziario, a conclusione dell’istruttoria, l’organo tecnico del MES, decide se aiutare il paese in difficoltà.
Quello che da mesi tiene alto il dibattito politico, e preoccupa non poco il sistema bancario italiano, è la riforma del MES, rinviata a causa della Pandemia da Covid-19, nell’ultima riunione dell’Eurogruppo, appunto del 17 marzo 2020.
Con la prevista riforma il MES acquisterebbe nuove funzioni e nuovi poteri.
La riforma porta con sé due aspetti principali:
- gli aiuti alle banche
- la ristrutturazione del debito
Aiuti alle banche, si intende voler dare l’ultima parola al MES nel backstop al Fondo di risoluzione comune delle banche, quindi la possibilità del fondo di intervenire anche nel salvataggio delle banche europee, utilizzando gli accantonamenti di tutte le banche dell’area euro, qualora i fondi nazionali per le risoluzioni bancarie non fossero sufficienti.
Il backstop entrerà in vigore nel 2024, ma attenzione, qualora si volesse attuare prima vi è una clausola che consiste nel valutare entro il 2020 i progressi che le banche europee hanno effettuato sotto il profilo della riduzione dei rischi i cosiddetti “crediti deteriorati” sono i prestiti che le banche hanno concesso in passato e che non riescono più a recuperare. Le banche italiane detengono il primato per accumulo di crediti deteriorati e sono ovviamente contrarie e preoccupate della clausola che sembra essere inemendabile.
La ristrutturazione del debito consiste nel ridurre il valore dei titoli di Stato nel momento in cui quello Stato venga ritenuto non in grado di poter onorare i suoi debiti.
La pericolosità del MES per l’Italia è nell’aumentare il rischio di una crisi finanziaria che possa costringere il paese ad una ristrutturazione del debito molto pesante, come perdite patrimoniali etc. , inoltre si rileva un eccesso di potere del MES (organismo tecnico) sulla Commissione Europea (organismo politico) e la pericolosità delle Clausole di Azione Collettiva (CACS) che dal 2022 costringeranno facilmente gli stati a ristrutturare il debito.
Altro aspetto, lo scudo penale a favore dei membri del MES…
Ovviamente se il Fondo Salva Stati chiederà una ristrutturazione del debito come condizione per un prestito, l’acquisto dei titoli di stato diminuirà pesantemente, e, altro fattore di non poco conto, se uno Stato “affidabile” dovesse trovarsi in difficoltà e aver bisogno del MES, la quantità dei fondi che non può più garantire andrebbe inevitabilmente a ricadere sugli altri Stati più piccoli.
Lo scenario politico che si è delineato in Italia a seguito della riforma del MES ha diviso maggioranza e opposizione tra i favorevoli come PD, Italia Viva e Forza Italia, i non favorevoli come Lega, Fratelli d’Italia e 5 Stelle.
La decisione ultima spetta al Governo, se si considera che l’Italia ha un disperato bisogno di liquidità per sostenere il sistema sanitario nazionale per la Cassa Integrazione, per le misure riguardanti le imprese e le famiglie, per pensioni etc., il ricorrere al MES per l’Italia potrebbe diventare più un accesso obbligatorio che volontario con tutte le conseguenze al seguito.
Sicuramente, l’intervento della BCE con immissione di moneta e l’acquisto di debito italiano e anche di altri paesi, sarebbe stata l’operazione più saggia, cosa però, assai improbabile, come improbabile sembra essere il ricorso agli Eurobond. La Merkel cercherà in tutti i modi, magari con l’aiuto degli Stati del Nord Europa come Olanda, Svezia, di far accettare all’Italia il MES facendo leva sulla grave crisi economica che grava sul paese, nell’era post pandemia.
Quale migliore occasione per sottomettere un paese alla Troika, obbligarlo a mettere mano alle riforme, sottometterlo all’austerità germanica e fargli addirittura rinviare le elezioni per scongiurare una vittoria del centrodestra che potrebbe compromettere la tenuta del potere germanico all’interno del Super Stato Europeo.