4.1.2023 (Giorno 11): si riparte, quale Russia lascio dietro di me
Dopo 10 giorni di full immersion siamo all’atto finale di questo reportage (se mi passate il termine), alle conclusioni per poter definire un quadro globale di quale sia la realtà che ho potuto toccare con mano e che ho cercato di raccontarvi senza alcun filtro; è pertanto doveroso un sentito grazie alla Testata, alla sua redazione nonché alla redazione della rubrica di Economia e Finanza ed ai rispettivi Direttori.
Vado via dalla Russia con una certezza: è il dato di fatto che non è un Paese al default come spesso ci è stato descritto.
È naturalmente una Nazione in grande difficoltà che sta assorbendo le sanzioni senza alcun grave ed irrecuperabile contraccolpo e sta cercando di riorganizzarsi in tutti i settori, militare in primo luogo; quale seconda priorità, come anche accennato nei giorni precedenti, la ricerca di risorse naturali tramite acquisizione di terre rare.
Dal punto di vista sociale vi è una consapevolezza collettiva del periodo duro che è alle porte perché la transizione in atto, attraverso la quale il Paese è forzato a passare, rappresenta una tappa obbligata per la ripresa e le basi di quella che possiamo definire la Russia del futuro o 3.0 che sarà accompagnata fuori dal tunnel dalla Cina e non senza alcun prezzo da pagare.
L’economia interna non è ferma, il rublo riesce a mantenere il passo di dollaro ed euro avendo fatto registrare le medesime quotazioni del periodo pre-conflitto; ciò che preoccupa è l’inflazione, al 12%, e le eventuali tensioni sociali (da ciò che si vocifera qui) in vista di una seconda mobilitazione o, se preferite, chiamata alle armi che il Governo starebbe organizzando al fine di mantenere la presenza in Ucraina.
Le mosse in ambito internazionale sono state già decise con l’intento di combattere l’isolamento dovuto non solo alle sanzioni ma anche alla condanna unanime dei paesi NATO ed UE per quanto accaduto; Putin, infatti, durante gli ultimi mesi del 2022, oltre a rafforzare l’alleanza con la Cina, ha anche convocato un vertice con tutti i capi di stato dei paesi dell’ex Unione Sovietica sui quali la Russia ha ancora influenza.
Questo non è un dettaglio da poco in quanto esistono accordi tra la UE ed alcuni di essi come, ad esempio, Azerbaijan e Kazakistan per petrolio e gas.
Ulteriore attività diplomatica del Governo russo, mirata a rinsaldare vecchie amicizie, o creare nuovi accordi di cooperazione, è stata indirizzata in Medio Oriente con collaborazioni di tipo commerciale, investimenti ed accordi privilegiati, con Arabia Saudita, Emirati, Bahrein e Qatar.
La Russia sta in pratica tutelando i propri interessi ed allo stesso tempo provvedendo a soluzioni alternative di supporto nel caso la situazione dovesse precipitare; come si usa dire si sta coprendo le spalle.
In conclusione, questi dieci giorni sono stati utili soprattutto al fine di comprendere come alcune informazioni vengono a noi filtrate, o omesse, al fine di mantenere vivo negli occidentali il sentimento di condanna nei confronti della Russia.
La cosiddetta propaganda esiste anche in Occidente ed è un dato di fatto innegabile e soltanto l’osservazione diretta della realtà può dare la percezione di quale sia il quadro generale e quali prospettive per il futuro.
Spero di esser riuscito a costruire in chi ha letto, o leggerà, questo diario di viaggio, focalizzato soprattutto su temi economici, una visione d’insieme assemblata giorno per giorno … che era l’intento originario quando ho iniziato a raccontarvi di questo Paese.
03.01.2023 (Giorno 10): russian lifestyle
Lo stile di vita russo
Oggi affronterò un argomento relativamente leggero che in ogni caso contribuisce in maniera non proprio infinitesimale alla formazione del PIL del Paese, oltre ad essere probabilmente una curiosità per la stragrande maggioranza degli occidentali considerando che vi è poco interesse da sempre per ciò che accade in questa parte di mondo.
I russi sono un popolo che ama i comforts ed allo stesso tempo persone abituate ad enormi difficolta derivanti principalmente da tre ordini di motivi che possiamo sintetizzare in: difficile situazione politica che perdura da decenni, continue sanzioni che impattano in tutti gli ambiti della vita di ogni cittadino (di cui le ultime a seguito del conflitto) e bassi redditi per la maggior parte di 140 milioni di abitanti che risiedono in questa sconfinata Nazione.
Nonostante ciò, i russi hanno sviluppato una propria identità sociale nel mondo ed un loro modo di vivere le cui radici risalgono, in tema di valori, all’epoca dell’ex Unione Sovietica per poi occidentalizzarsi parzialmente e far proprie alcune piccole peculiarità del mondo di ponente.
Un grosso contributo alla formazione del loro stile di vita e delle priorità è dato ovviamente dall’enorme tradizione storico-artistica-culturale che fa della Russia uno dei Paesi più interessanti al mondo proprio insieme all’Italia.
L’immensa storia di questa Nazione, che va dagli Zar alle rivoluzioni, dalla cortina di ferro alla caduta del muro di Berlino, la sua arte diffusa in ogni ambito da illustri pittori, e la cultura appannaggio di grandi scrittori, poeti e storici, nonché la forte influenza artistica ad opera proprio dell’Italia, hanno forgiato i russi ad essere inclini alla storia ed alla cultura prima di ogni cosa.
L’influenza del regime sovietico sull’istruzione
Il livello medio d’istruzione, anche grazie ad una rigida educazione di stampo sovietico, è relativamente elevato e non è raro incontrare quarantenni o cinquantenni con discrete conoscenze specifiche nei citati ambiti; differente il discorso per le nuove generazioni che secondo i russi vecchio stampo sono stati rovinati dal diavolo occidentale attraverso le sirene del consumismo, capitalismo e stupefacenti.
Come vivono i russi?
Lo stile di vita preferito dai russi può essere definito soft, naturalmente con le dovute eccezioni di coloro che appartengono alla categoria dei conosciuti magnati e che, come si dice in gergo, vivono su un altro pianeta.
Di solito si cerca di metter da parte qualche soldo per concedersi, anche durante la settimana, soprattutto nelle grandi storiche città, come appunto San Pietroburgo dalla quale vi scrivo, visite a musei e monumenti, teatri o parchi in genere per poi continuare la giornata con annesso tè con amici.
Per i più trendy invece, drink in lounge bar e cene in spettacolari ristoranti per ogni gusto; non mancano ovviamente i locali notturni ma stanno pian piano per essere scalzati definitivamente proprio dai lounge bar in molti dei quali, tra l’altro, si può anche cenare ascoltando dell’ottima musica attentamente selezionata e che non disturba il dialogo.
Quanto spendono mediamente?
La spesa media pro capite per stile di vita la possiamo concretizzare, mediamente, in circa 5000 rubli a settimana che corrispondono a circa 63 euro al cambio attuale.
Non è molto se consideriamo i nostri standard ed i nostri prezzi ma va considerato che qui i redditi sono bassi e che la classe media benestante è in minima percentuale.
Le vacanze preferite
Un’altra caratteristica fondamentale che delinea il russian lifestyle è, per chi se lo può permettere, trascorrere le vacanze in posti caldi; meta preferita Dubai (soprattutto perché non occorre il visto ed anche grazie ad accordi bilaterali di cooperazione tra Russia ed Emirati Arabi Uniti); l’Italia era una delle mete preferite proprio per l’arte, il cibo e la dolce vita ma con le sanzioni questo fenomeno è scemato.
Le preferenze nel settore immobiliare
In fine, per i benestanti, i must o cult sono belle case ed auto di lusso; ed è soprattutto grazie al real estate che vi è movimento di capitali perché oltre alle classiche compravendite vi sono decine di migliaia di ristrutturazioni, ciò contribuisce a far girare l’economia ed allo stesso tempo far nascere molte PMI operanti nei settori edili ed immobiliari.
Uno stile di vita sobrio anche dovuto all’eccessivo freddo che ne delinea i limiti.
2.1.2023 (Giorno 9) : Il paracadute della Russia, risorse naturali e terre rare
Alla ricerca delle terre rare
Il conflitto Russo-Ucraino è giunto in un momento di grandi mutamenti in corso per tutta la popolazione terrestre e, come più volte accennato, nel tempo di mezzo i cui confini tra vecchio e nuovo mondo sono stati definiti involontariamente (?) dalla pandemia.
Alla luce delle mutate esigenze del pianeta hanno acquisito importanza vitale le risorse naturali, materie prime ed elementi necessari a produrre gli ingranaggi che fanno girare il nuovo mondo.
Molti di questi elementi, escludendo il petrolio ed il gas che stanno lentamente perdendo il primato delle necessità, sono presenti in aree dislocate per tutto il mondo ed in varie nazioni e sono dei veri e propri tesori perché senza di essi si fermerebbe l’intero globo.
La cosiddetta corsa per accaparrarsi queste aree, denominate terre rare, è ripresa brutalmente e senza esclusione di colpi (anche bassi) tra le nazioni che hanno, o avevano, più potere economico ed influenza politico-militare.
Attualmente poco meno della metà di questi enormi giacimenti è nelle mani della Cina, seguono gli Stati Uniti dietro i quali troviamo Russia e Giappone.
Russia e Ucraina: “miniere d’oro” di risorse naturali
La Russia, soprattutto in questo particolare momento congiunturale che costituisce un vero e proprio crocevia per la sopravvivenza di gran parte della popolazione mondiale, ha la fortuna di essere la prima nazione al mondo per risorse naturali, tra le quali in maniera preponderante petrolio e gas nonché importanti siti con i citati elementi che sono necessari per la produzione di chip, dispositivi elettronici, batterie per auto, smartphone, computers e così via.
Inoltre, dettaglio da non sottovalutare, l’Ucraina, di fatto contesa tra Russia ed Usa (perché è di questo che si tratta), costituisce uno dei territori più ricchi al mondo; uranio, titanio, gas, carbone e molti altri elementi; inoltre, per quanto riguarda le risorse alimentari, unitamente alla Russia, copre quasi tutto il mercato mondiale con il grano.
Alla Russia, soprattutto alla luce degli ultimi eventi, ma soprattutto guardando al futuro, non è più sufficiente detenere poco meno del 20% del mercato mondiale del petrolio, 12% del gas, 38% di palladio e circa il 6% di alluminio e nickel nonché essere primo esportatore al mondo di grano.
Dialoghi sul tema, tra Russia e Cina
Le citate nuove esigenze del pianeta stanno deviando verso prodotti che necessitano di materie prime di cui la Russia non è (ancora) leader ed è questa la ragione per la quale ha iniziato a fare concorrenza all’alleato cinese, continuando lo sviluppo di un progetto di acquisizione in tutto il pianeta di territori ricchi di tali elementi.
Tali giacimenti sono disseminati, oltre che in Russia stessa, in Vietnam, USA, Australia, in molti stati africani e in parte dell’Asia del nord e da molti anni, soprattutto in Africa ed Asia, si è scatenato un nuovo colonialismo al fine di contendersi i bottini che non sono altro se non i lasciapassare per la sussistenza economico-finanziaria per i prossimi 50 anni.
Di qui anche il rafforzamento dell’alleanza strategica della Russia con la Cina al fine di garantirsi anche parte delle terre rare che non possiede; infatti, da decenni viene portato avanti un costante ed immane lavoro di diplomazia attraverso continui incontri tra le delegazioni russe e cinesi che spesso si tramutano in accordi commerciali, militari o semplicemente patti di operatività strategica sullo scacchiere mondiale.
Tutto ciò è logicamente frutto di una visione di lungo periodo cui la Russia non può rinunciare perché la sua economia, ora sotto attacco per via del conflitto e relative sanzioni, è da decenni minacciata dal nemico di sempre, gli USA, le cui mire sono quelle di indebolirla al fine di intaccarne la spesa militare, oltre che a sottrarle totalmente il mercato europeo delle citate risorse e, tramite accordi militari che offrono protezione (leggi NATO), coinvolgere anche stati confinanti con la Russia in modo da isolarla definitivamente.
Ne consegue che per la Russia uno dei paracadute per il futuro passa proprio attraverso il monopolio delle risorse naturali ed alimentari.
1.1.2023 (Giorno 8): come i russi spendono i soldi (anche durante le festività)
Il Natale secondo la tradizione ortodossa
In Russia il Natale si festeggia secondo la tradizione Ortodossa in quanto la Chiesa segue il calendario Gregoriano che differisce da quello civile di 15 giorni, per effetto di ciò, e di differenti usi e consuetudini, i giorni che per noi sono tradizionalmente festivi in Russia sono lavorativi (22-31 dicembre).
Le festività iniziano il 1° gennaio e terminano il 13 in quanto il Natale cade due settimane dopo il nostro, idem il Capodanno ortodosso, rispettivamente 7 e 13 gennaio 2023. Il Paese però si è anche adeguato al calendario definito civile, o Giuliano, celebrando il passaggio dal vecchio al nuovo anno come accade da noi, tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio.
È uso scambiarsi i regali il 31 dicembre sotto l’albero che qui viene definito del nuovo anno anziché di Natale.
Il consumismo russo nei periodi festivi e … non
Come in tutti i Paesi del mondo anche qui esiste pertanto la corsa agli acquisti che si è intensificata diventando puro consumismo in stile occidentale da quando è finita l’ex Unione Sovietica e fenomeni come capitalismo e consumismo, appunto, hanno preso piede quale effetto dell’invasione di brand occidentali dalla metà degli anni ’80 in poi.
Ciò ha portato in Russia, all’epoca, prodotti (per noi dell’Ovest comuni e facilmente reperibili) considerati novità, o molto desiderati durante il periodo della cortina di ferro, e la conseguenza di quest’apertura si è rivelata un ottimo affare per l’occidente in quanto si è scatenata la corsa agli acquisti anche in periodi non festivi.
Sono diventati famosi in tutto il mondo, infatti, i ricchi turisti russi che spendono fortune in beni di lusso e vacanze a cinque stelle, ovviamente con il conflitto e le sanzioni il fenomeno si è alquanto ridimensionato.
La psicologia russa dello status symbol: “possedere”
Tornando al presente, sebbene in presenza di una forte crisi economica, le abitudini acquisite dal mondo occidentale non sono mutate; si spende probabilmente meno ma mi spende comunque perché possedere in Russia è diventata una moda e chi ha possibilità acquista senza batter ciglio beni che attribuiscono status, auto, gioielli, elettronica di ultima generazione e così di seguito.
Per comprendere meglio il fenomeno, che è soprattutto psicologico e di competizione capitalistica con i paesi occidentali, immaginate come se, all’epoca dell’ex Unione Sovietica, i cittadini (intesi come consumatori) fossero sati fermi sulla linea di partenza di una maratona legati da un gigantesco elastico che teneva tutti compressi e che, con la caduta del muro di Berlino, siano stati rilasciati i fermi di questo elastico gigante virtuale liberando i consumatori del nuovo millennio spingendoli ad altissima velocità nel mondo del consumismo e del capitalismo.
La forza d’inerzia di quella spinta non solo dura ancora oggi ma è stata acquisita come forza perpetua che ha radicato nei russi i concetti più volte citati di capitalismo e consumismo. Nonostante ciò, non stona il fatto che essi siano anche grandi risparmiatori, soprattutto coloro che rientrano in fasce di reddito medio-basse.
Si spende molto anche per il cosiddetto entertainment, ristoranti, pub, teatri e quant’altro; spesso si unisce anche l’utile al dilettevole incontrandosi in lounge bar di tendenza all’interno di centri commerciali rigorosamente disseminati di ATM; di conseguenza i consumi s’impennano perché si è indotti a spendere.
E naturalmente le festività, per quanto in tono leggermente dimesso quest’anno, non tradiscono in ogni caso l’abitudine dei russi a spendere ciò che possono permettersi al fine anche di gratificare sé stessi dopo un anno d’intenso lavoro.
31.12.2022 (Giorno 7): la data più importante degli ultimi 40 anni
Il bilancio dell’ultimo triennio
Siamo giunti alla fine di un 2022, e probabilmente di un triennio, che ha sconvolto il mondo e mutato gli assetti geopolitici, l’approccio alla finanza ed al lavoro, la mobilità e l’approvvigionamento energetico.
Ho sempre definito la fase iniziale di questo triennio, identificata con il Covid ad inizio 2020, quale spartiacque tra l’era analogica inquinante alla digitale green (che poi tanto green non si sta rivelando).
La pandemia in pratica non ha fatto altro se non accelerare questa transizione già in atto ed i tre anni trascorsi dall’inizio della stessa è stato il tempo necessario per adottare le relative contromisure ed abituare il pianeta ad un nuovo modo di vivere, inoltre il conflitto Russo-Ucraino ha inferto il colpo finale ponendo il problema dell’approvvigionamento energetico e spingendo ancor di più il pianeta oltre la barricata che divide appunto il nuovo mondo dal vecchio.
L’alleanza anti-dollaro russo-cinese
In linea di massima siamo stati resi edotti (con le dovute omissioni) di come le aree geografiche cui apparteniamo intendono farci entrare nell’era digitale e nella finanza a portata di click ma non conosciamo cosa accade realmente nei paesi ritenuti non amici ed appartenenti ad alleanze che gli occidentali considerano non democratiche, intendo Russia e Cina in primo luogo che, oltre ad accordi militari bilaterali, stanno studiando un nuovo sistema finanziario per creare un nuovo ordine mondiale e limitare lo strapotere del dollaro e della finanza speculativa capitalistica di stampo americano.
Non da ultima la notizia di poche ore fa di un accordo di cooperazione strategica tra Putin e Xi Jinping confermata in un bilaterale (in videoconferenza) in cui i due capi di stato hanno ribadito l’un l’altro la volontà di continuare sul progetto di riassetto mondiale le cui basi sono state poste a Shangai qualche mese fa con la GSI (Global Security Initiative), la citata alleanza anti-dollaro.
Tutto ciò in Russia si traduce come una nuova opportunità per non perdere il treno per il futuro come accadde 40 anni or sono con la fine dell’ex Unione Sovietica e la trasformazione del Paese che tutti abbiamo conosciuto.
Ora, alla luce di tutto ciò che sta accadendo, e delle sanzioni imposte, l’occasione è vitale per la sopravvivenza finanziaria e commerciale della Russia proprio perché si ritrova come Paese alleato una Cina forte ed in grado di tenere a bada il mondo intero grazie agli ingenti capitali investiti nel debito pubblico USA ed in molti paesi europei, al monopolio delle terre rare ed alla quasi annessione di Taiwan primo produttore al mondo di chip e dispositivi elettronici.
L’accordo Russia-Cina non solo smentisce le teorie propagandistiche secondo le quali Xi Jinping aveva isolato Putin ma rinsalda un’alleanza che si potrebbe rivelare vincente per i prossimi 50 anni per il semplice dato di fatto, basato sulla logica, e sulla realtà, che pone la Russia al primo posto nel mondo per risorse naturali, la Cina per potere economico e tecnologico e, non da ultimo, i solidi rapporti di entrambi i paesi con il mondo arabo le cui nazioni sono proprietarie di asset in mezzo mondo, oltre che a dettare legge in materia di petrolio e solare.
Il 2023 in Russia, che anno sarà?
Il 2023 per i russi sarà un anno difficile ma fondamentale, comporterà sacrifici che i cittadini accetteranno sapendo di avere le spalle coperte nonostante una prima parte di futuro abbastanza duro ma, considerando il probabile tenore del discorso alla Nazione di fine anno di Putin, mirato a tranquillizzare la popolazione, gli sforzi da profondere per una nuova trasformazione peseranno meno in attesa di una seconda peretroijka che eviterà il ritorno all’USSR 2.0; ecco perché oggi simbolicamente è la data più importante degli ultimi 40 anni per questo Paese.
Buon 2023 da San Pietroburgo.
29.12.2022 (Giorno 6): la diffusione della tecnologia
Parlare di tecnologia in un Paese dai più considerato arretrato potrebbe sembrare un’eresia ma non lo è affatto; ciò è la dimostrazione lampante di quanta disinformazione vi sia in giro.
La Russia non brilla certo come il Giappone o la Corea del Sud, o anche la Cina, per utilizzo di tecnologia ma non è certo una Nazione nella quale il progresso è assente o lo è stato fino a qualche tempo fa.
Si ricordi sempre, ad ogni buon conto, che la corsa alla conquista dello spazio iniziò proprio da qui il 4 ottobre 1957 con lo Sputnik 1.
L’ipotetico tempo perduto durante il periodo dell’ex Unione Sovietica, in ogni caso ampiamente recuperato, è un mito da sfatare perché, sebbene all’epoca esistesse chiusura nei confronti del mondo, la cosiddetta tecnologia non prodotta in casa veniva comunque importata; semplicemente noi occidentali non ne eravamo a conoscenza, date le difficoltà di reperire informazioni, e l’assenza di social ed altre forme di comunicazione, all’epoca della cortina di ferro.
La tecnologia in Russia negli anni ’80
Naturalmente con l’avvento dei due fenomeni politici che hanno cambiato radicalmente la Russia a metà degli anni ’80, perestrojka e glasnost, letteralmente ristrutturazione e disgelo, si sono intensificati gli interscambi tra questa parte di mondo e gli altri Paesi e le aziende occidentali, ed asiatiche, man mano hanno sempre preso più piede fino ad essere state co-artefici della diffusione della tecnologia su questo territorio.
La tecnologia in Russia oggi in tutti i settori
Il quadro che ci appare davanti oggi è di un Paese moderno e dinamico e di una popolazione che fa un uso massivo di tecnologia che viene applicata nei settori più disparati, ciò è dovuto soprattutto alla digitalizzazione di molti servizi, sia a livello governativo che privato; fenomeno sviluppato nell’arco di non molti anni che ha portato la Russia ad essere una Nazione easy to use.
Partiamo dalle banche, per certi versi più avanti delle nostre, in quanto ogni ATM è dotato di tecnologia contactless, già da tempo, ed è sufficiente avvicinare la carta al dispositivo per operare a 360 gradi come se si fosse all’interno di una filiale o sull’app dello smartphone.
Inoltre, ovviamente, si possono depositare contanti su carte prepagate, conti correnti, trasferire fondi ad altri utilizzando il solo numero di cellulare e molti altri servizi che nessuno avrebbe immaginato, tutto con aggiornamenti in tempo reale e tutto in pochi secondi.
Idem i servizi di supporto che funzionano tramite le app 24 ore al giorno, si ottiene assistenza anche nel cuore della notte.
La tecnologia ha permeato tutti i settori, si pensi, ad esempio, che quando si chiama l’emergenza si può tracciare (attraverso un app fornita dal Governo) l’ambulanza in tempo reale sin da quando parte dal pronto soccorso e controllare a che punto sia durante tutto il tragitto, con tanto di informazioni su traffico e tempo restante per giungere a destinazione.
Possiamo continuare con i taxi che è possibile chiamare attraverso un app sulla quale appare una mappa con delle piccole auto in movimento, inserendo la nostra destinazione e cliccando su una delle automobiline esce un fumetto con il prezzo da pagare in quanto il tassista riceve in tempo reale la nostra posizione, a qual punto possiamo confermare il prezzo con un click e vedremo l’automobile iniziare il percorso per venirci a prendere, in alternativa rifiutare e sceglierne un altro più conveniente, e tutto con tanto di nome del tassista e targa dell’auto prescelta.
Idem per le auto a noleggio ad ore nelle città; sempre attraverso applicazioni sullo smartphone si identifica l’area nella quale ci si trova e si clicca su una delle auto disponibili parcheggiate più vicine a noi, si paga con carta ed a quel punto l’auto ci viene aperta tramite internet già con chiavi dentro; al termine del periodo di noleggio la si parcheggia (non in divieto di sosta), si scende e l’auto viene chiusa da remoto con un impulso ed è pronta per il successivo cliente.
La carrellata potrebbe continuare ancora con i treni alta velocità (San Pietroburgo – Mosca, 850 km in circa 4 ore e trenta), con le prenotazioni in cliniche private, dentisti e simili tramite smartphone e così di seguito, ciò che ancora resta da migliorare sono alcuni servizi governativi non completamente digitalizzati che costituiscono la coda burocratica da eliminare per rendere più agevole i rapporti tra Stato e cittadini.
La Russia è entrata da tempo nel circuito delle nazioni digitalizzate ed in questo periodo resiste su questa strada grazie alla Cina che sopperisce alle carenze che le sanzioni hanno generato … ma anche perché molte aziende software ed hardware occidentali continuano ad operare con la Russia in maniera diretta o indiretta.
28.12.2022 (Giorno 5): il riassorbimento della disoccupazione
Disoccupazione
Una delle maggiori conseguenze del conflitto, e relative sanzioni, è stata l’aumento della popolazione non occupata; ciò deriva da vari fattori tra i quali non solo il dato di fatto che molti brand e PMI occidentali abbiano chiuso i battenti ma anche dalla diminuzione di fatturato di molte aziende locali che dipendevano da know-how, importazioni e scambi con soggetti imprenditoriali europei e nordamericani.
Naturalmente questa criticità si è aggiunta alla già non stabile situazione economico-sociale che il Governo con non poche difficoltà deve tenere sotto controllo; le situazioni che sono più risaltate all’attenzione dei media nostrani sono soltanto una piccola parte di ciò che sta accadendo qui nel mondo del lavoro, McDonald, Ikea ad esempio, ma possiamo citare Adidas, Coca Cola, Burger King, General Motors e così via.
Si calcola che siano stati poco meno di 600 i marchi che hanno abbandonato la Russia, istituzioni finanziarie comprese.
È chiaro, pertanto, che l’occupazione ne abbia risentito in maniera pesante sebbene alcune aziende (una minima percentuale) abbiano deciso di tenere i dipendenti in stand-by continuando a pagar loro una parte dello stipendio in attesa di una decisione definitiva circa la riapertura o meno, o al massimo per qualche mese.
Reazioni/azioni del Governo Russo all’aumento della disoccupazione
Una delle soluzioni adottate dal Governo è la sovvenzione pubblica, ovvero indennità di disoccupazione che ammonta a 50.000 rubli al mese pari a circa 650 euro al cambio attuale.
Ed è grazie a questo provvedimento che il Governo non subisce elevate pressioni da parte della popolazione, soprattutto da quella parte contraria al conflitto; ciò non significa però che la stragrande maggioranza dei russi sia a favore della guerra bensì che attribuiscono le radici di quanto sta accadendo ad ataviche questioni mai risolte e preferiscono non entrare nell’argomento.
La mobilitazione di Putin: effetti anche sulla disoccupazione
D’altro canto, un altro fattore che, temporaneamente, interviene nell’ambito della questione legata alla disoccupazione è, purtroppo, la famigerata mobilitazione imposta da Putin: la chiamata alle armi di tutti gli uomini in età idonea. Naturalmente i primi ad essere chiamati sono stati parte dei non occupati; molti altri invece, avendone la possibilità, sono espatriati. Si vocifera comunque di una seconda mobilitazione ed infatti qui molti uomini sono in fermento con le relative famiglie che temono il peggio.
La reazione dei cittadini all’aumento della disoccupazione
Vi è però un altro fenomeno che, analizzato con le dovute cautele, tenendo conto della situazione globale del Paese, sta prendendo piede in questo periodo molto più intensamente di quanto non fosse già in precedenza ed è la nascita di molte ditte individuali o molti cittadini che decidono di intraprendere lavoro autonomo o lavorare, a volte anche in nero, per piccole aziende, ditte e così di seguito.
I russi sono sempre stati un popolo intraprendente da questo punto di vista e sono molte le attività di tipo autonomo o le piccole aziende che, in tempi di crisi, arrangiano come meglio possono.
Da tutto ciò però, come accennato anche nel precedente articolo, stanno nascendo molte aziende locali in sostituzione di quelle occidentali che hanno abbandonato, soprattutto nel settore della tecnologia e dei macchinari ed a supporto di grandi industrie o del Governo, ciò sta pian piano riassorbendo una piccola parte della popolazione non occupata e la via intrapresa va ormai in questa direzione, soprattutto alla luce del fatto che si sono aperti nuovi sbocchi commerciali con l’Asia, Cina ed India in primo luogo, ed anche con paesi Arabi con i quali la Russia ha sempre avuto rapporti privilegiati.
Il succo del discorso è che la Russia, in questo momento, è un costante divenire senza una certezza circa il futuro ed i cittadini si organizzano al meglio pensando al domani immediato e non lontano. Tutto dipenderà da quali sconvolgimenti vi saranno in ambito Governativo, e se vi saranno, considerando che Putin ha ben salde le radici al potere e nessun disordine sociale interno nonostante tutto.
27.12.2022 (Giorno 4): il reale effetto delle sanzioni
L’ultimo semestre del corrente anno è stato caratterizzato da un dibattito senza fine avente per argomento le sanzioni imposte alla Russia ed il loro reale effetto, di qui la domanda che in maniera elementare tutti si pongono: funzionano o no?
Le sanzioni imposte alla Russia funzionano?
Non esiste una risposta secca a questo interrogativo perché l’efficacia dei provvedimenti decisi nei confronti di Mosca è stata messa in dubbio sin dall’inizio e questo argomento è stato, purtroppo, strumentalizzato oltremodo al fine di convincere gli occidentali che la Russia sarebbe arrivata al default in pochissimo tempo.
La realtà che si può toccare con mano, ed io aggiungo guardare con occhi imparziali, restituisce un’immagine leggermente differente dalla catastrofe finanziaria ed economica auspicata e paventata sebbene il colpo sia stato avvertito (e non poco) ma da qui al default vi è un abisso.
Si può tranquillamente asserire che le sanzioni non sono efficaci per il target per il quale sono state pensate, piuttosto hanno generato difficoltà a famiglie ed imprese più che al Governo che era il bersaglio che si sarebbe voluto colpire.
Effetto delle sanzioni sulla valuta locale
Se ben ricordate l’immediata reazione finanziaria ai primi provvedimenti fu una repentina discesa del rublo nei confronti di euro (e dollaro) a tal punto che il cambio era arrivato ad 1 euro per 144,66 rubli contro i circa 83 del periodo prima del conflitto; successivamente al 25 marzo 2022, data di picco della svalutazione della valuta russa, l’imposizione di Putin di far pagare gas e petrolio in rubli (cambiati dalle provenienti valute sul territorio della Federazione), oltre ad un importante supporto da parte della Cina, ha riportato le cose alla quasi normalità; infatti oggi con 1 euro si prendono addirittura meno rubli che prima del conflitto, circa 70.
Ciò non ha fatto altro se non rafforzare il potere d’acquisto internazionale del rublo; le difficoltà maggiori sono state ribaltate, come accennato, su imprese e famiglie; soprattutto a causa del blocco dei pagamenti e dei trasferimenti di denaro che, oltre alla chiusura dei battenti di molte aziende occidentali, hanno destabilizzato l’assetto afferente all’area economico-finanziaria e commerciale, all’import-export ed al comparto occupazionale.
Ma, come si dice in gergo, fatta la legge trovato l’inganno … tradotto significa che molte aziende continuano ad operare con la Russia in maniera indiretta, ovvero transitando tramite nazioni amiche di Putin e conseguenza di ciò sono i prezzi più elevati per i russi ma, considerando che il rublo è più forte di prima delle sanzioni, l’impatto è stato minimo ed accentuato soltanto dall’inflazione.
I settori economici
Girando per centri commerciali e negozi, infatti, non è difficile trovare prodotti alimentari occidentali, idem dicasi per abbigliamento e gioielleria; l’unico settore che ha avuto il contraccolpo più forte è stato il tecnologico prontamente soppiantato dalle importazioni massive dalla Cina che sta scalzando USA ed Europa conquistando gli spazi vuoti che le sanzioni hanno generato.
In ambito industriale è accaduto invece che le restrizioni imposte alla Russia, che importava macchinari, tecnologia ed attrezzature di ogni genere per alimentare la produzione, hanno spinto il Paese verso la conquista dell’indipendenza industriale a tal punto che sono nate molte aziende locali che stanno, per quanto possibile, sostituendo i fornitori occidentali; inoltre, l’onnipresente Cina è sempre pronta a coprire le spalle all’Orso ferito.
Tanto è vero che petrolio e gas oggetto di embargo sono stati dirottati verso l’Asia, Cina ed India in primis; ciò assicura orientativamente le stesse entrate nelle casse dello Stato e delle società coinvolte.
Ma allora le sanzioni funzionano davvero?
Dopo questo breve excursus la risposta alla fatidica domanda è no, le sanzioni non stanno funzionando nonostante la Russia sia effettivamente in difficoltà, ciò è anche una conseguenza logica considerati i pesanti pacchetti di sanzioni che sta subendo.
I prossimi mesi sveleranno la verità e misureranno la resilienza di questo Paese che, non dimentichiamolo, è sempre il primo del pianeta per risorse naturali.
26.12.2022 (Giorno 3): Il rapporto dei russi con il denaro e le banche
Il denaro per i russi riveste un ruolo fondamentale, come in tutto il mondo d’altro canto, ma qui ancor di più a causa dell’ampio divario tra una piccola percentuale di milionari e la stragrande maggioranza della popolazione costituita in gran parte da cittadini e famiglie a basso reddito. Esiste anche una classe media benestante, con radici soprattutto nelle grandi città, ma rappresenta una minoranza al pari dei citati milionari.
L’economia e il regime fiscale
PIL pro capite: si attesta in media ad 890.000 rubli (approssimativamente 12.200 euro) che paragonati ai nostri standard, in ogni caso non elevati rispetto alla media europea, rappresentano la soglia minima per vivere arrivando a fine mese senza permettersi extra, o quasi.
L’altro lato della medaglia, o se vogliamo una nota positiva, è che i prodotti di prima necessità ed i servizi hanno costi altrettanto abbordabili che di conseguenza vi è un livellamento verso il basso sia dei salari che del tenore di vita e, tenendo conto dell’inflazione al 12%, anche dei prezzi.
La benzina, ad esempio, costa circa l’equivalente di 60 centesimi di euro al litro, idem il gasolio per riscaldamento per il quale le famiglie spendono mediamente 1500 rubli al mese (circa 20 euro), internet 500 rubli al mese (7 euro), acqua potabile (sarebbe la nostra minerale naturale) circa l’equivalente di 5 centesimi di euro al litro, un taxi per una distanza che copre dalla periferia al centro cittadino circa 600 rubli (circa 8,25 euro) contro i nostri 25/30.
In parole povere far fronte alla quotidianità è sostenibile sebbene il termine sia disallineato con l’entità degli introiti mensili; nonostante ciò, molte famiglie riescono a metter da parte qualcosa per eventuali imprevisti.
Il regime fiscale da lavoro dipendente è abbastanza blando, appena il 13%, 20% per le società e tra il 20% ed il 40% per il lavoro autonomo, le pensioni sono esentate in quanto già ridotte all’osso.
Si consideri anche che la Russia ha sovranità monetaria e che la Banca Centrale ha più di un’opzione per combattere l’inflazione.
Gestione del denaro contante ed accesso al credito al consumo
Nonostante il quadro socioeconomico non eccelso i soldi in Russia circolano, soprattutto perché il denaro contante non è osteggiato come da noi ed accade spesso, infatti, che si concludano “buoni affari” perché quando vi è il contante di mezzo i prezzi si contrattano, segno inequivocabile questo che la piccola evasione esiste anche qui.
Ciò fa sì che in qualche modo i consumi restino alquanto costanti nonostante le crisi ed i periodi di difficoltà; ed infatti i negozi, soprattutto i centri commerciali, non sono mai vuoti.
C’è da dire che spesso si ricorre al credito al consumo ed esistono addirittura banche che erogano i cosiddetti prestiti d’onore fino all’equivalente di 15.000 euro anche a chi non ha reddito concedendo tempo per trovare occupazione ed iniziare a pagare.
L’utilizzo dei mezzi elettronici di pagamento
Il quadro appena descritto però non ostacola la diffusione dei mezzi elettronici di pagamento che le banche rilasciano facilmente, soprattutto le “carte-conto”, una specie di prepagate da poter ricaricare facilmente in ogni ATM (quasi tutti contactless) sia tramite contanti sia trasferendo i fondi da un’altra carta prepagata / altro conto, tutto in tempo reale e tutto in meno di un minuto.
Accessibilità ai mutui e burocrazia bancaria
La burocrazia bancaria è ridotta all’osso e la tecnologia è presente ovunque, esiste ovviamente un rovescio della medaglia rappresentato da commissioni e tassi elevati per i mutui; c’è da evidenziare però che le banche sono molto propense ad andare incontro alle esigenze di chi non può pagare un finanziamento senza mandargli immediatamente esattori di recupero crediti come accade da noi se solo non si paga una rata bensì adeguandosi alle esigenze del momento del cliente.
È un do ut des, ovvero politiche imposte dal Governo per “alleviare le difficoltà ai cittadini” ed ammorbidirli politicamente.
Ciò che ho osservato durante gli anni, ed anche in questo periodo, è che i soldi girano, si spende, poco o molto ma si spende con responsabilità.
25.12.2022 (Giorno 2): nel cuore di San Pietroburgo
San Pietroburgo, città monumentale, ex Leningrado, è anche definita la capitale italiana del Baltico perché costruita da architetti ed ingegneri provenienti dalla Penisola per volere degli Zar che, all’epoca, chiamarono a corte le più grandi menti del nostro Paese che ne delinearono la struttura urbanistica e diedero forma e bellezza a palazzi e monumenti che rendono questa città unica e magnetica.
La vita in Russia qualche anno fa
Fino a qualche anno fa vivere in Russia, principalmente a Mosca o San Pietroburgo, stava diventando una nuova tendenza in quanto, nonostante il regime, vi erano molte occasioni di business ed era anche agevole trovare occupazione; basti pensare che Mosca per qualche anno ha ricoperto il primo posto nella classifica mondiale delle città con più opportunità di lavoro superando addirittura New York.
La Russia era considerata da molti imprenditori una nuova frontiera dati i suoi 140 milioni di abitanti e la ricchezza di risorse naturali che la rendevano un mercato appetibile per centinaia di aziende occidentali.
La vita in Russia oggi
Dallo scoppio del conflitto però, soprattutto a causa delle sanzioni, dello stop alle esportazioni di prodotti di ogni genere provenienti dall’Occidente e dell’inibizione dei trasferimenti di denaro, le cose sono notevolmente mutate e per chi era abituato alle comodità occidentali ora è difficile adattarsi.
Nonostante tutto, sanzioni in primis, la situazione attuale non è peggiorata in maniera così irreversibile come spesso leggiamo su molti media.
La Russia non è affatto al default (rammento che ha sempre la Cina alle spalle) e la qualità della vita è leggermente peggiorata a causa della difficoltà di reperire prodotti di ogni genere in quanto la Russia praticamente importava ogni cosa ad eccezione di petrolio e gas.
San Pietroburgo resiliente nella nuova normalità
San Pietroburgo resta una città viva nonostante l’assenza di turisti, ha sempre 5 milioni di abitanti che non si sono scoraggiati per ciò che sta accadendo e cercano di vivere una normalità riadattandosi velocemente ai mutamenti soprattutto di carattere economico (perché le sanzioni non hanno intaccato la socialità).
L’inflazione elevata e i prezzi stratosferici per i prodotti di quelle aziende occidentali che non hanno chiuso i battenti pesano sulle tasche dei cittadini.
In giro vi è frenesia in attesa del nuovo anno che è l’evento più importante, il Natale (ortodosso) si celebra il 7 gennaio ed i russi sono soliti fare la corsa agli acquisti ed addobbare l’albero sotto il quale mettere i regali la settimana prima del 31 dicembre per poi festeggiare il nuovo anno con la classica cena.
Ciò che vedo non è una città in miseria, traffico inimmaginabile fino a tarda ora, centri commerciali frequentati e molti primari brand occidentali che non hanno chiuso affatto, contrariamente al deserto che ci hanno raccontato; bar e ristoranti semi pieni come in una parvenza di normalità.
La risposta della popolazione russa alla situazione attuale
Ogni russa\o (altrimenti qualcuno si offende) è cosciente di un futuro incerto, di una probabile chiamata alle armi, per gli uomini tra i 18 ed i 55 anni, e di dover profondere più sforzi per mantenere il tenore di vita invariato sebbene non elevato ma, nonostante ciò, si auto-convincono di vivere come se nulla fosse accaduto, come se la guerra, in ogni caso lontana, non riguardasse la loro Nazione.
La popolazione, sebbene divisa, tutto sommato ha accettato “l’operazione speciale” ed evita di entrare in discorsi relativi all’Ucraina se non in rari casi.
Molti russi sono di sangue ucraino (e viceversa), vi sono famiglie divise i cui governi si combattono ed a volte accade purtroppo anche che due cugini si trovano arruolati l’uno contro l’altro come mi è stato riferito da un padre il cui figlio di 24 anni è al fronte con l’esercito russo mentre il cugino indossa la divisa Ucraina a Kiev. Storie tristi che purtroppo esistono.
San Pietroburgo cerca di mantenere inalterata la sua magia ed il suo magnetismo innato illuminandosi in maniera imperiale; sembra un Natale come tanti altri, la neve, il fiume ghiacciato e le spettacolari viste panoramiche.
Tutto scorre in una surreale quotidianità e si percepisce lontano un miglio che i russi hanno desiderio di felicità collettiva che in questo momento manca anche se non lo danno a vedere.
L’Orso non è affatto morto.
24.12.2022 (Giorno 1) : Il giorno della partenza e dell’arrivo
Le prime difficoltà cominciano dal viaggio
Per motivi personali e di famiglia, mi sono dovuto recare in Russia. L’ho già fatto qualche mese fa e ve l’ho raccontato in un unico articolo. Stavolta cercherò di essere i “vostri occhi” nel viaggio che attraversa le terre della guerra.
Andare nell’ex Unione Sovietica in questo periodo comporta non poche difficoltà. Crescono gli ostacoli di carattere burocratico. Molti sono dovuti alle sanzioni che il conflitto in Ucraina ha generato.
- Il visto, in realtà, non è mai stato facile averlo. Le difficoltà ci sono sempre state, ma alla luce di quanto sta accadendo, e con alcuni Paesi UE che negano l’ingresso ai cittadini russi con visto turistico, i lasciapassare per noi Europei vengono rilasciati col contagocce. Chi scrive ha il visto in quanto sposato con una donna di cittadinanza Russa ed in virtù dei circa cinque anni di ingressi nella Federazione che fanno curriculum, come si dice in gergo.
- I mezzi di trasporto, occorre armarsi di infinita pazienza considerando che dall’Unione Europea non esistono più voli diretti per la Russia. Pertanto si hanno due scelte: recarsi in Paesi dai quali sono attivi i voli diretti per le principali città (Turchia, Emirati e paesi mediorientali o asiatici) o, unica strada sperimentata in Europa, volare per circa tre ore fino a Tallinn, in Estonia, per poi proseguire con autobus fino a San Pietroburgo in circa sei ore e trenta (se tutto fila liscio alla frontiera russa, altrimenti si impiegano 10/12 ore) … che è l’opzione da me preferita.
- Le carte di credito. La ciliegina sulla torta però è l’inibizione di tutte le carte di credito emesse da banche occidentali ed afferenti ai principali circuiti interazionali, le carte russe (degli stessi circuiti) naturalmente funzionano; quindi, tocca organizzarsi da questo punto di vista (tenendo presente anche che non è consentito portare euro in contanti dalla UE).
Nonostante tutto ho deciso di trascorrere il periodo delle festività qui (a San Pietroburgo) non solo in virtù del mio legame familiare con la Russia. Cercherò, per questo, di scrivere e raccontare ciò che vedo e cercherò di farlo il più fedelmente possibile, in modo che la realtà non sia solo una forma di percezione.
All’arrivo a Sanpietroburgo. Il viaggio è stato come sempre faticoso ma esiste una nota positiva detta dalla bellezza dei paesaggi che soltanto via terra si possono ammirare; sconfinate distese ghiacciate popolate da conifere e per decine e decine di chilometri senza anima viva, cieli tersi dovuti al freddo intenso ed albe spettacolari con colori che mutano dal giallo all’azzurro passando per il rosso.
Tornando alla natura umana la prima cosa che si nota, già durante il viaggio, è l’assenza totale di turisti; considerando che San Pietroburgo era annoverata tra le città più visitate al mondo, realizzare di essere l’unico non russo è un’esperienza particolarissima ed è anche un chiaro segnale di sfiducia ed insicurezza. In parole povere si ha paura di andare in Russia durante questo periodo.
Per oggi dalla Russia è tutto, il giorno 1 volge al termine (è oltre mezzanotte) e non mi resta che augurare a tutti voi un Buon Natale dandovi appuntamento a domani per iniziare a raccontarvi di ciò che accade qui e che non sempre viene riportato a noi occidentali con fedeltà … ma fa parte del gioco e lo sappiamo tutti.
Antonino Papa, 3 gennaio 2023